Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Serve un supporto migliore per i caregiver di demenza

Un nuovo studio ha trovato che coinvolgere direttamente le migliaia di familiari e amici che fungono da 'caregiver informali' per le persone con demenza, nella valutazione dei sintomi e del comportamento dei pazienti, potrebbe offrire migliori informazioni ai professionisti sanitari e contribuire ad alleviare le sensazioni di stress, colpa e isolamento sentite dai molti che adempiono a questi doveri.


I risultati evidenziano la necessità di programmi educativi più strutturati che coprano una conoscenza più ampia della malattia per i caregiver informali, che spesso non hanno una formazione formale o reti di supporto su cui fare affidamento. Informazioni sulla progressione della malattia, linee guida sull'affrontare comportamenti difficili e consulenza finanziaria e legale potrebbero preparare meglio i caregiver su cosa aspettarsi.


Si spera che i risultati dei ricercatori dell'Università di Lincoln, nel Regno Unito, possano portare a miglioramenti nazionali nella cura della demenza, con l'obiettivo di creare un pacchetto educativo migliore per i caregiver.


La ricerca, condotta da un team interdisciplinare di esperti, ha raccolto informazioni su caregiver e operatori sanitari e ha identificato dei temi chiave che catturano le principali sfide affrontate dai caregiver, nonché il tipo di sostegno che desiderano dai servizi di assistenza sanitaria.


La demenza - che include condizioni come l'Alzheimer - è una malattia neurologica progressiva degenerativa senza cura conosciuta. Attualmente, ci sono circa 800 mila pazienti con demenza nel Regno Unito, assistiti da circa 670 mila 'caregiver informali'. Si stima che entro il 2050 ci saranno più di 100 milioni di persone affette dalla malattia in tutto il mondo.


Le ricerche precedenti avevano rilevato che i caregiver informali di persone con demenza spesso mostrano un aumento di depressione e stress, nonché una scarsa autostima. La ricerca ha anche identificato un aumento dei sensi di intrappolamento e di colpa che portano a ulteriore depressione e una mancanza di fiducia in se stessi in termini di qualità di assistenza che si può offrire.


Le nuove scoperte mostrano che i servizi sanitari e di assistenza sociale esistenti sono spesso frammentati, il che può rendere difficile la comunicazione tra caregiver e operatori sanitari. I professionisti del settore sanitario hanno anche affermato che, anche se hanno una conoscenza teorica della malattia, sentono che spesso mancano di conoscenze su come si vive con la demenza, il che può rendere difficile sapere come supportare meglio i caregiver.


Despina Laparidou, ricercatrice dell'Università di Lincoln che ha diretto lo studio, ha dichiarato:

"L'assistenza fornita dai caregiver informali spesso va oltre il semplice prendersi cura della salute del paziente e diventa un ruolo di gestione delle crisi che può aggravare il fardello e i sentimenti di stress".


Il professor Niroshan Siriwardena, professore di Assistenza Sanitaria Primaria e Pre-Ospedaliera dell'Università di Lincoln, ha dichiarato:

"Il nostro studio ha riconosciuto la necessità di migliorare l'informazione e l'istruzione, non solo per i caregiver, ma anche per i professionisti sanitari, per creare una comprensione migliore e più empatica del deterioramento fisico e comportamentale della malattia e le problematiche circostanti, come le pressioni finanziarie e la modifica dell'ambiente domestico per compensare le difficoltà quotidiane dei pazienti".


Il professor Terence Karran, coautore dello studio della Lincoln, ha aggiunto:

"La nostra ricerca ha anche dimostrato che i caregiver hanno un ruolo importante da svolgere nel monitorare il comportamento del paziente e gli scatenanti comportamentali. Si è ritenuto che tenere un diario giornaliero dei sintomi e del comportamento possa aiutare a responsabilizzare i caregiver e migliorare le comunicazioni con i professionisti sanitari".

 

 

 


Fonte: Materials provided by University of Lincoln (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Despina Laparidou, Jo Middlemass, Terence Karran, A Niroshan Siriwardena. Caregivers’ interactions with health care services – Mediator of stress or added strain? Experiences and perceptions of informal caregivers of people with dementia – A qualitative study. Dementia, 2018; 147130121775122 DOI: 10.1177/1471301217751226

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Laser a infrarossi distrugge le placche di amiloide nell'Alzheimer

7.08.2020 | Ricerche

L'aggregazione di proteine ​​in strutture chiamate 'placche amiloidi' è una caratteristi...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.