Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Stop sedativi: scoperto nuovo "nodo del sonno" nel cervello

Un circuito che favorisce il sonno, situato in profondità nel tronco encefalico primitivo, ci rivela come cadiamo nel sonno profondo.


Scoperto da ricercatori della Harvard School of Medicine e della University at Buffalo, questo è solo il secondo "nodo del sonno" identificato nel cervello dei mammiferi, la cui attività sembra essere necessaria e sufficiente per produrre il sonno profondo.


Lo studio pubblicato online in agosto su Nature Neuroscience, dimostra che una buona metà di tutte le attività che favoriscono il sonno del cervello, proviene dalla zona parafaciale (PZ) nel tronco encefalico.


Il tronco encefalico è una parte primordiale del cervello che regola le funzioni di base necessarie per la sopravvivenza, come la respirazione, la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e la temperatura corporea. "La stretta associazione di un centro del sonno con le altre regioni fondamentali per la vita mette in evidenza l'importanza evolutiva del sonno nel cervello", spiega Caroline E. Bass, assistente professore di Farmacologia e Tossicologia alla Scuola di Medicina e di Scienze Biomediche della UB e co-autrice dello studio.


I ricercatori hanno scoperto che un tipo specifico di neuroni nel PZ, che producono il neurotrasmettitore «acido gamma-aminobutirrico» (GABA), è responsabile del sonno profondo. Hanno usato una serie di strumenti innovativi per controllare con precisione questi neuroni in remoto, dando loro fondamentalmente la possibilità di ativare e disattivare i neuroni a richiesta.


"Questi nuovi approcci molecolari permettono un controllo senza precedenti della funzione del cervello a livello cellulare", dice Christelle Ancelet, borsista post-dottorato alla Harvard School of Medicine. "Prima che fossero sviluppati questi strumenti, usavamo spesso la «stimolazione elettrica» per attivare una regione, ma il problema è che così facendo si stimola tutto quello che tocca l'elettrodo e anche le zone circostanti che non tocca. Si interveniva con una specie di mazza, quando quello che ci serviva era un bisturi".

Può essere rilevante perché:

Potenziare o usare un meccanismo naturale è un metodo forse migliore per contrastare i disturbi del sonno, che sono un fattore di rischio per l'Alzhiemer.


Potrebbe anche sostituire o affiancare l'anestesia per gli interventi chirurgici, che in diversi casi non si è dimostrata completamente neutrale con la demenza. Temporanea o permanente.


"Per ottenere la precisione richiesta da questi esperimenti, abbiamo introdotto un virus nel PZ che esprime un recettore «progettato» solo sui neuroni GABA, ma non altera per il resto la funzione del cervello", spiega Patrick Fuller, assistente professore ad Harvard e autore senior dello studio. "Quando abbiamo acceso i neuroni GABA nel PZ, gli animali sono caduti rapidamente in un sonno profondo, senza l'uso di sedativi o di aiuti al sonno".


Rimane da studiare come questi neuroni interagiscono nel cervello con altre regioni cerebrali che promuovono sonno e veglia, dicono i ricercatori, ma alla fine questi risultati possono tradursi in nuovi farmaci per il trattamento dei disturbi del sonno, compresa l'insonnia, e lo sviluppo di anestetici migliori e più sicuri.


"Siamo a un punto di trasformazione vera in neuroscienze", dice la Bass, "dove l'uso di geni progettati ci dà la capacità senza precedenti di controllare il cervello. Ora possiamo rispondere a domande fondamentali sulla funzione del cervello, che per tradizione erano fuori della nostra portata, tra cui il 'perché' del sonno, uno dei misteri più duraturi delle neuroscienze".

Il lavoro è stato finanziato dal National Institutes of Health.

 

 

 

 

 


Fonte: Ellen Goldbaum in University at Buffalo (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Christelle Anaclet, Loris Ferrari, Elda Arrigoni, Caroline E Bass, Clifford B Saper, Jun Lu, Patrick M Fuller. The GABAergic parafacial zone is a medullary slow wave sleep–promoting center. Nature Neuroscience, 2014; 17 (9): 1217 DOI: 10.1038/nn.3789

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Gas xeno potrebbe proteggere dall'Alzheimer, almeno nei topi; previsti te…

30.01.2025 | Ricerche

Molti dei trattamenti perseguiti oggi per proteggere dal morbo di Alzheimer (MA) sono co...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Cibo per pensare: come la dieta influenza il cervello per tutta la vita

7.10.2024 | Esperienze & Opinioni

Una quantità di ricerche mostra che ciò che mangiamo influenza la capacità del corpo di ...

Sempre più giovani con Alzheimer e demenza: colpa delle tossine ambientali, me…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

È abbastanza straziante quando le persone anziane sviluppano condizioni di perdita di me...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.