Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Mettere un freno al Parkinson, con possibili implicazioni per l'Alzheimer

 

I primi segni del Parkinson possono essere ingannevolmente leggeri. La prima cosa che la star del cinema Michael J. Fox ha notato era una contrazione del mignolo della mano sinistra. Per anni non ha fatto caso al tic apparentemente innocuo.

Ma tali tremori di solito si diffondono, mentre i muscoli si irrigidiscono e i movimenti diretti impiegano più tempo ad essere esguiti.


Nel topo modello di Parkinson, gli animali trattati
con Anle138b hanno dimostrato di formare un
numero significativamente inferiore di aggregati
sinucleici (in marrone nell'immagine) rispetto ai
controlli che hanno ricevuto un placebo.
(Credit: Giese, LMU Munich)

Gruppi di ricerca guidati da Armin Giese dell'LMU di Monaco di Baviera e da Christian Griesinger dell'Istituto Max Planck di chimica biofisica di Göttingen, hanno sviluppato un composto chimico che rallenta l'insorgenza e la progressione del Parkinson nei topi. Gli scienziati sperano che questo approccio darà loro modo di trattare la causa del Parkinson e quindi arrestarne il progresso.


La malattia di solito si manifesta tra i 50 e i 60 anni, ed è il risultato della perdita di cellule nervose che producono dopamina nella substantia nigra, che fa parte del mesencefalo. Al microscopio si vedono le cellule colpite che contengono precipitati insolubili costituiti da una proteina chiamata alfa-sinucleina. Come prima fase nella cascata patologica, questa proteina forma i cosiddetti oligomeri, piccoli aggregati costituiti da un piccolo numero di molecole di alfa-sinucleina, che sono in apparenza altamente neurotossici.


Quando compaiono i primi sintomi evidenti nell'uomo, più della metà delle cellule vulnerabili sono già perse. Molti ricercatori pertanto si concentrano sullo sviluppo di metodi per la diagnosi precoce della malattia. Tuttavia, le attuali terapie alleviano solo i sintomi, quindi i gruppi di ricerca guidati da Armin Giese e Christian Griesinger si prefiggono di affrontare la causa della morte delle cellule nervose.


Gli scienziati hanno messo a punto insieme una sostanza che, nei topi modello della malattia, riduce il tasso di crescita dei depositi proteici e ritarda la degenerazione delle cellule nervose in misura mai visa prima. Come conseguenza, i topi trattati con questo agente sono esenti dalla malattia per un periodo più lungo dei controlli che non hanno avuto il medicinale. "La caratteristica più eclatante del nuovo composto è che è il primo a puntare direttamente gli oligomeri e ad interferire con la loro formazione", spiega Christian Griesinger, capo del Dipartimento di Biologia Strutturale del NMR e Direttore dell'Istituto Max Planck di chimica biofisica.


La scoperta è il risultato di anni di duro lavoro. "La chiave del nostro successo è la combinazione di competenze da una serie di discipline: biologi, chimici, medici, fisici, e veterinari hanno contribuito allo sviluppo del composto terapeutico", aggiunge Armin Giese, che guida un gruppo di ricerca al Centro di Neuropatologia e Ricerca sui Prioni dell'LMU.


Giese ed i suoi colleghi hanno testato sistematicamente 20.000 sostanze candidate, nella loro capacità di bloccare la formazione dei depositi di proteine tipici della malattia. La selezione è stata resa possibile da un test basato sul laser estremamente sensibile sviluppato da Giese anni fa, quando stava lavorando insieme al premio Nobel Manfred Eigen all'Istituto Max Planck di chimica biofisica a Göttingen. Alcune interessanti composti principali identificati durante la prima fase del programma di selezione sono serviti da punto di partenza per un'ulteriore ottimizzazione.


Infine, una sostanza si è rivelata particolarmente attiva. Andrei Leonov, chimico nel gruppo di Griesinger, finalmente è riuscito a sintetizzare un derivato farmacologicamente promettente. Questo è ben tollerato a livelli di dosaggio con effetti terapeutici significativi, può essere somministrato con il cibo, e penetra la barriera emato-encefalica, raggiungendo elevati livelli nel cervello. I due sgruppi hanno già presentato domanda di brevetto del composto che hanno chiamato Anle138b, un'abbreviazione del nome e cognome di Andrei Leonov.


Una serie complessa di esperimenti ha fornito le indicazioni incoraggianti che l'Anle138b potrebbe anche essere usato terapeuticamente nell'uomo. Questi test hanno coinvolto non solo indagini biochimiche e strutturali della modalità di azione dell'Anle138b, ma hanno impiegati anche diversi modelli animali di Parkinson, che sono sotto studio a Monaco e nei laboratori del gruppo di eccellenza "Microscopia in Nanoscala e Fisiologia Molecolare del Cervello" di Göttingen. I topi esposti all'Anle138b hanno una coordinazione motoria migliore dei loro fratelli non trattati. "Noi usiamo una specie di test di forma fisica per valutare la coordinazione muscolare", spiega Giese. "I topi sono posti su un'asta rotante e misuriamo per quanto tempo gli animali possono mantenere il loro equilibrio".


In generale, prima inizia il trattamento, più a lungo gli animali restano senza malattia. Ancora più importante, gli effetti benefici dell'Anle138b non sono limitati agli animali con il Parkinson. "La malattia di Creutzfeldt-Jakob è causata da aggregati tossici della proteina prionica" sottolinea Griesinger. "E anche qui, l'Anle138b inibisce efficacemente l'aggregazione e aumenta in modo significativo i tempi di sopravvivenza".


Questi risultati suggeriscono che l'Anle138b potrebbe impedire anche la formazione di depositi insolubili formati da altre proteine, come la proteina tau associata all'Alzheimer. Ulteriori esperimenti dovranno affrontare questo problema. L'Anle138b sarà quindi uno strumento utile di ricerca in medicina, in quanto consentirà agli scienziati di studiare il processo di formazione degli oligomeri in provetta e determinare come inibirne l'assemblaggio. I ricercatori sperano, in ultima analisi, di acquisire nuove conoscenze sui meccanismi di sviluppo delle malattie neurodegenerative.


I farmaci attualmente disponibili per il trattamento del Parkinson controllano solo i suoi sintomi, migliorando la funzionalità delle cellule nervose sopravvissute nella substantia nigra. "Con l'Anle138b potremmo avere il primo rappresentante di una nuova classe di agenti neuroprotettivi che permettono di ritardare o addirittura fermare la progressione di malattie come il Parkinson o la Creutzfeldt-Jakob", dice Griesinger. Tuttavia egli avverte che i risultati nei topi non possono essere applicati direttamente agli esseri umani.


Il prossimo passo sarà quello di effettuare prove di tossicità in specie diverse dai roditori. Solo se questi avranno pieno successo diventeranno una possibilità realistica gli studi clinici su pazienti. Come medico, Giese sottolinea: "Affermare con successo un nuovo agente terapeutico per il trattamento di pazienti reali è un compito laborioso che richiede molto lavoro, così come della serendipità"(ndt: nella ricerca, serendipità si riferisce alla possibilità di scoprire qualcosa di importante mentre si sta ricercando altro).

 

 

 

 

 


Fonte: Max-Planck-Gesellschaft.

Pubblicato in Science Daily (original English version) il 22 Aprile 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

 

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

Notizie da non perdere

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

Immergersi nella natura: gioia, meraviglia ... e salute mentale

10.05.2023 | Esperienze & Opinioni

La primavera è il momento perfetto per indugiare sulle opportunità.

La primavera è un m...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.