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Cos'è l'autofagia? Può aiutarci a invecchiare meno e meglio?

how autophagy works

“Miracolo antinvecchiamento”, “Rafforza il sistema immunitario”, “Perdi peso velocemente”: queste sono alcune delle promesse dell'autofagia, la pallottola d'argento che secondo gli influenzatori (influencer) sul benessere è supportata dalla scienza da premio Nobel. In molti casi, gli influenzatori dicono che il modo migliore per potenziare l'autofagia (che è il modo con cui il corpo ricicla le molecole) è con un prodotto disponibile nel loro negozio online.


Anche se l'autofagia sembra troppo bella per essere vera, la realtà scientifica può essere in contrasto con questo clamore: almeno nei topi di laboratorio e in alcuni altri organismi. Ecco qui sotto dov'è la scienza ora, e che cosa dobbiamo ancora sapere per capire se aumentare l'autofagia aiuta gli esseri umani.

 

L'autofagia è la disintossicazione definitiva

L'autofagia è un processo vitale che rimuove e ricicla molecole indesiderate o danneggiate dalle cellule. Il processo inizia con le cellule che marcano organelli indesiderati o danneggiati (composti di molecole come proteine, carboidrati, lipidi e DNA o RNA) per essere rimossi.


Questi organelli marcati sono avvolti da una membrana, e sigillati  dentro come in un sacco della spazzatura, diventando ciò che gli scienziati chiamano autofagosoma. L'autofagosoma poi si sposta vicino ad un altro organello chiamato lisosoma, un piccolo sacchetto acido pieno di enzimi potenti.


Quando i due si fondono, il loro contenuto si mischia. Gli enzimi scompongono i rifiuti in sostanze nutritive riciclate che le tue cellule possono riusare. È la disintossicazione finale, e lo sta facendo proprio ora.

 

I topi hanno un beneficio, ma gli esseri umani?

La rimozione di questi prodotti di scarto può potenzialmente influenzare le malattie legate all'età. Ad esempio, topi progettati geneticamente con meno autofagia hanno più probabilità di sviluppare tumori. La minore autofagia accelera anche i segni di demenza e di malattie di cuore nei topi.


L'autofagia degrada i componenti cellulari per riusarli come fonte di energia durante le fasi avanzate di fame nei topi. E poiché l'autofagia è cruciale per la sopravvivenza durante il digiuno, è sensibile ai livelli di nutrienti e di energia. Se diminuiamo la nutrizione nelle cellule di laboratorio e negli animali da laboratorio, l'autofagia aumenta per compensare. Questo significa che la dieta può potenzialmente modificare l'autofagia.


Sembra tutto promettente. Ma, e questo è il grande ostacolo, noi non sappiamo veramente come agisce negli esseri umani.

 

Come sapere se è lo stesso negli esseri umani?

Per sapere se digiunare, prendere una pillola o fare qualche altra attività può influenzare l'autofagia negli esseri umani (e la nostra salute), dobbiamo essere in grado di misurare se l'autofagia aumenta o diminuisce.


E il nostro gruppo ha sviluppato il primo test di questo tipo per misurare come varia attività dell'autofagia negli esseri umani. Ma anche questo è limitato ai campioni di sangue. Non siamo ancora sicuri dei livelli di autofagia nei tessuti come il cervello o se l'attività autofagica che vediamo nel sangue corrisponde ad altre parti del corpo. Ci stiamo lavorando.

 

Che dire di quelle diete o pillole allora?

Noi semplicemente non sappiamo abbastanza dell'autofagia negli esseri umani, e non c'è stato abbastanza tempo per verificare se diete o integratori che amplificano l'autofagia funzionano realmente nelle persone. Nella migliore delle ipotesi questo rende premature, e nel peggiore dei casi del tutto errate, le diverse pretese di incremento dell'autofagia e dei suoi benefici.


Dati i risultati positivi negli animali, e poiché l'autofagia è sensibile alla nutrizione, non è sorprendente che non ci sia fine ai consigli e agli integratori alimentari che promettono di aumentare l'autofagia per un invecchiamento sano.


Questi tendono ad essere libri o materiali che spiegano come seguire una tua dieta per aumentare l'autofagia (con il digiuno intermittente o le cheto-diete, per esempio). Oppure puoi acquistare integratori che affermano di aumentare l'autofagia con ingredienti come gli agrumi bergamotto.


Per quanto discutibili possano sembrare queste affermazioni, molte di loro hanno alla base un pizzico di verità. In effetti, il lavoro sui meccanismi dell'autofagia ha davvero fatto vincere il premio Nobel nel 2016.


Ma le pretese degli influenzatori sono estrapolate selvaggiamente da dati preliminari senza contesto. Ad esempio, un topo non può restare senza cibo che per 2 o 3 giorni prima di morire, mentre un essere umano può restare senza cibo per settimane. Quindi, il tempo esatto di digiuno necessario per aumentare l'autofagia negli esseri umani è del tutto sconosciuto: i reclami degli influencer di 16, 24 o 48 ore sono spari nel buio.


Questo vale anche per gli integratori. Un prodotto di primo piano in vendita è la spermidina, che può aumentare l'autofagia in laboratorio, come ad esempio nel lievito e nelle cellule umane in coltura. Tuttavia, nulla mostra direttamente che possa aumentare l'autofagia negli esseri umani.


L'autofagia è studiata ampiamente solo da circa 15 anni. Finora, sappiamo che può rallentare l'invecchiamento biologico negli animali da laboratorio. Per questo ha il potenziale di affrontare alcuni dei più grandi problemi di salute che la nostra società ha di fronte attualmente: questo include la demenza, il cancro e le malattie cardiache.


Ma, al momento, semplicemente non sappiamo abbastanza dell'autofagia negli esseri umani per fare qualsiasi affermazione su cosa possiamo fare per aumentarla, o sui suoi benefici per la salute.

 

 

 


Fonte: Tim Sargeant e Julien Bensalem, ricercatori del South Australian Health & Medical Research Institute

Pubblicato su The Conversation (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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