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Studio: un'aspirina al giorno non toglie la demenza di torno

Un'aspirina a dose bassa una volta al giorno non riduce il rischio di subire problemi di pensiero e di memoria causati dal lieve deterioramento cognitivo o dal morbo di Alzheimer (MA) probabile, né rallenta il tasso di declino cognitivo, secondo un ampio studio pubblicato on line il 25 marzo 2020 su Neurology®.


L'aspirina ha proprietà anti-infiammatorie e fluidifica il sangue. Per anni, i medici hanno prescritto l'aspirina a dosi basse ad alcune persone per ridurre il rischio di malattie cardiache e ictus. Tuttavia, l'aspirina ha anche possibili rischi, come il sanguinamento nel cervello, perciò è importante la guida di un medico.


Poiché l'aspirina può dare benefici al cuore, i ricercatori hanno ipotizzato, e piccoli studi precedenti hanno suggerito, che può anche essere utile per il cervello e, forse, alleviare il rischio di demenza, riducendo l'infiammazione, minimizzando i piccoli coaguli o impedendo il restringimento dei capillari nel cervello.


“In tutto il mondo, si stima che 50 milioni di persone abbiano una qualche forma di demenza, un numero che è destinato a crescere con l'aumento della popolazione [anziana], per cui la comunità scientifica punta a trovare un trattamento a basso costo che possa ridurre il rischio di una persona”, ha detto la prima autrice dello studio Joanne Ryan PhD, della Monash University di Melbourne, in Australia. “Purtroppo, il nostro grande studio ha trovato che una dose bassa quotidiana di aspirina non ha dato alcun beneficio ai partecipanti, né per prevenire la demenza né per rallentare il declino cognitivo”.


Lo studio ha coinvolto 19.114 persone, in maggioranza over-70, che non avevano la demenza o una malattia di cuore. Si sono sottoposti a test di pensiero e di memoria all'inizio dello studio, così come durante le visite successive. La metà delle persone ha preso ogni giorno un'aspirina da 100 mg, mentre l'altra metà ha avuto un placebo. Sono stati seguiti in media per 4,7 anni, con esami annuali di persona.


Nel corso dello studio, 575 persone hanno sviluppato la demenza. I ricercatori non hanno trovato alcuna differenza tra coloro che hanno preso l'aspirina e quelli che hanno preso il placebo in termini di rischio di lieve decadimento cognitivo, di probabile MA e di altre demenze. Non c'era differenza nemmeno nel tasso di cambiamento cognitivo nel corso del tempo.


“Anche se questi risultati sono deludenti, è possibile che la lunghezza del nostro studio, poco meno di cinque anni, non sia stata sufficiente per mostrare i possibili benefici dell'aspirina, quindi continueremo a esaminare il suo effetto potenziale a lungo termine, seguendo i partecipanti allo studio nei prossimi anni“, ha detto la Ryan.


Un limite dello studio è che sono state arruolate solo persone relativamente sane, e tale popolazione può trarre meno benefici dall'aspirina rispetto alla popolazione generale.

 

 

 


Fonte: American Academy of Neurology (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Joanne Ryan, Elsdon Storey, Anne Murray, Robyn Woods, Rory Wolfe, Christopher Reid, Mark Nelson, Trevor Chong, Jeff Williamson, Stephanie Ward, Jessica Lockery, Suzanne Orchard, Ruth Trevaks, Brenda Kirpach, Anne Newman, Michael Ernst, John McNeil, Raj Shah. Randomized placebo-controlled trial of the effects of aspirin on dementia and cognitive decline. Neurology, 25 Mar 2020, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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