Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Featured

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

mitochondria blue

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di vigore e salute, la 'vita in salute', che precede l'inevitabile declino dell'età.

Dei ricercatori della Università della California di Santa Barbara hanno scoperto che gli strumenti di morte, che le cellule usano per suicidarsi quando le cose vanno male, contribuiscono a rendere una vita più lunga e più sana rivitalizzando i compartimenti cellulari specializzati chiamati mitocondri.

I mitocondri generano l'energia per tutte le nostre attività, dal movimento al pensiero. Queste centrali energetiche all'interno delle cellule discendono da quelli che un tempo erano batteri in libertà.

"Siamo una sorta di creatura ibrida che è nata da due lignaggi evolutivi indipendenti: i mitocondri, che un tempo erano batteri, e il resto della cellula che li circonda", osserva Joel Rothman, professore di biologia molecolare, il cui laboratorio ha condotto la ricerca.

Questa doppia origine evolutiva implica che il nostro DNA risiede in due compartimenti separati di ciascuna delle nostre cellule: il nucleo, dove si trova la maggior parte del nostro genoma e i mitocondri con il proprio DNA, come residuo della loro provenienza batterica.

"Con l'età, si accumulano danni al DNA in queste centrali energetiche, contribuendo al declino legato all'età", osserva Rothman. "La nostra scoperta rivela un modo in cui i mitocondri difettosi vengano rimossi, con conseguente ringiovanimento delle cellule".

La ricerca, pubblicata su eLife, mostra che i macchinari biologici che funzionano da 'interruttori di uccisione' per le cellule potenzialmente dannose, ad esempio quelle che diventano cancerose, eliminano anche il DNA difettoso dei mitocondri.

"C'è uno Yin e uno Yang per i mitocondri", ha dichiarato Pradeep Joshi, scienziato senior e coautore dello studio. “Producono l'energia che sostiene la vita. Ma ad ogni respiro, i mitocondri producono anche specie reattive di ossigeno, molecole nocive che danneggiano il DNA e altre parti delle nostre cellule".

Pertanto, più a lungo viviamo, più danni ci sono. Questo danno diminuisce la produzione di energia da parte dei mitocondri, con conseguenze negative per la nostra salute. Poiché cuore, muscoli e cervello richiedono la maggior parte di questa energia, l'invecchiamento è inevitabilmente associato a insufficienza cardiaca, perdita di funzione muscolare e demenza.

Secondo Joshi, “l'invecchiamento può essere considerato una sorta di malattia mitocondriale. Se potessimo eliminare il danno mitocondriale, miglioreremmo la longevità e la vita in salute".

Il team di ricerca ha scoperto un sistema per eliminare i mitocondri danneggiati usando un verme minuscolo chiamato C. elegans, rinomato per molti progressi nella biomedicina, compresi quelli riconosciuti a sei premi Nobel. I ricercatori hanno scoperto che gli enzimi responsabili dell'uccisione di cellule sono necessari anche per rimuovere il DNA mitocondriale danneggiato. In assenza di questi enzimi, i mitocondri difettosi si accumulano.

Rothman e colleghi sono stati sorpresi di scoprire che, sebbene siano coinvolte alcune delle stesse proteine, il processo complessivo di rimozione dei mitocondri danneggiati è diverso da quello normalmente usato per rimuovere le cellule in eccesso.

"I macchinari per la morte cellulare sembrano essere riconvertiti per eliminare i mitocondri cattivi", ha osservato Joshi. "In tal modo, ripristinano la salute a queste centrali energetiche vitali".

Come umano, hai ereditato il tuo DNA mitocondriale esclusivamente da tua madre e lo stesso vale per gli animali usati nello studio. Gli scienziati hanno scoperto che l'onere di mitocondri difettosi nelle madri aumenta con l'età.

"Sfortunatamente, i cattivi mitocondri che si accumulano nelle madri man mano che invecchiano vengono trasmessi ai loro figli", ha detto Rothman.

Tuttavia, la buona notizia è che è stato possibile ridurre sia l'accumulo che l'eredità dei mitocondri difettosi: i ricercatori hanno scoperto che un singolo cambiamento genetico mitiga questi problemi, facendo invecchiare più lentamente gli animali ed estendendo la loro vita.

"Il rallentamento dell'«orologio dell'invecchiamento» sembra far accumulare più lentamente i mitocondri difettosi, aumentando la possibilità che gli interventi anti-invecchiamento possano dare mitocondri più sani", ha osservato Rothman, che è anche il direttore e fondatore del Center for Aging and Longevity della UCSB.

Queste scoperte puntano a strategie future per rimuovere i mitocondri debilitati e ringiovanire le cellule, aprendo la strada a ulteriori anni di vita vibrante e senza malattie per tutti noi.

 

 

 


Fonte: Sonia Fernandez in  University of California - Santa Barbara (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: S Flowers, [+7], JH Rothman. Regulation of defective mitochondrial DNA accumulation and transmission in C. elegans by the programmed cell death and aging pathways. eLife, 2023. DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamata tau nel ...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.