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Donne e Alzheimer: un lavoro retribuito può aiutare a scongiurarlo

Un nuovo studio ha fatto luce su un possibile fattore di rischio per il morbo di Alzheimer (MA) nelle donne: non avere un lavoro retribuito.


La dott.ssa Elizabeth R. Mayeda, assistente professore di epidemiologia della University of California di Los Angeles (UCLA), ha condotto uno studio sulla salute cognitiva delle donne in età avanzata e ha scoperto che le donne che lavorano hanno un declino più lento della memoria rispetto alle loro controparti senza lavoro.


La Mayeda e il suo team hanno presentato i risultati alla conferenza internazionale dell'Alzheimer's Association tenutasi di recente a Los Angeles. Lo studio è stato eseguito in collaborazione con altri ricercatori dell'UCLA, della UC San Francisco e del Boston College.


Usando i dati dell'Health and Retirement Study del NIA, la Mayeda ha esaminato i modelli di funzionamento della memoria di oltre 6.000 donne nate tra il 1935 e il 1956. Ogni anno tra i 16 e i 50 anni, le donne partecipanti avevano riferito se avevano un lavoro retribuito e se avevano figli, e sono state raggruppate in base al lavoro e ai modelli familiari per esaminare i cambiamenti nella memoria dopo i 50 anni.


Le prestazioni della memoria sono state misurate ogni due anni con test standard, a partire da quando le donne avevano 50 anni o più.


Secondo la Mayeda, prima dei 60 anni non c'erano differenze evidenti nella memoria tra donne lavoratrici e non lavoratrici. Tuttavia, dopo i 60 anni, le donne che avevano avuto un lavoro retribuito hanno mostrato un declino della memoria più lento rispetto a quelle che non lo avevano.


La Mayeda ha osservato che studi precedenti sul MA si erano concentrati principalmente su fattori biologici come la presenza di ormoni sessuali, tipo gli estrogeni. La Mayeda ha voluto concentrarsi sui fattori sociali che potrebbero portare al MA e ai cambiamenti della memoria nella vecchiaia, che è considerato un segno distintivo dello sviluppo del MA.


"Quando abbiamo pensato a esperienze sociali rilevanti che potrebbero modellare il rischio di demenza di MA per le donne, abbiamo pensato a come le donne negli Stati Uniti abbiano vissuto cambiamenti drastici nei modelli di occupazione e di circostanze familiari nel corso del secolo scorso, più o meno", ha detto la Mayeda in una recente intervista telefonica.


Secondo il rapporto 2019 Alzheimer's Disease Facts and Figures, due terzi delle persone che vivono con MA sono donne e il 16% delle donne dopo i 71 anni ha il MA. Secondo questo rapporto, "l'opinione prevalente è che questa discrepanza è dovuta al fatto che le donne vivono in media più a lungo degli uomini e che l'età avanzata è il maggiore fattore di rischio per il MA".


I risultati di Mayeda mostrano che le prestazioni di memoria media per le donne non lavoratrici tra i 60 e i 70 anni diminuiscono due volte più velocemente delle donne che lavoravano. Rispetto alle madri sposate nella forza lavoro retribuita, le madri single fuori dalla forza lavoro per lunghi periodi hanno visto le loro facoltà di memoria diminuire l'83% più velocemente, mentre per le madri non lavoratrici sposate sono diminuite il 61% più velocemente. Le prestazioni di memoria per le donne che lavoravano sono rimaste più elevate, anche quando la loro storia lavorativa si è interrotta per motivi familiari.


"La scoperta davvero sorprendente è che, anche se abbiamo guardato al lavoro e ai modelli familiari, ciò che spiccava nelle nostre scoperte era che l'impegno nella forza lavoro retribuita era il fattore chiave emerso come più importante. Pensavamo invece che sia gli aspetti familiari che l'impegno nella forza lavoro retribuita erano entrambi molto rilevanti", ha detto la Mayeda.


Il dott. Tamar Gefen, assistente professore di psichiatria e scienze comportamentali alla Northwestern University, ha affermato che i risultati dello studio della Mayeda si allineano alla ricerca esistente su fattori che riducono il rischio di declino cognitivo in età avanzata. "Esistono prove in letteratura che suggeriscono un numero limitato di fattori che possono forse ridurre il rischio di sviluppare deficit cognitivo nella vita futura. Ciò include l'esercizio aerobico, un'alimentazione sana, attività e coinvolgimento mentale", ha detto Gefen in un'intervista via e-mail.


Lo studio non chiarisce il motivo per cui il lavoro può aiutare la salute cognitiva delle donne anziane, ma la Mayeda indica la costruzione di reti sociali, la stimolazione cognitiva e l'indipendenza finanziaria come ragioni per cui l'occupazione potrebbe aiutare a proteggere la mente delle donne.


La Mayeda ha affermato che l'obiettivo della sua ricerca è aiutare i responsabili politici a identificare le strategie per migliorare la salute pubblica a livello di popolazione. Se le sue scoperte saranno supportate da altri studi, la Mayeda si augura di vedere politiche che incoraggino le donne a unirsi alla forza lavoro, come la parità retributiva, il congedo familiare retribuito e l'assistenza all'infanzia a prezzi accessibili, come un modo per supportare una migliore funzione cognitiva in età avanzata.


Sebbene la ricerca della Mayeda e del suo team sia attualmente inedita, ha affermato di voler esaminare altri aspetti della salute nelle donne nate negli anni successivi. "Penso che sarebbe davvero rilevante espandere i risultati e cercare di capire le spiegazioni di questi risultati", ha detto la Mayeda. "Ci sono caratteristiche specifiche del lavoro che sono davvero importanti e rilevanti per la salute cognitiva della vita futura delle donne?"

 

 

 


Fonte: Jorie Goins in MedicalXpress (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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