Metodo SPECAL per migliorare la qualità della vita di pazienti e caregiver

26 Lug 2024 | Esperienze & Opinioni

Cosa è il metodo di intervento SPECAL per chi ha la demenza?

Il metodo SPECAL è stato descritto per ...

Daniel Gibbs: Una vita a fare fotografie

26 Lug 2024 | Voci della malattia

Ricordo la prima volta che ho scattato una fotografia. Avevo sei o sette anni ed ero in visita a un caseificio con un...

Presentato dalla Regione Calabria il piano di supporto alle fragilità Salute e Welfare

26 Lug 2024 | Annunci & info

La vicepresidente della Regione Calabria, Giusi Princi, e l’assessore al Welfare, Emma Staine, hanno illustr...

Non contrastare i falsi ricordi: sono comuni nell'Alzheimer e di solito benigni

25 Lug 2024 | Esperienze & Opinioni

Sono stato recentemente chiamato dalla figlia angosciata di una paziente. La figlia ha spiegato che sua madr...

Trasferire una persona cara all'hospice suscita emozioni, ma capire il processo aiuta

25 Lug 2024 | Esperienze & Opinioni

L'obiettivo è aiutare le persone a vivere una vita della massima qualità e con il minor dolore possibile.

Terapia ormonale per carcinoma mammario collegata a minore rischio di demenza

25 Lug 2024 | Ricerche

La terapia modulante ormonale (HMT, hormone modulating therapy) usata per il trattamento del carcinoma mamma...

LANS: nuovo tipo di perdita di memoria degli anziani definito alla Mayo Clinic

24 Lug 2024 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic di Rochester / Minnesota hanno stabilito nuovi criteri per una sindrome di per...

Matrice di idrogel fornisce nuove informazioni sui meccanismi dell'Alzheimer

24 Lug 2024 | Ricerche

Ricercatori del Terasaki Institute for Biomedical Innovation di Los Angeles hanno fatto luce sugli intricati...

Metformina e altri antidiabetici possono ridurre il rischio di demenza nei pazienti con diabete tipo 2

24 Lug 2024 | Ricerche

L'American Journal of Preventive Medicine riferisce che l'analisi di oltre 1,5 milioni di dati di pazienti con diabet...

Atttestato di merito donne che si prendono cura

Il Centro Culturale Due Mulini promuove e ospita incontri dedicati alle donne, con il fine di creare uno spazio di benessere psico-fisico, all’insegna del confronto e della conoscenza reciproca.

In questo contesto siamo orgogliosi di sapere che il progetto “Donne che si prendono cura”, realizzato presso il Centro Culturale Due Mulini grazie al contributo del Rotary Club Castelfranco Asolo ed organizzato dall’Associazione Alzheimer di Riese Pio X, è stato premiato e riconosciuto a Treviso questo 10 giugno 2024.

Il premio è stato consegnato al Dottor Massimo Pisciotta, Presidente dell’Associazione Alzheimer di Riese.

Un ringraziamento speciale a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile questo successo.

Prossimi eventi

Gio, 19 Set '24  17:00 > 18:30   Caffe' Alzheimer
[CA Pedemontano] «Vorrei e posso. Principi dell'autodeterminazione e strumenti per realizzarla»
Il Caffè Alzheimer è un servizio che la Casa di Soggiorno ...
Centro Polivalente "La Roggia", Via Caozocco 10, San Zenone degli Ezzelini (TV)
Gio, 17 Ott '24  17:00 > 18:30   Caffe' Alzheimer
[CA Pedemontano] «L'umanizzazione delle cure attraverso il metodo Gentlecare»
Il Caffè Alzheimer è un servizio che la Casa di Soggiorno ...
Sala Zancaner, Piazza Papa Luciani 1, Segusino (TV)
Gio, 21 Nov '24  17:00 > 18:30   Caffe' Alzheimer
[CA Pedemontano] «Centro Sollievo Tour: vivere l'esperienza di una giornata insieme»
Il Caffè Alzheimer è un servizio che la Casa di Soggiorno ...
Distretto Sanitario, Via Toniolo 2, Vedelago (TV)

Sostegno Psicologico Ottobre 2023Per scaricare la locandina, clicca con il tasto destro sull'immagine e scegli "Salva con nome" o similare.

Da non perdere

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno sc...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il c...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attiva...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dal...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i ...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbi...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheime...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MG...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anoma...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angust...

Districare la tau: ricercatori trovano 'obiettivo maneggiabile' per …

30.01.2019 | Ricerche

L'accumulo di placche di amiloide beta (Aβ) e grovigli di una proteina chiamat...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera d...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati d...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della te...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diab...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato ch...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli migliorame...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto ...

Il rischio varia per condizione: è fino a 15 volte più alto per la malattia del Motoneurone. Servono strategie per ridurre il rischio di impatto/lesione in tutti gli sport, affermano i ricercatori.

Il rischio di malattie neurodegenerative tra gli ex giocatori della Scottish International Rugby Union è più che il doppio della popolazione generale, ha scoperto una ricerca pubblicata sul Journal of Neurology Neurochirgery & Psychiatry.


Il rischio varia in base alle condizioni, che vanno da poco più del doppio per la demenza, fino a 15 volte di più per la malattia del motoneurone, secondo i risultati, spingendo i ricercatori a chiedere strategie per ridurre i rischi di impatto alla testa e le lesioni cerebrali traumatiche per tutti gli sport, inclusi gli allenamenti.


La lesione cerebrale traumatica è un fattore di rischio importante per le malattie neurodegenerative e si ritiene che rappresenti il ​​3% di tutti i casi di demenza.


Negli ultimi anni gli studi post-mortem sul tessuto cerebrale hanno scoperto evidenze di malattie neurologiche associate in modo univoco a una storia precedente di lesioni cerebrali traumatiche o di impatti ripetuti alla testa chiamati 'cambiamento neuropatologico da encefalopatia traumatica cronica' (CTE-NC, chronic traumatic encephalopathy neuropathologic change) negli ex atleti professionisti di sport che comprendono il football americano, il calcio e il rugby.


E in questo studio i ricercatori volevano scoprire se il rischio di malattia neurodegenerativa era più elevato tra gli ex giocatori di rugby rispetto alla popolazione generale. Hanno incluso 412 ex giocatori scozzesi maschi di rugby (su un totale iniziale di 654), per i quali erano disponibili dati completi sulla salute e sulla posizione in campo e che avevano almeno 30 anni alla fine del 2020. I giocatori sono stati abbinati per età, sesso e stato socioeconomico a 1.236 membri del pubblico.


Sono stati usati i dati nazionali delle cartelle cliniche elettroniche sui ricoveri ospedalieri, sui medicinali prescritti e sulle cause più comuni di morte tra gli uomini scozzesi (malattia del sistema circolatorio, malattia respiratoria e cancro) per tracciare la salute e la sopravvivenza di entrambi i gruppi per una media di 32 anni dai 30 anni in poi.


Durante il periodo di monitoraggio, 121 (29%) ex giocatori di rugby e 381 (31%) individui del gruppo di confronto sono morti. Gli ex giocatori di rugby erano più anziani quando sono morti, raggiungendo una media di quasi 79 anni rispetto a poco più di 76 del gruppo di confronto.


E gli ex giocatori di rugby avevano tassi di morte più bassi per qualsiasi causa fino all'età di 70 anni, dopo di che non c'era alcuna differenza tra i due gruppi. Non sono state osservate differenze nella causa, o nell'età, alla morte tra ex giocatori di rugby e il gruppo di confronto per le cause di morte più comuni degli uomini scozzesi.


Ma la possibilità di essere diagnosticati con una malattia neurodegenerativa era più che doppia tra gli ex giocatori di rugby (47 = 11,5%) rispetto al gruppo di confronto (67 = 5,5%), sebbene i rischi variassero per condizione. Il rischio di una diagnosi di demenza era poco più del doppio, mentre quello del Parkinson era triplo e quello della malattia del motoneurone / sclerosi laterale amiotrofica era 15 volte più alto.


Ulteriori analisi hanno evidenziato che la posizione nel campo (davanti o dietro) degli ex giocatori di rugby non influiva sul rischio neurodegenerativo. I ricercatori riconoscono che il 37% degli ex giocatori di rugby internazionali teoricamente inseribili nello studio ha dovuto essere escluso perché mancavano le cartelle cliniche abbinate e che lo studio si era concentrato solo sugli uomini.


Mancavano anche informazioni sulla durata totale della carriera nel rugby o sulla storia di impatti alla testa e sulle lesioni cerebrali traumatiche, o su altri potenziali fattori di rischio per la demenza. Ma lo studio è stato relativamente grande e di lunga durata e i risultati fanno eco a quelli precedenti su ex giocatori di calcio professionisti ed ex calciatori di football americano, affermano i ricercatori.


“In particolare, contrariamente ai dati della NFL [National Football League] e del calcio, la nostra coorte di giocatori di rugby comprende in gran parte atleti dilettanti, sebbene partecipino a un livello di élite e internazionale. In questo senso, è la prima dimostrazione che un rischio elevato di malattia neurodegenerativa non è un fenomeno esclusivo degli atleti professionisti", sottolineano.


Le autorità del rugby hanno preso provvedimenti per migliorare il rilevamento di lesioni da commozione cerebrale e per ridurre i rischi durante il gioco, notano i ricercatori:

“Tuttavia, gli impatti sulla testa e il rischio di commozione cerebrale non sono esclusivi delle partite giocate. Pertanto, si dovrebbero anche considerare prioritarie le misure per ridurre le esposizioni in allenamento.

"Oltre a queste misure di prevenzione primarie, potrebbero essere considerati anche interventi mirati alla mitigazione del rischio tra ex giocatori di rugby con esposizione a impatti alla testa già accumulate, incluso lo sviluppo di medici specializzati nella salute del cervello.

“Questi dati ci fanno capire meglio l'associazione tra sport di contatto ed esiti sulla salute per tutta la vita, in particolare il rischio di esiti avversi sulla salute del cervello. Rimane la necessità di ulteriori ricerche che esplorino la relazione tra sport di contatto e rischio di malattie neurodegenerative.

"Nel frattempo, si dovrebbe continuare a sviluppare e promuovere strategie per ridurre gli impatti alla testa e le lesioni alla testa in tutti gli sport, e al contempo si dovrebbero considerare misure per mitigare il rischio di salute cerebrale avversa negli ex atleti".

 

 

 


Fonte: BMJ via EurekAlert! (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: ER Russell, ...[+6], W Stewart. Neurodegenerative disease risk among former international rugby union players. Journal of Neurology, Neurosurgery & Psychiatry, 4 Oct 2022, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.