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Mappa di reti cerebrali rotte mostra perché si perde la parola nella demenza semantica

brain regions associated with speech

Scienziati della Northwestern University hanno individuato per la prima volta la posizione delle reti cerebrali disfunzionali che portano alla compromissione della produzione di frasi e della ricerca di parole tipica dell'afasia progressiva primaria (PPA), una forma di demenza in cui i pazienti spesso perdono il linguaggio piuttosto che i processi di memoria o di pensiero.


Con questa scoperta, gli scienziati hanno tracciato una mappa che illustra tre regioni del cervello che non riescono a dialogare tra loro, inibendo la produzione vocale, la ricerca e la comprensione delle parole. Ad esempio, alcune persone non riescono a collegare le parole per formare frasi, altre non possono nominare oggetti o comprendere singole parole come 'mucca' o 'tavolo'.


La mappa può essere usata per puntare quelle regioni del cervello con terapie, come la stimolazione magnetica transcranica, e migliorare potenzialmente il linguaggio di una persona interessata.


"Ora sappiamo cosa puntare nel cervello delle persone per tentare di migliorare il loro discorso", ha detto il primo autore dott. Borna Bonakdarpour, assistente professore di neurologia della Northwestern University e dell'Alzheimer Disease Center e neurologo della Northwestern Medicine.


La PPA è presente nei pazienti con disturbi neurodegenerativi, incluso il morbo di Alzheimer e la degenerazione frontotemporale.


Le interazioni tra tre regioni principali del cervello sono responsabili del modo in cui le persone elaborano parole e frasi. Si ha PPA quando c'è una mancanza di connettività tra queste aree. Diversi modelli di fallimento della connettività tra queste aree possono causare diversi sottotipi di PPA.


I risultati sono pubblicati dal ​​1 settembre 2019 sulla rivista Cortex. Il grande studio ha reclutato 73 pazienti dal vasto gruppo di pazienti con PPA del Cognitive Neurology and Alzheimer Disease Center della Northwestern, uno dei più grandi centri del mondo.


Lo studio ha usato la risonanza magnetica funzionale, che monitora l'attività cerebrale, rilevando il flusso sanguigno, per individuare le regioni del cervello che parlano tra loro o no. Ciò non è evidente dalla risonanza magnetica strutturale.


Ricerche precedenti hanno utilizzato la risonanza magnetica strutturale per localizzare solo le regioni del cervello che si erano atrofizzate e gli scienziati non sapevano chiaramente quanto il danno fisiologico in queste regioni fosse correlato ai sintomi che riscontra un paziente.


Questo studio è nuovo perché ha esaminato le regioni del cervello che erano ancora funzionali (non si erano atrofizzate) e si concentrava sulle reti tra le regioni funzionali per vedere se si stavano connettendo o meno. Ciò ha permesso agli scienziati di correlare le aree funzionali del cervello con i sintomi dei pazienti con PPA.


"Gli studi precedenti sui cambiamenti strutturali nel cervello erano come l'archeologia: gli scienziati localizzavano aree del cervello che erano già morte", ha detto Bonakdarpour. "Ma stiamo osservando le parti del cervello che sono ancora vive, il che le rende molto più facili da puntare con il trattamento".


Bonakdarpour e i suoi colleghi hanno iniziato a testare la stimolazione magnetica transcranica su tre regioni cerebrali specifiche in individui sani, con lo scopo di applicarla a pazienti con PPA in un futuro studio clinico.

 

 

 


Fonte: Northwestern University via EurekAlert! (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: n/d (al 2/9/2019)

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

   

 

 

 


Fonte:

(> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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