Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


'Abbiamo progettato un anticorpo che rileva le particelle tossiche dell'Alzheimer nel cervello'

Antibodies attack pathogens in the bodyGli anticorpi attaccano gli agenti patogeni nel corpo, compresi i virus. (Fonte: peterschreiber.media/Shutterstock)

Il morbo di Alzheimer (MA) è la principale causa di demenza, che in tutto il mondo colpisce più di 35 milioni di persone (50, comprendendo anche le altre cause di demenza). Questa malattia è ancora incurabile, perché non sappiamo ancora come fermarla, impedirla, o anche solo rallentarla. Ma la nostra ricerca recente può contribuire a cambiare tutto questo. Abbiamo progettato un anticorpo che è in grado di rilevare le particelle tossiche nel cervello ritenute causa del MA.


La perdita di memoria e il deterioramento cognitivo causati dal MA possono essere fatti risalire ad un danno progressivo al tessuto cerebrale. Le origini di questo danno sono ancora dibattute, ma molti pensano che sia causato dall'aggregazione di proteine ​​nel cervello delle persone con la malattia.


Sappiamo che un tipo di proteina, chiamata amiloide-beta, si accumula in grandi placche nel cervello dei malati di MA. Sebbene la presenza di tali placche sia molto preoccupante, ancor più minacciosa è la formazione di grumi molto più piccoli di questa proteina, chiamati oligomeri. Questi oligomeri possono essere altamente tossici per i neuroni e per le altre cellule cerebrali.


Secondo l'«ipotesi amiloide» prevalente, il processo di aggregazione crea oligomeri che innescano i processi patologici che alla fine portano alla morte dei neuroni, e quindi alla perdita di memoria e al calo delle capacità cognitive. Tuttavia, non sapendo con certezza il numero e la posizione nel cervello di questi oligomeri, è difficile provare o confutare l'ipotesi amiloide. Finora, gli studi clinici di farmaci che puntavano l'amiloide hanno fallito, perché i ricercatori non sono riusciti a dire se questi farmaci possono ridurre specificamente il numero di oligomeri nei pazienti.

 

Anticorpi di Alzheimer

Per affrontare questo problema, ci siamo concentrati sugli anticorpi, proteine ​​usate dal sistema immunitario che possono riconoscere e neutralizzare gli agenti patogeni dannosi, come batteri e virus. Poiché hanno una capacità fenomenale di legarsi ai loro obiettivi, abbiamo deciso di usarli per riconoscere gli oligomeri, e legarsi a loro.


Dal momento che l'ipotesi amiloide assume che tali oligomeri sono i principali agenti patogeni che causano il MA, essere in grado di rilevare e quantificare il loro numero nel cervello ci permetterà di controllare meglio e curare il MA. L'anticorpo che abbiamo progettato è in grado di legarsi specificamente agli oligomeri, così è possibile rilevarli nel cervello e contare quanti ne sono presenti.


Poiché questi oligomeri sono di breve durata, è molto impegnativo usare metodi tradizionali, come l'immunizzazione, per generare anticorpi in grado di legarsi ad essi. Abbiamo sviluppato un approccio computazionale per progettare un anticorpo che si lega a una regione molto speciale dell'amiloide-beta, accessibile solo negli oligomeri. Abbiamo poi testato questo anticorpo nei vermi e nei topi per verificare la sua capacità di legarsi agli oligomeri.


L'anticorpo può essere usato per diagnosticare il MA, rilevando la presenza di un numero abnorme di oligomeri. Ciò è possibile perché l'anticorpo che abbiamo progettato si lega specificamente agli oligomeri anche in campioni complessi, come ad esempio nei tessuti cerebrali. Questo significa che più volte vediamo un anticorpo legarsi a qualcosa, più alto è il numero di oligomeri.


Questo anticorpo può aiutare il processo di scoperta di nuovi farmaci, misurando se un candidato farmaco può ridurre il numero di oligomeri durante gli studi pre-clinici. Può essere usato anche durante gli studi clinici per rilevare il numero di oligomeri in pazienti che hanno il MA, ma non mostrano ancora deterioramento cognitivo. Questo anticorpo può anche essere usato per monitorare l'efficacia di un farmaco nel ridurre il numero di oligomeri nei pazienti, rispetto al gruppo placebo.


Anche se sono necessarie ulteriori ricerche, credo che l'ipotesi amiloide sia fondamentalmente corretta, e che gli oligomeri di amiloide-beta siano la causa più probabile del MA. Sono ottimista sul fatto che questo nuovo anticorpo potrà aiutare a convalidare questa ipotesi, determinando in tal modo le scoperte farmacologiche che possono ridurre tali oligomeri dannosi nel cervello.

 

 

 


Fonte: Michele Vendruscolo, professore di biofisica all'Università di Cambridge

Pubblicato su The Conversation (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Trovato legame tra amiloide-beta e tau: è ora possibile una cura per l'Al…

27.04.2015 | Ricerche

Dei ricercatori hanno assodato come sono collegate delle proteine che hanno un ruolo chiave nell...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.