Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Test cognitivi ripetuti possono oscurare i primi segni della demenza

Il morbo di Alzheimer (MA) è una condizione progressiva e neurodegenerativa che spesso inizia con un lieve deterioramento cognitivo (MCI-Mild Cognitive Impairment), rendendo cruciali per la diagnosi e il trattamento le valutazioni precoci e ripetute dei cambiamenti cognitivi.


Ma in una ricerca pubblicata online sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, un team di ricercatori guidati da scienziati della University of California di San Diego, ha rilevato che test ripetuti sugli uomini di mezza età producono un "effetto pratica" che oscura il vero declino cognitivo e ritarda il rilevamento dell'MCI.


"Quando le persone eseguono ripetutamente gli stessi test, o simili, semplicemente diventano bravi a fare quei test", ha detto il primo autore Jeremy A. Elman PhD, del laboratorio dell'autore senior William S. Kremen PhD, professore di psichiatria e condirettore del Center for Behavior Genetics of Aging alla UC San Diego. "La conseguenza è che i loro risultati potrebbero non riflettere accuratamente la realtà della loro condizione".


I ricercatori hanno riesaminato per 6 anni 995 uomini di mezza-età / anziani del Vietnam Era Twin Study of Aging (uno studio longitudinale di gemelli maschi che avevano prestato servizio militare tra il 1965 e il 1975, sebbene quasi l'80% non abbia avuto alcuna esperienza di combattimento). Un secondo gruppo di 170 maschi di pari età è stato testato per la prima volta. Per calcolare gli effetti della pratica sono state usate le differenze di gruppo.


Gli scienziati hanno scoperto che c'erano effetti pratici significativi nella maggior parte dei domini cognitivi e che, dopo aver corretto gli effetti della pratica, le diagnosi di MCI erano raddoppiate dal 4,5 al 9%. "In altre parole", ha detto Kremen, "alcuni uomini nei test di follow-up avrebbero mostrato un declino ai livelli che indicavano un deterioramento, se non avessero fatto i test prima".


Gli autori hanno detto che la disparità ha conseguenze cliniche significative. Consideriamo, per esempio, due persone con caratteristiche simili che hanno punteggi di test cognitivi identici appena sopra la soglia per una diagnosi MCI. L'unica differenza: un individuo viene testato per la prima volta mentre l'altro ha già fatto dei test prima.


"Possiamo dedurre che il secondo individuo potrebbe effettivamente avere più problemi, ma gli effetti della pratica stanno aumentando artificialmente i suoi punteggi"
, hanno scritto gli autori. "Questo scenario suggerirebbe che l'individuo potrebbe essere sceso al di sotto della soglia di normalità e sarebbe stato diagnosticato con MCI se avesse eseguito il test per la prima volta".


In termini clinici, hanno detto, il trattamento per il MA si sta spostando sempre più verso strategie di prevenzione che si basano sull'identificazione precoce. I ricercatori affermano che le loro scoperte suggeriscono con forza l'importanza di correggere gli effetti della pratica negli studi longitudinali sugli anziani, come usare persone sostitutive simili che eseguono il test per la prima volta.

 

 

 


Fonte: Scott LaFee in University of California San Diego (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jeremy A. Elman, Amy J. Jak, Matthew S. Panizzon, Xin M. Tu,Tian Chen, Chandra A. Reynolds, Daniel E. Gustavson, Carol E. Franz, Sean N. Hatton, Kristen C. Jacobson, Rosemary Toomey, Ruth McKenzie, Hong Xian, Michael J. Lyons, William S. Kremen. Underdiagnosis of mild cognitive impairment: A consequence of ignoring practice effects. Alzheimer's & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, Vol 10, 2018, Pages 372-381, DOI: 10.1016/j.dadm.2018.04.003

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

'Scioccante': dopo un danno, i neuroni si auto-riparano ripartendo d…

17.04.2020 | Ricerche

Quando le cellule cerebrali adulte sono ferite, ritornano ad uno stato embrionale, secon...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Microglia: ‘cellule immunitarie’ che proteggono il cervello dalle malattie, ma…

28.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Sappiamo che il sistema immunitario del corpo è importante per tenere tutto sotto controllo e per...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Studio dimostra il ruolo dei batteri intestinali nelle neurodegenerazioni

7.10.2016 | Ricerche

L'Alzheimer (AD), il Parkinson (PD) e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) sono tutte ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Il 'Big Bang' dell'Alzheimer: focus sulla tau mortale che cambi…

11.07.2018 | Ricerche

Degli scienziati hanno scoperto un "Big Bang" del morbo di Alzheimer (MA) - il punto pre...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.