Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Il ruolo delle cellule immunitarie microglia nelle neurodegenerazioni

Ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH) hanno identificato, con un nuovo metodo di sequenziamento, un gruppo di geni usati dalle cellule immunitarie del cervello - le microglia - per rilevare gli organismi patogeni, le tossine o le cellule danneggiate che richiedono la loro risposta.


Identificare questi geni dovrebbe portare ad una migliore comprensione del ruolo delle microglia, sia nel cervello normale che nei disordini neurodegenerativi e potrebbe portare a nuovi modi per proteggere dai danni causati da condizioni come l'Alzheimer e il Parkinson.


Lo studio, pubblicato online su Nature Neuroscience, ha anche scoperto che l'attività delle microglia sembra diventare più protettiva con l'invecchiamento, al contrario di essere sempre più tossica, come avevano suggerito alcuni studi precedenti.


"Siamo riusciti a definire, per la prima volta, una serie di geni che le microglia usano per percepire il loro ambiente, che noi chiamiamo sensome delle microglia", dice Joseph El Khoury, MD, del Centro di Immunologia e Malattie Infiammatorie e della Divisione di Malattie Infettive del MGH, l'autore senior dello studio. "Identificare questi geni ci permetterà specificamente di puntarle nelle malattie del sistema nervoso centrale per sviluppare i metodi che ne sovraregolano o sottoregolano l'espressione".


Le microglia, un tipo di macrofagi, sono note per sorvegliare costantemente il loro ambiente, per rilevare la presenza di infezioni, infiammazioni e cellule danneggiate o morenti. A seconda della situazione che incontrano, le microglia possono reagire in maniera protettiva (inglobando organismi patogeni, tossine o cellule danneggiate) o rilasciare sostanze tossiche che distruggono direttamente i microbi o le cellule cerebrali infette. Poiché questa risposta neurotossica può anche danneggiare le cellule sane, è essenziale mantenerla sotto controllo, e si sa che l'eccesso di neurotossicità contribuisce al danno causato da diverse patologie neurodegenerative.


Il gruppo di El Khoury si è proposto di definire la transcriptome - la serie completa di molecole di RNA trascritte da una cellula - della microglia in topi sani adulti e di confrontarne il profilo di espressione con quello dei macrofagi dai tessuti periferici degli stessi animali e dell'intero tessuto cerebrale. Hanno identificato, con una tecnica chiamata sequenziamento diretto dell'RNA (più preciso rispetto ai metodi precedenti), una serie di geni espressi in modo univoco nella microglia e ne hanno misurato i livelli di espressione; questa è la prima volta che si produce una 'istantanea' dell'espressione genica di qualsiasi cellula del cervello dei mammiferi, secondo gli autori.


Poiché l'invecchiamento altera l'espressione genica in tutto il cervello, i ricercatori hanno poi confrontato il sensome di topi adulti giovani con quello di topi anziani. Essi hanno scoperto che - contrariamente a quanto avevano suggerito studi precedenti - l'espressione dei geni coinvolti in azioni potenzialmente neurotossiche, come la distruzione dei neuroni, viene sottoregolata quando gli animali invecchiano, mentre l'espressione dei geni neuroprotettivi coinvolti nella rilevazione e rimozione di agenti patogeni viene aumentata. El Khoury osserva che i precedenti studi che suggeriscono una maggiore neurotossicità con l'invecchiamento non avevano esaminato il profilo completo di espressione delle cellule e spesso erano stati fatti in cellule di coltura, non in animali vivi.


"Stabilire il sensome delle microglia ci permette di capire chiaramente come interagiscono con, e rispondono al, loro ambiente in condizioni normali", spiega. "Il passo successivo è vedere cosa succede in condizioni patologiche. Sappiamo che le microglia diventano più neurotossiche nel decorso dell'Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative, e recenti studi hanno identificato due dei geni sensome microgliali come corresponsabili del rischio di Alzheimer. I nostri prossimi passi dovrebbero essere la definizione del sensome delle microglia e di altre cellule cerebrali negli esseri umani, individuando il modo in cui cambia il sensome nei disturbi del sistema nervoso centrale, e alla fine trovare il modo di manipolare farmacologicamente in modo sicuro il sensome".

 

 

 

 

 


Fonte: Massachusetts General Hospital.

Riferimenti: Suzanne E Hickman, Nathan D Kingery, Toshiro K Ohsumi, Mark L Borowsky, Li-chong Wang, Terry K Means, Joseph El Khoury. The microglial sensome revealed by direct RNA sequencing. Nature Neuroscience, 2013; DOI: 10.1038/nn.3554

Pubblicato in massgeneral.org (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)