Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perché nella demenza il comportamento si deteriora?

Tutti noi abbiamo bisogni, pulsioni e voglie (come fame, territorialità e sessualità) che derivano dalla parte antica del nostro cervello, che condividiamo con i rettili. Perché non ci comportiamo sempre male per questi desideri? Come discusso in un articolo precedente, i mammiferi hanno sviluppato nuove parti del cervello per tenere sotto controllo questi impulsi primitivi.


Con queste nuove regioni del cervello, siamo in grado di metterci mentalmente nei panni di altre persone e immaginare, per esempio, come potrebbero sentirsi se dovessimo rubare loro il cibo. Ci rendiamo conto che viviamo in una comunità e dobbiamo rispettare le regole.


Le nuove regioni del cervello ci permettono anche di immaginare e progettare il futuro, che non comprende rubare il cibo di qualcuno perché potrebbe ricambiare pan per focaccia, non mangiare tutto il cibo oggi così ce ne sarà un po' per domani, e pianificare il nostro presente per ottenere cibo in futuro, che questo significhi cacciare, piantare colture o andare al supermercato.


In questo e nei prossimi articoli parleremo di cosa succede quando queste regioni del cervello si rompono nella demenza, portando a problemi comportamentali, come apatia, irritabilità, agitazione e aggressività.

 

Irritabilità, insieme con frustrazione, depressione, ansia, e non partecipare può essere dovuta a declino delle capacità

Anche se molta parte del comportamento indesiderato nella demenza è dovuta al deterioramento del cervello, alcuni comportamenti, specialmente nelle fasi precoci della malattia, sono dovuti alle reazioni normali che chiunque di noi avrebbe se diventasse difficile svolgere compiti giornalieri o piacevoli.


La frustrazione per non essere in grado di completare un compito può portare a irritabilità. Anche l'umore può essere influenzato. La preoccupazione per come sarai in grado di gestire nel futuro può portare a depressione e ansia. E la combinazione di tutte queste emozioni, più i deterioramenti, può portare i nostri cari a smettere di partecipare, perché le attività sono troppo difficili, troppo frustranti, o troppo deprimenti; perché non riuscire a fare le attività enfatizza quanto sono compromessi in realtà.

 

Depressione e ansia possono essere causati da demenza

Oltre alla perdita delle capacità e la preoccupazione per il futuro, la depressione e l'ansia possono, naturalmente, essere causate da eventi esterni della vita, come il pensionamento, la morte di un amico, o dover lasciare una casa dove si è vissuto per cinquant'anni.


Tuttavia, il danno causato dalla demenza al cervello può anche influenzare direttamente le emozioni del tuo amato. Che siano causate da cambiamenti di vita, perdita di abilità o da danni diretti al cervello, l'ansia e la depressione sono piuttosto comuni nella demenza, in particolare quando la demenza è mite e c'è una certa comprensione nella proprie difficoltà.


Oltre a sentimenti di nervosismo e preoccupazione, l'ansia può produrre molti sintomi fisici, come ad esempio aumento della frequenza cardiaca, respirazione rapida, sudorazione, nausea e anche diarrea. È comprensibile che a volte i sintomi di ansia siano attribuiti a problemi medici. D'altra parte, molti di questi sintomi possono indicare un problema medico molto serio, come ad esempio un attacco di cuore.


Se il tuo caro ha uno di questi sintomi, è importante che veda il suo medico per cercare le cause mediche, come le malattie cardiache. Ma se il medico 'esclude' qualsiasi problema di salute che potrebbe causare i sintomi, può essere che abbia l'ansia.

 

I sintomi più comuni di ansia

  • Sentirsi nervoso, inquieto, o teso;
  • sensi di imminente pericolo, panico o morte;
  • aumento della frequenza cardiaca;
  • respiro rapido;
  • sudorazione;
  • tremore;
  • stanchezza o debolezza;
  • difficoltà di concentrazione;
  • difficoltà a pensare ad altre cose;
  • problemi di stomaco o intestinali;
  • difficoltà a controllare sentimenti ansiosi;
  • evitare cose che scatenano l'ansia.


Oltre a sentirsi in ansia per la perdita di memoria, molte persone si sentono anche tristi, soprattutto quando ricevono la diagnosi di Alzheimer o di un'altra demenza. Spesso questi sentimenti di tristezza sono temporanei e si risolvono da soli. Se la tristezza si protrae per un lungo periodo di tempo (due settimane o più) e danneggia il funzionamento quotidiano, di solito la chiamiamo depressione. La depressione non è normale e non ce la dobbiamo aspettare solo perché la persona amata è invecchiata.


I sintomi più comuni della depressione sono difficoltà di sonno, stanchezza diurna, rallentamento fisico, perdita di interesse nel vivere e disperazione per il futuro, oltre a tristezza, senso di inutilità e di colpa. La depressione a volte può essere difficile da distinguere dalla demenza. La valutazione di un medico o un neuropsicologo può essere necessaria per sapere, ad esempio, se la demenza ha causato depressione o è il contrario.

 

I sintomi più comuni della depressione negli anziani

  • Senso di tristezza;
  • senso di inutilità o di colpa;
  • fissazione su fallimenti passati;
  • pianto frequente;
  • irritabilità o frustrazione, anche su piccole cose;
  • difficoltà di memoria;
  • difficoltà di concentrazione;
  • disturbi del sonno;
  • stanchezza diurna e mancanza di energia;
  • cambi nell'appetito;
  • voler rimanere a casa spesso;
  • rallentamento fisico;
  • sofferenza o dolori fisici;
  • perdita di interesse nelle attività;
  • perdita di interesse per il sesso;
  • perdita di interesse per la vita;
  • disperazione per il futuro;
  • pensieri frequenti di morte.


Continueremo la discussione dei problemi di comportamento nella demenza nel prossimo articolo.

 

 

 


Fonte: Andrew Budson MD, professore di neurologia della Boston University e alla Harvard University

Pubblicato su Psychology Today (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Come vivere in modo sicuro con la demenza a casa tua

12.11.2020 | Esperienze & Opinioni

C'è un malinteso comune che la persona con una diagnosi di demenza perde la sua indipend...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.