Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


'Tubi pneumatici' nel cervello diffondono molecole tossiche con un possibile ruolo nell'Alzheimer

Intracellular nanotubesNanotubi intercellulari (sottili connessioni a ponte con dominante verde) contribuiscono a un ulteriore livello di rete comunicativa tra i neuroni (Fonte: Minhyeok Chang, PhD / Johns Hopkins Medicine)

Scienziati della Johns Hopkins University di Baltimora (Maryland/USA) affermano di aver dimostrato che il cervello dei mammiferi crea reti di tubi che trasportano le tossine dentro e fuori le cellule cerebrali, come i tubi pneumatici fanno muovere gli oggetti avanti e indietro nelle fabbriche e nei negozi.


I risultati degli esperimenti, condotti con topi geneticamente modificati e tecnologie di scansione specializzate e pubblicati su Science, potrebbero far progredire la comprensione dei processi che portano al morbo di Alzheimer (MA) e ad altre condizioni neurodegenerative e aprire la strada a potenziali nuove terapie. Gli scienziati affermano di aver osservato la formazione di nanotubi principalmente per liberare i neuroni da piccole molecole tossiche, compresa l'amiloide-beta, una proteina che si aggrega e forma depositi appiccicosi che sono un segno distintivo del MA.


"Le cellule devono liberarsi delle molecole tossiche e, producendo un nanotubo, possono quindi trasmetterle a una cellula vicina", afferma l'autore senior Hyungbae Kwon, professore associato di neuroscienze alla Johns Hopkins University. "Sfortunatamente, ciò si traduce anche nella diffusione di proteine ​​dannose ad altre aree del cervello".


Con microscopi ad alta potenza e scansioni di neuroni vivi, gli scienziati hanno osservato che le cellule cerebrali producono uno strato di lunghe sporgenze simili a dita tra i dendriti delle cellule cerebrali, le estensioni simili a braccia che si ramificano dalle cellule. Queste sporgenze, i cosiddetti 'nanotubi dendritici', trasportano piccole molecole dannose da una cellula cerebrale all’altra.


"Le strutture lunghe e sottili a forma di colonna di questi nanotubi dendritici aiutano a trasferire rapidamente le informazioni da un neurone all'altro", afferma Kwon. “Questi nanotubi possono trasportare calcio, ioni o molecole tossiche e sono ideali per inviare informazioni a cellule lontane”.


I modelli computazionali del processo documentati dai ricercatori nei nuovi esperimenti imitano il processo di 'amiloidosi precoce', riferisce il team, e “svelano uno strato di connettività nanotubulare nel cervello” che va oltre la normale comunicazione tra le cellule cerebrali. Kwon afferma che questi risultati potrebbero aiutare i ricercatori a comprendere meglio come sviluppare trattamenti per le condizioni neurodegenerative, incluso il MA.


Nei loro esperimenti, gli autori hanno prelevato piccoli campioni di tessuto dal cervello di normali topi di laboratorio e hanno usato microscopi ad alta potenza per caratterizzare la funzione e la struttura dei nanotubi all'interno dei neuroni. La nuova tecnologia microscopica ha permesso agli scienziati della Johns Hopkins di vedere le strutture dei nanotubi nei minimi dettagli e di osservare come trasferivano i materiali tra le cellule cerebrali.


Gli scienziati hanno poi confrontato campioni di tessuto cerebrale di topi normali con campioni di tessuto cerebrale di topi geneticamente modificati per sviluppare l'accumulo di amiloide caratteristico del MA. I ricercatori affermano che i topi affetti dal MA avevano un numero maggiore di nanotubi nel cervello a tre mesi, quando i topi erano privi di sintomi, rispetto ai topi normali della stessa età. A sei mesi di età, il numero di nanotubi nei topi normali e in quelli affetti da MA ha cominciato ad uguagliarsi.


Osservando più da vicino i neuroni umani (campionati con il permesso di un database di microscopia elettronica disponibile al pubblico), gli scienziati hanno identificato nanotubi con morfologia simile che si formano tra i neuroni nello stesso modo in cui li hanno sviluppati i topi di laboratorio.


Negli esperimenti futuri, dice Kwon, il team si concentrerà sull'esistenza di reti di nanotubi su larga scala in tipi cellulari diversi dai neuroni nel cervello. Alla fine, intende progettare un esperimento in cui i ricercatori creeranno un nanotubo per vedere come influisce sullo stato delle cellule. Con tale conoscenza, dice Kwon, c’è la possibilità un giorno di aumentare o diminuire la produzione di nanotubi per proteggere il cervello: “Quando progetteremo un potenziale trattamento basato su questo lavoro, potremo individuare il modo in cui vengono prodotti i nanotubi – aumentando o diminuendo la loro formazione – a seconda dello stadio della malattia”.

 

 

 


Fonte: Johns Hopkins Medicine via Newswise (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: M Chang, [+7], H-Bae Kwon. Intercellular communication in the brain through a dendritic nanotubular network. Science, 2025, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

I dieci psicobiotici di cui hai bisogno per un cervello felice

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Psicobiotici? Cosa sono gli psicobiotici?? Bene, cosa penseresti se io dicessi che la tu...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)