Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Ormone delle ossa influenza lo sviluppo del cervello e la cognizione

Ricercatori hanno scoperto che lo scheletro, attraverso l'ormone osteocalcina di derivazione ossea, esercita una forte influenza sullo sviluppo del cervello prenatale e sulle funzioni cognitive come apprendimento, memoria, ansia, e depressione nei topi adulti.


I risultati dello studio potrebbero portare a nuovi approcci per la prevenzione e il trattamento di disturbi neurologici. Lo studio del Medical Center della Columbia University (CUMC) è stato pubblicato il 26 settembre nell'edizione online di Cell.


"Il cervello di solito é visto come un organo che influenza altri organi e parti del corpo, ma meno spesso come il destinatario di segnali provenienti da altrove, e meno di tutto, dalle ossa"
, ha detto il responsabile dello studio Gerard Karsenty, MD, PhD, Professore Paul A. Marks di Genetica e Sviluppo, professore di medicina, e preside del Dipartimento di Genetica e Sviluppo. "In un precedente studio, abbiamo dimostrato che il cervello è un potente inibitore della maturazione della massa ossea" , ha detto. "Questo effetto è così potente che ha sollevato immediatamente la questione: 'l’osso manda segnali indietro al cervello per limitare questa influenza negativa?' 'Se è così, che segnali usa e come funziona?' "


Il Dr. Karsenty sospettava che l'osteocalcina, un ormone recentemente identificato dal suo laboratorio e secreto dagli osteoblasti, potesse essere coinvolto in tale segnalazione osso-cervello. Studi precedenti avevano dimostrato che l'osteocalcina colpisce vari processi, quali l’uso di energia, l'equilibrio del glucosio, e la fertilità maschile."Poiché la maggior parte degli ormoni influenza una serie di processi fisiologici, era ragionevole supporre che le funzioni endocrine dell’osteocalcina fossero ancora di più di quelle già note", ha detto.


Per determinare se l'osteocalcina avesse effettivamente un ruolo nel cervello, il dottor Karsenty ed il suo team hanno studiato i topi a "osteocalcina nulla" (geneticamente modificati per non produrla). Con questi animali sono riusciti a dimostrare in modo inequivocabile che l'osteocalcina può attraversare la barriera emato-encefalica, legarsi ai neuroni nel tronco cerebrale, nel mesencefalo, e nell'ippocampo (che è responsabile dell'apprendimento e della memoria), promuovere la nascita di neuroni, ed aumentare la sintesi di diversi neurotrasmettitori, tra cui la serotonina, la dopamina [ancora lei] e le catecolamine. Hanno anche scoperto che i topi senza osteocalcina hanno un ippocampo anormalmente piccolo, quella parte del cervello coinvolta nella memoria.


I ricercatori hanno quindi ipotizzato che i cambiamenti nella sintesi dei neurotrasmettitori alterino il comportamento degli animali. In una serie di test comportamentali, hanno confermato che i topi senza osteocalcina mostrano più comportamenti simili all’ansia e alla depressione, così come un deterioramento dell’apprendimento e della memoria, rispetto ai topi normali.


Questi cambiamenti sono simili a quelli osservati nella popolazione umana che invecchia. "Con l'avanzare dell'età, la massa ossea diminuisce, e probabilmente anche la produzione di osteocalcina", ha detto il dottor Karsenty. "Stiamo lavorando su questo adesso. Non è escluso che i trattamenti che aumentano i livelli di osteocalcina, o che ne stimolano i recettori, possano contribuire a contrastare gli effetti dell'invecchiamento cognitivo e delle malattie legate all'invecchiamento, come l'Alzheimer".


Quando i topi adulti senza osteocalcina hanno ricevuto l’osteocalcina, ansia e depressione sono diminuite, "ma le infusioni non hanno influenzato l'apprendimento e la memoria o le dimensioni dell'ippocampo", ha detto il dottor Karsenty. "Questo era sconcertante, così abbiamo fatto un altro esperimento: abbiamo bloccato l’osteocalcina a dei topi dopo la nascita. Questi ultimi erano ansiosi e depressi ma avevano memoria e struttura dell'ippocampo normali. L'inevitabile conclusione dei due esperimenti era che l’osteocalcina deve agire durante lo sviluppo". Ciò ha portato alla seconda parte del loro studio.


Negli esperimenti successivi, i ricercatori hanno dimostrato che l'osteocalcina attraversa la placenta, dalla madre al feto, e che questo insieme materno di osteocalcina è necessario per la formazione dell'ippocampo e la creazione della memoria. Infine, hanno dimostrato che iniezioni quotidiane di osteocalcina alle madri che ne sono prive, durante la gravidanza, potrebbe prevenire lo sviluppo di anomalie comportamentali nella loro prole.


"Questa scoperta potrebbe spiegare alcuni degli effetti osservati nei bambini nati da madri denutrite che sviluppano, con una frequenza insolitamente alta, malattie metaboliche e psichiatriche come succede ai topi privi di osteocalcina"
, ha detto il dottor Karsenty. "La malnutrizione riduce l'attività delle cellule ossee, e di conseguenza le madri denutrite hanno una bassa massa ossea, che colpisce la produzione di osteocalcina. Questo ha rilevanza clinica anche oggi, nei paesi in via di sviluppo, dove la malnutrizione materna è ancora comune”.


Tuttavia le possibili terapie riguardanti l’osteocalcina sono ancora lontane di anni, ha aggiunto.

 

 

 

 

 


Fource: Columbia University Medical Center.

Riferimenti: Franck Oury, Lori Khrimian, Christine A. Denny, Antoine Gardin, Alexandre Chamouni, Nick Goeden, Yung-yu Huang, Hojoon Lee, Prashanth Srinivas, Xiao-Bing Gao, Shigetomo Suyama, Thomas Langer, John. J. Mann, Tamas L. Horvath, Alexandre Bonnin, Gerard Karsenty. Maternal and Offspring Pools of Osteocalcin Influence Brain Development and Functions. Cell, 2013; 155 (1): 228 DOI: 10.1016/j.cell.2013.08.042

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Antiossidanti aiutano contro vari problemi di salute, ma è complicato capire q…

3.11.2025 | Esperienze & Opinioni

La descrizione di antiossidante è tutta nel nome: gli antiossidanti contrastano gli ossi...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

[Greg O'Brien] Scoprire la grazia dell'imperfezione: apprezzare la l…

11.11.2025 | Voci della malattia

"Scrivi in ​​modo forte e chiaro ciò che fa male" (attribuito a Ernest Hemingway)

<...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

[Domenic Praticò] Consigli pratici per diventare un super-anziano

1.12.2025 | Esperienze & Opinioni

Quando si parla di invecchiamento, sappiamo che esso non è un processo uniforme e uguale per tutt...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.