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Nuovo composto bevibile si dimostra promettente contro l'Alzheimer

abeta plaques in hippocampus

Ricercatori della Yale University hanno identificato un cocktail bevibile di molecole progettate che interferisce con una prima fase cruciale dell'Alzheimer e ripristina persino i ricordi nei topi. Lo studio è pubblicato dal 2 gennaio nella rivista Cell Reports.


Il legame dei peptidi di amiloide-beta con le proteine ​​prioniche innesca una cascata di eventi devastanti nella progressione dell'Alzheimer: l'accumulo di placche, una risposta distruttiva del sistema immunitario e danni alle sinapsi.


"Volevamo trovare molecole che potessero avere un effetto terapeutico su questa rete", ha detto l'autore senior Stephen Strittmatter, professore di neurologia e di neuroscienze nonché direttore dello Yale Alzheimer Disease Research Center.


Strittmatter e lo scienziato ricercatore Erik Gunther hanno analizzato decine di migliaia di composti, alla ricerca di molecole che possono interferire con la dannosa interazione della proteina prionica con l'amiloide-beta. Hanno scoperto che un vecchio antibiotico sembrava un candidato promettente, ma si attivava solo dopo essersi decomposto per formare un polimero. I piccoli polimeri correlati mantenevano il beneficio e riuscivano anche a passare attraverso la barriera emato-encefalica.


Hanno quindi sciolto il composto polimerico ottimizzato e lo hanno dato a topi progettati per avere una condizione che imita l'Alzheimer. Hanno scoperto che le sinapsi nel cervello si sono riparate e i topi hanno recuperato la memoria persa.


Un team collaborativo della Dartmouth University ha riferito una risposta positiva quando ha dato lo stesso cocktail a delle cellule modellate per avere la malattia di Creutzfeldt-Jakob, una condizione neurologica devastante causata dall'infezione con le proteine prioniche mal ripiegate.


Il passo successivo è verificare che i composti non siano tossici, per prepararli alla traduzione in studi clinici (umani) per l'Alzheimer.

 

 

 


Fonte: Bill Hathaway in Yale University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Erik C. Gunther, Levi M. Smith, Mikhail A. Kostylev, Timothy O. Cox, Adam C. Kaufman, Suho Lee, Ewa Folta-Stogniew, George D. Maynard, Ji Won Um, Massimiliano Stagi, Jacqueline K. Heiss, Austin Stoner, Geoff P. Noble, Hideyuki Takahashi, Laura T. Haas, John S. Schneekloth, Janie Merkel, Christopher Teran, Zaha K. Naderi, Surachai Supattapone, Stephen M. Strittmatter. Rescue of Transgenic Alzheimer’s Pathophysiology by Polymeric Cellular Prion Protein Antagonists. Cell Reports, 2 Jan 2019, DOI: 10.1016/j.celrep.2018.12.021

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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