Ricevo: Lavoro nell'unità demenza di una struttura di vita assistita, dove ogni Domenica un ministro eucaristico porta la comunione agli ospiti che sono cattolici. Alcuni di loro hanno demenza avanzata e non capiscono che l'ostia consacrata è il corpo di Cristo.
Alcuni portano l'ostia dentro e fuori dalla bocca più volte, anche se il ministro eucaristico dice loro di mangiarla. L'ho sentito dire: "Mandala giù, è il corpo di Cristo". Egli insiste ad amministrare il sacramento, nonostante la resistenza della persona, fino a quando non la manda giù.
Credo che il ministro non dovrebbe dare la comunione a persone che non capiscono che stanno ricevendo l'ostia consacrata, il corpo di Cristo. Ho discusso la questione con amici. Alcuni concordano che è irrispettoso trattare l'ostia come se fosse una pura cialda. Altri ritengono che nessuno dovrebbe essere privato della Comunione, a prescindere dalla loro mancanza di comprensione. Cosa ne pensi? - Anonimo, via e-mail
La tua è una domanda straziante e teologicamente importante. La prima questione è se ci sia un qualche motivo per negare il sacramento della Santa Comunione a qualsiasi cattolico battezzato. Ci sono, infatti, ragioni per negare la Comunione, ma devono essere chiare e fondamentali. La questione principale è se la persona che riceve l'Eucaristia capisce se sta ricevendo il corpo di Cristo. Questa comprensione èe necessaria canonicament. Il mistero dell'Eucaristia deve essere compreso e interiorizzato e se la persona non ci riesce, a causa della disabilità mentale, esiste una ragione perchè, a norma del diritto canonico cattolico, non possa ricevere la Comunione.
È per questo che solo ragazzi di una certa età di discernimento possono ricevere la comunione (cfr. dir. canonico 913). Tuttavia, i pazienti adulti con demenza non sono bambini, e quindi questa analogia potrebbe non poter essere applicata.
La Conferenza dei dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti ha affrontato direttamente la questione nelle sue linee guida per la celebrazione dei Sacramenti con persone con disabilità (approvata nel 1995), come segue: "Il criterio per ricevere la santa Comunione è lo stesso per le persone con disabilità mentale e dello sviluppo, come per tutte le persone, vale a dire, che la persona sia in grado di distinguere il corpo di Cristo dal cibo comune, anche se questo riconoscimento è evidenziato attraverso modi, gesti, o silenzio reverenziale, piuttosto che verbalmente. I pastori sono invitati a consultarsi con i genitori o con chi ne fa le veci, il personale diocesano coinvolto con problemi di disabilità, psicologi, educatori religiosi e altri esperti per formarsi un giudizio. Se si determina che un parrocchiano disabile non è pronto a ricevere il sacramento, deve essere posta una grande cura nello spiegare i motivi di questa decisione. I casi dubbi dovrebbero essere risolti in favore del diritto del battezzato a ricevere il sacramento. L'esistenza di una disabilità non è considerato in sé e per essa stessa motivo per impedire a una persona di ricevere l'Eucaristia".
Pertanto, anche se quello che sta accadendo alla tua struttura può sembrare una violazione del diritto canonico, non lo è. I pazienti di cui parli meritano e devono ricevere il beneficio spirituale del dubbio, anche se questo ti disturba. Essi possono comprendere più di quanto tu creda, semplicemente osservandoli. Nel profondo della battaglia di mio padre con l'Alzheimer, mi disse, "Tutto quello che so è che io appartengo a te e tu appartieni a me". E' stata una delle cose più profonde che mi abbia mai detto.
Non sempre si sa cosa pensano i disabili mentali. La mia esperienza è che la maggior parte delle tradizioni religiose si sforzano di moderare le loro regole severe con una sana dose di misericordia e di compassione per i disabili mentali. Questa mancanza di comprensione del modo in cui la demenza è vissuto realmente dalla persona disabile mentalmente apre le porte alla compassione, non al giudizio.
A volte, piegare una regola per il bene della speranza mostra compassione e saggezza. La speranza che qualche elemento di guarigione di questo grande sacramento cristiano possa raggiungere anche coloro che faticano a trovare la loro strada attraverso la nebbia della demenza è una speranza guaritiva, e ti incoraggio a sperare con loro e pregare per loro.
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Pubblicato da Rabbi Marc Gellman in NewsDay.com il 30 Agosto 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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