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'Terminale' genico può predire il rischio di demenza

Cromosomi umani con i telomeri (in bianco) alle estremitàRicercatori dicono che, sulla base di un nuovo studio, i telomeri contratti possono segnalare il rischio di un paziente di sviluppare demenza.

Lawrence Honig, MD, PhD, della Columbia University, e colleghi hanno riferito in Archives of Neurology online che in uno studio di coorte, una lunghezza minore dei telomeri [i cappucci genetici (in bianco nella foto) alle estremità dei cromosomi (in grigio nella foto Wikipedia)] è stata associata a un rischio maggiore del 21% di demenza (p = 0,05).


Hanno rilevato che l'associazione è solo moderata, ma hanno detto che se la lunghezza dei telomeri "fosse un fattore determinante, piuttosto che un indicatore dell'invecchiamento, si potrebbe ipotizzare che le terapie dirette alla modifica dell'accorciamento dei telomeri, aumentando di poco l'attività dei telomeri, potrebbero essere utile nel ridurre l'incidenza della demenza senile". Alcuni studi hanno dimostrato che i telomeri sono un marcatore dell'età biologica, per cui telomeri più corti possono predire il rischio di malattie legate all'età come l'Alzheimer.


Per il loro studio, Honig e colleghi hanno esaminato campioni di DNA da uno studio dell'invecchiamento su base comunitaria, il Washington Heights-Inwood Community Aging Project (WHICAP). Hanno usato il real-time polymerase chain reaction (PCR) per determinare la lunghezza media dei telomeri in 1.983 pazienti che avevano un'età media di 78 e che sono stati seguiti per una media di 9,3 anni per la mortalità. Durante lo studio, 190 pazienti (9,6%) hanno sviluppato demenza probabile.

In generale, la lunghezza dei telomeri era inversamente proporzionale all'età ed era più breve negli uomini che nelle donne, confermando i risultati degli studi precedenti.


Struttura molecolare tri-dimensionale di un telomero (G-quadruplex). Foto: Wikipedia

I ricercatori hanno trovato che i pazienti deceduti durante il follow-up avevano una lunghezza media dei telomeri più corta di quella dei sopravvissuti, e l'associazione è rimasta anche dopo l'aggiustamento per età, sesso, istruzione e status del genotipo dell'apolipoproteina E (6.218 coppie di basi rispetto ai 6,491, P <0.001 ). Hanno anche scoperto che i pazienti che hanno sviluppato demenza avevano la lunghezza dei telomeri significativamente più corta (6,131 coppie di basi per i casi prevalenti e 6.315 per i casi incidenti rispetto alle 6,431 coppie di basi per i rimanenti pazienti senza demenza).

Anche se i pazienti che non hanno sviluppato demenza erano più giovani al prelievo del sangue, avevano più istruzione e meno probabilità di essere portatori di APOEe4, l'analisi della regressione ha comunque trovato che la lunghezza dei telomeri è un predittore del rischio di demenza (HR 1,21, IC 95% 1,00-1,46, P = 0,05). Tuttavia i ricercatori hanno rilevato che l'associazione è modesta, ed è rimasta significativa solo per le donne - anche se c'erano più donne che uomini nello studio e più casi femminili di demenza.


Honig e colleghi hanno avvertito che il loro studio non può determinare la direzione di causalità: "I telomeri possono essere semplicemente un marcatore di invecchiamento", hanno scritto, e l'effetto sul rischio di demenza "può semplicemente riflettere l'effetto dell'invecchiamento biologico". E' possibile però che i telomeri accorciati inducano dei processi che portano alla mortalità precoce, o che qualche influenza ambientale o genetica allo stesso tempo riduca i telomeri e aumenti la mortalità, hanno aggiunto. E lunghezza dei telomeri e demenza "potrebbero condividere un insieme comune di geni o di altri fattori determinanti".


Lo studio è stato finanziato dall'Associazione Alzheimer e dal National Institute on Aging. I ricercatori non hanno segnalato alcun conflitto di interesse.

 

 

 

 

 

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Fonte:
Archives of Neurology

Riferimento: Honig LS, et al "Association of shorter leukocyte telomere repeat length with dementia and mortality" Arch Neurol 2012; DOI: 10.1001/archneurol.2012.1541.

Scritto da Kristina Fiore, verificato da Robert Jasmer, MD, Professore Associato di Medicina Clinica, Università di California, San Francisco e Dorothy Caputo, MA, BSN, RN, Planner Nurse

Pubblicato in MedPage Today il 24 Luglio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

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