Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'età stessa sembra aumentare nel cervello la diffusione della tau di Alzheimer

Uno studio condotto dagli investigatori del Massachusetts General Hospital (MGH) di Boston ha trovato le prove che la diffusione nel cervello della proteina tau del morbo di Alzheimer (MA) è facilitata da fattori all'interno del cervello stesso che invecchia, e non dal tempo in cui la proteina è espressa dai neuroni.


Il loro rapporto, pubblicato su Science Advances, pone le basi per studi atti a identificare quei fattori, che potrebbero a loro volta portare a nuove strategie terapeutiche. Bradley Hyman MD/PhD, direttore dell'Unità Alzheimer del MassGeneral e autore senior della ricerca, dice:

"Il fatto che il MA sporadico e altri disturbi neurodegenerativi siano correlati all'età è evidente, ma i motivi di ciò sono sconosciuti. I modelli animali esistenti, come i topi nati con una mutazione che li predispone ad accumulare grovigli contenenti tau mentre invecchiano, non sono in grado di distinguere cosa è responsabile degli effetti patologici: l'età dell'animale o l'esposizione per tutta la vita del cervello all'aumento di tau”.


Per superare questa limitazione, la squadra di Hyman - compresa la prima autrice Susanne Wegmann PhD, ora all'Istituto tedesco per le malattie neurodegenerative, ha sviluppato un vettore genico virale che induce l'espressione di entrambe le forme, patologica o normale, di tau umano.


Il vettore applica anche un'etichetta fluorescente ai neuroni che esprimono direttamente la tau, consentendo la loro differenziazione dai neuroni contenenti tau che si è diffuso dalle cellule adiacenti, il che probabilmente riflette il modo in cui la patologia tau del MA si diffonde nel cervello.


La ricercatrice ha confermato in primo luogo che l'introduzione del vettore nella corteccia entorinale (CE) - la struttura del cervello in cui compare la patologia tau di MA - dei topi potrebbe indurre l'espressione e la diffusione di tau umano, quindi ha usato il vettore per indurre l'espressione nella CE sia della forma patologica ripiegata che di quella non modificata di tau e ha scoperto che, anche se la presenza della proteina mal ripiegata non era richiesta per la diffusione della tau alle cellule adiacenti, quella diffusione era più veloce e più estesa quando indotta dalla tau mal ripiegata.


Il confronto degli effetti dell'induzione dell'espressione della forma patologica di tau nel cervello di topi giovani e anziani ha rivelato che il tasso di diffusione dalla CE alle regioni adiacenti era circa il doppio nei topi più anziani, che hanno accumulato più tau mal ripiegata degli animali più giovani. Tuttavia, gli stessi effetti dell'espressione della tau indotta non sono stati osservati quando il vettore è stato introdotto nei neuroni striatali, che raramente sono colpiti dal MA.


La Wegmann afferma:

"Sebbene l'età sia il fattore di rischio non genetico più alto del MA, finora non era stato verificato se l'età da sola può rendere il cervello vulnerabile ai cambiamenti patologici e alla diffusione della tau. Ora noi e gli altri dobbiamo lavorare sulla questione di ciò che rende l'invecchiamento del cervello una piattaforma migliore per la diffusione della tau e ciò che determina le vulnerabilità di alcune regioni del cervello".


Hyman, professore di neurologia della University of Harvard, aggiunge:

"Speriamo che capire meglio come la fisiologia dell'invecchiamento del cervello contribuisce allo sviluppo del MA possa portare a migliori opzioni preventive e terapeutiche per molte malattie neurodegenerative".

 

 

 


Fonte: Massachusetts General Hospital (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Susanne Wegmann, Rachel E. Bennett, Louis Delorme, Ashley B. Robbins, Miwei Hu, Danny McKenzie, Molly J. Kirk, Julia Schiantarelli, Nahel Tunio, Ana C. Amaral, Zhanyun Fan, Samantha Nicholls, Eloise Hudry and Bradley T. Hyman. Experimental evidence for the age dependence of tau protein spread in the brain. Science Advances, 26 Jun 2019, DOI: 10.1126/sciadv.aaw6404

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Ricetta per una vita felice: ingredienti ordinari possono creare lo straordina…

9.09.2019 | Esperienze & Opinioni

Se potessi porre ad ogni essere umano sulla Terra una domanda - qual è la ricetta per un...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Il Protocollo Bredesen: si può invertire la perdita di memoria dell'Alzhe…

16.06.2016 | Annunci & info

I risultati della risonanza magnetica quantitativa e i test neuropsicologici hanno dimostrato dei...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.