Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Quanto esercizio è necessario per migliorare le capacità di pensiero?

Sappiamo che l'esercizio fisico può aiutare a migliorare le capacità di pensiero. Ma quanto esercizio? E per quanto tempo?


Per trovare le risposte, i ricercatori hanno esaminato tutti gli studi in cui a degli anziani è stato chiesto di esercitarsi per almeno quattro settimane, e hanno confrontato i loro test delle capacità mentali e di memoria con quelli di persone che non hanno iniziato un nuovo esercizio di routine. La recensione è stata pubblicata ieri 30 maggio 2018 su Neurology® Clinical Practice.


Hanno scoperto che le persone che si esercitano per almeno 52 ore nell'arco di circa 6 mesi, per circa un'ora ogni sessione, possono migliorare le loro capacità di pensiero. Al contrario, le persone che l'hanno fatto per una media di 34 ore nello stesso periodo non hanno mostrato alcun miglioramento nelle loro capacità di pensiero. La revisione non ha trovato una relazione tra una quantità di esercizio settimanale e le capacità di pensiero migliorate.


"Questi risultati suggeriscono che un programma di esercizio a più lungo termine potrebbe essere necessario per ottenere benefici nelle capacità di pensiero", ha detto la prima autrice dello studio Joyce Gomes-Osman PT/PhD, della University of Miami in Florida. "Siamo stati entusiasti di vedere che anche le persone che hanno partecipato a programmi di allenamento a bassa intensità hanno mostrato un beneficio nelle loro capacità di pensiero. Non tutti hanno la resistenza o la motivazione per iniziare un programma di esercizi moderatamente intenso, ma tutti possono beneficiare anche di un piano meno intenso".


La revisione ha incluso 98 studi randomizzati e controllati con un totale di 11.061 partecipanti con un'età media di 73 anni. Nel totale, il 59% dei partecipanti è stato classificato come sano, il 26% aveva un declino cognitivo lieve e il 15% aveva una demenza. Il 58% non si esercitava regolarmente prima di essere arruolato in uno degli studi.


I ricercatori hanno raccolto dati su durata, intensità e frequenza settimanale delle sessioni di allenamento e sulla quantità di esercizio nel tempo. L'esercizio aerobico era il tipo più comune di esercizio (il cammino è il più praticato), gli altri includevano andare in bicicletta e ballare.


Alcuni studi hanno usato una combinazione di esercizi aerobici con l'allenamento di forza o di resistenza e alcuni hanno usato solo l'allenamento di forza. Un piccolo numero di studi ha usato esercizi corpo-mente come lo yoga o il Tai chi.


Dopo aver valutato tutti i dati, i ricercatori hanno scoperto che, sia nelle persone sane che nelle persone con disabilità cognitiva, un'esposizione a lungo termine all'esercizio fisico, almeno 52 ore di esercizio condotte su una media di circa sei mesi, hanno migliorato la velocità di elaborazione del cervello, la quantità di tempo richiesto per completare un compito mentale.


Nelle persone sane, la stessa quantità di esercizio migliora anche la funzione esecutiva, la capacità di una persona di gestire il tempo, prestare attenzione e raggiungere gli obiettivi. Tuttavia, i ricercatori non hanno trovato alcun collegamento tra quantità di esercizio e capacità di memoria migliorate. Esercizio aerobico, allenamento di forza, esercizio corpo-mente e combinazioni di questi sono stati trovati utili per le capacità di pensiero.


"Solo il tempo totale di esercizio ha potuto essere collegato alle capacità di pensiero migliorate", ha dichiarato la Gomes-Osman. "Ma i nostri risultati possono anche fornire ulteriori informazioni. Con la maggior parte dei partecipanti sedentari quando si sono arruolati per la prima volta in uno studio, la nostra ricerca suggerisce che usare l'esercizio per combattere il comportamento sedentario può essere una ragione per cui le capacità di pensiero sono migliorate".


Studi futuri potrebbero indagare ulteriormente su quali capacità di pensiero hanno il maggiore miglioramento con l'esercizio. Potrebbero anche esaminare gli effetti a breve e a lungo termine dell'esercizio per gli individui sedentari e per quelli fisicamente in forma.

 

 

 


Fonte: American Academy of Neurology (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Joyce Gomes-Osman, Danylo F. Cabral, Timothy P. Morris, Katalina McInerney, Lawrence P. Cahalin, Tatjana Rundek, Augusto Oliveira, Alvaro Pascual-Leone. Exercise for cognitive brain health in aging. Neurology: Clinical Practice, May 2018, DOI: 10.1212/CPJ.0000000000000460

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.