Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Scoperto gene dell'invecchiamento cerebrale

Dei ricercatori della Columbia University hanno scoperto una variante genetica comune che influisce molto sul normale invecchiamento del cervello, a partire da circa 65 anni, e può modificare il rischio di malattie neurodegenerative.


I risultati potrebbero puntare a un nuovo biomarcatore per la valutazione di interventi anti-invecchiamento ed evidenziare potenziali nuovi bersagli per la prevenzione o il trattamento di disturbi cerebrali associati all'età come l'Alzheimer.


Lo studio è stato pubblicato oggi on-line su Cell Systems.


"Se si guarda a un gruppo di anziani, alcuni sembrano più vecchi dei loro coetanei e alcuni sembrano più giovani", ha detto l'autore senior dello studio Asa Abeliovich PhD, professore di patologia e neurologia al Taub Institute for Alzheimer's Disease and the Aging Brain della CU. "Le stesse differenze di invecchiamento possono essere notate nella corteccia frontale, l'area del cervello responsabile dei processi mentali superiori. I nostri risultati mostrano che molte di queste differenze sono legate alle varianti di un gene chiamato TMEM106B. Le persone che hanno due copie 'difettose' di questo gene hanno una corteccia frontale che, da varie misure biologiche, sembra 12 anni più vecchia di coloro che hanno due copie normali".


Degli studi hanno identificato i geni individuali che aumentano il rischio di una persona per varie malattie neurodegenerative, come l'apolipoproteina E (APOE) per l'Alzheimer. "Ma quei geni spiegano solo una piccola parte di queste malattie", ha detto il coautore Herve Rhinn PhD, assistente professore di patologia e biologia cellulare all'Istituto Taub. "Il principale fattore di rischio per le malattie neurodegenerative è di gran lunga l'invecchiamento. Quando si invecchia, nella testa cambia qualcosa che ti rende più suscettibile alle malattie del cervello. Questo ci ha fatto pensare: «Cosa guida l'invecchiamento del cervello sano a livello genetico?»".


Nello studio attuale, i Dott. Abeliovich e Rhinn hanno analizzato i dati genetici su campioni di autopsie del cervello umano, presi da 1.904 persone senza malattia neurodegenerative. Prima, i ricercatori hanno esaminato la trascrittomica dei soggetti (i prodotti iniziali dell'espressione genica), compilando un quadro medio della biologia del cervello delle persone ad una certa età.


Poi hanno confrontato il trascrittoma di ogni persona con quello medio delle persone alla stessa età, tenendo d'occhio in particolare circa 100 geni la cui espressione aumenta o diminuisce con l'invecchiamento. Da questo confronto, i ricercatori hanno dedotto una misura che chiamano «differenziale di invecchiamento»: la differenza tra l'età apparente (biologica) di un individuo e la sua età vera (anagrafica). "Questo ci ha detto se la corteccia frontale di un individuo sembra più vecchia o più giovane di quanto previsto", ha detto il dottor Abeliovich.


I ricercatori hanno poi cercato nel genoma di ogni individuo le varianti genetiche che si associavano a un aumento dell'età differenziale. "Una variante spiccava: TMEM106B", ha detto il Dott Rhinn. "E' molto comune. Circa un terzo delle persone ne hanno due copie e un altro terzo ne ha una copia".


"La TMEM106B inizia ad esercitare il suo effetto una volta che le persone raggiungono i 65 anni", ha detto il dottor Abeliovich. "Fino ad allora, tutti sono sulla stessa barca, e poi entra in gioco uno stress non ancora del tutto definito. Se hai due copie buone del gene, rispondi bene a quello stress. Se hai due copie difettose, il tuo cervello invecchia più rapidamente".


I ricercatori hanno trovato una seconda variante - all'interno del gene progranulina - che contribuisce all'invecchiamento del cervello, anche se meno della TMEM106B. Progranulina e TMEM106B si trovano su cromosomi diversi, ma sono coinvolti nello stesso percorso di segnalazione. Entrambi sono anche associati ad una malattia neurodegenerativa rara chiamata «demenza frontotemporale».


Lo studio non ha affrontato il ruolo che le due varianti genetiche possono avere nella malattia neurodegenerativa. "Abbiamo studiato individui sani, quindi non parliamo di malattie", ha detto il dottor Abeliovich. "Ma naturalmente, la malattia inizia dal tessuto sano. Sembra che se hai queste varianti genetiche, l'invecchiamento del cervello accelera e ciò aumenta la vulnerabilità alle malattie del cervello e viceversa: se hai una malattia del cervello, la malattia stessa accelera l'invecchiamento cerebrale. E' un circolo vizioso".

 

 

 


Fonte: Columbia University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Herve Rhinn, Asa Abeliovich. Differential Aging Analysis in Human Cerebral Cortex Identifies Variants in TMEM106B and GRN that Regulate Aging Phenotypes. Cell Systems, Published online: March 16, 2017. DOI: 10.1016/j.cels.2017.02.009

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Ritmi cerebrali non sincronizzati nel sonno fanno dimenticare gli anziani

18.12.2017 | Ricerche

Come l'oscillazione della racchetta da tennis durante il lancio della palla per servire un ace, l...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Cerca il tuo sonno ideale: troppo e troppo poco legati al declino cognitivo

28.10.2021 | Ricerche

Come tante altre cose buone della vita, il sonno fa meglio se è moderato. Uno studio plu...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Studio rivela dove vengono memorizzati i frammenti di memoria

22.07.2022 | Ricerche

Un momento indimenticabile in un ristorante può non essere esclusivamente il cibo. Gli o...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Il sonno resetta i neuroni per i nuovi ricordi del giorno dopo

11.09.2024 | Ricerche

Tutti sanno che una buona notte di sonno ripristina l'energia di una persona; ora un nuo...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Perché le cadute sono così comuni nell'Alzheimer e nelle altre demenze?

4.09.2020 | Esperienze & Opinioni

Le cadute hanno cause mediche o ambientali

Una volta che si considerano tutte le divers...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.