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I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto problemi occasionali [con il sonno] durante la maggior parte della mia vita e sembra che stia peggiorando man mano che invecchio. Quanto dovrei essere preoccupato?


Caro lettore
: proprio come il cibo, l'acqua e l'aria che respiriamo, avere un sonno di alta qualità sufficiente è vitale per il nostro benessere.


Come può testimoniare chiunque abbia tirato una nottata, la mancanza di sonno può compromettere il ragionamento e la risoluzione dei problemi, interferire con l'apprendimento e persino portare a incidenti o lesioni. Il deficit cronico del sonno, nel frattempo, è stato collegato a problemi di salute gravi come il diabete, l'obesità, il cancro e le malattie cardiache.


La ricerca continua continua a trovare una correlazione tra deficit del sonno e vari tipi di demenza, tra cui il Morbo di Alzheimer (MA). In uno degli studi più recenti, i partecipanti che hanno riportato problemi di sonno come l'insonnia, scarsa qualità del sonno e sonnolenza diurna, avevano un aumento misurabile di placche amiloidi nel fluido spinale. Queste proteine ​​appiccicose sono considerate come indicatori dell'MA.


Come influisce il ciclo sonno-veglia su questi marcatori di MA? I ricercatori dell'Università di Rochester ritengono di aver scoperto un pezzo importante del puzzle. Negli studi pubblicati nel 2012 e nel 2013, hanno rivelato l'esistenza di un sistema di pulizia nel cervello dei topi, che rimuove rapidamente i prodotti di scarto.

L'hanno soprannominato 'sistema glinfatico' perché rispecchia la funzione di eliminazione dei rifiuti del sistema linfatico del corpo, ma è gestito dalle cellule gliali nel cervello. A differenza del liquido cerebrospinale, che ha un ruolo cruciale nel far circolare i nutrienti al cervello e liberando i detriti, il sistema glinfatico non è passivo. È veloce, efficiente e raggiunge tutti gli angoli del cervello.

Ciò che è particolarmente intrigante è che il sistema glinfatico è attivo durante il sonno profondo. I ricercatori hanno scoperto che durante questa fase del sonno, la struttura cellulare del cervello cambia. Gli spazi tra le cellule si aprono, consentendo di rimuovere rapidamente le tossine che si sono accumulate mentre eravamo svegli. Le cellule gliali controllano il flusso restringendosi durante il sonno profondo, per consentire un movimento rapido, quindi rigonfiandosi di nuovo durante il sonno REM e al risveglio, per non spegnere mai il sistema.


Il messaggio da portare a casa è che una buona notte di sonno, che include un sonno profondo adeguato, pulisce letteralmente il cervello. Quando si lesina o si ha un sonno di scarsa qualità, che non include livelli adeguati di sonno profondo, si compromette la capacità del cervello di depurarsi da materiali di scarto potenzialmente dannosi.


Finora, il sistema glinfatico è stato confermato solo nei topi. Tuttavia, il cervello del topo è sorprendentemente simile a quello umano, motivo per cui è usato per lo studio. Con lo sviluppo di questa ricerca, verranno fatte ulteriori scoperte. Ma per quanto poco, ci viene ricordato quanto è importante il sonno per la salute e il benessere.


Per quanto riguarda la tua domanda sul fatto che tu debba preoccuparti, vogliamo rassicurarti. Solo perché un sintomo e una malattia POSSONO essere collegati, ciò non significa che lo siano. La natura della ricerca come questa è identificare i modelli per studi futuri. Il fatto che tu abbia avuto problemi di sonno non significa che la diagnosi di Alzheimer sia inevitabile.

 

 

 


Fonte: Dottori Ko & Glazier in The Sentinel (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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