Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Alzheimer: segnali molecolari inducono uno stato frenetico nelle cellule cerebrali

 La malattia colpisce le cellule che sono coinvolte nell'alimentazione dei neuroni, nella rimozione dei rifiuti cellulari e nel controllo della perfusione cerebrale.

Alzheimer: segnali molecolari inducono uno stato frenetico nelle cellule cerebrali Oltre ai neuroni, il cervello ospita vari tipi di cellule con funzioni specifiche, alcuni dei quali sono visibili in questa immagine (campione di tessuto di un topo con caratteristiche di Alzheimer). Le proiezioni dei cosiddetti astrociti sono in bianco. Gli astrociti supportano le funzioni dei neuroni e sono coinvolti nella regolazione del flusso sanguigno cerebrale. Nell'Alzheimer essi hanno forma e attività alterate. Questa immagine descrive anche il nucleo (blu) degli astrociti, dei neuroni e di altre cellule. Le strutture verdi nascono da una proteina associata all'Alzheimer. (Fonte: DZNE / A. Delekate, T. Schumacher, G. Petzold)
L'Alzheimer danneggia il sistema nervoso in molti modi diversi.


Questo perché la malattia non intacca solo i neuroni ma anche altre cellule cerebrali, come gli astrociti, che supportano le funzioni normali dei neuroni e sono coinvolti nella regolazione del flusso ematico cerebrale.


Attraverso studi sperimentali, gli scienziati del Centro Tedesco Malattie Neurodegenerative (DZNE) di Bonn e Berlino, hanno ormai acquisito nuove informazioni sul modo in cui l'Alzheimer interferisce con il metabolismo degli astrociti.


Il team di ricerca ha anche dimostrato che le alterazioni patologiche degli astrociti possono essere attenuate da un trattamento farmacologico. Le molecole di attivazione risultano essere vettori energetici della cellula come l'adenosina trifosfato (ATP): queste molecole possono indurre gli astrociti a passare ad uno stato iperattivo, caratterizzato da improvvise variazioni nella concentrazione di calcio.


Come scrivono i ricercatori sulla rivista scientifica Nature Communications, il loro studio suggerisce un potenziale approccio innovativo per il trattamento dell'Alzheimer.


In un certo senso, il cervello sembra una grande orchestra sinfonica in cui ognuno dei vari strumenti, anche se suona insieme, ha una parte speciale. Di conseguenza, il cervello è costituito da cellule nervose, chiamate anche «neuroni», che si intrecciano in una rete dove si passano i segnali tra di loro.


Dall'altra parte, le cosiddette cellule gliali sono altrettanto importanti per le funzioni cerebrali. Queste cellule una volta erano considerate mero tessuto connettivo del cervello. Tuttavia ora sappiamo che esse hanno compiti molto più complessi di quanto si pensasse. Un membro di spicco di questa famiglia versatile di cellule gliali e costituito dagli astrociti.


"Gli astrociti hanno diverse funzioni nel cervello. Ad esempio, forniscono sostanze nutritive ai neuroni, ma smaltiscono anche i prodotti di scarto del metabolismo", spiega il professor Gabor Petzold, che guida un gruppo di ricerca del sito di Bonn del DZNE e supervisiona l'Unità Neurovascolare dell'University Hospital di Bonn. "Inoltre, influenzano la comunicazione dei neuroni tra loro, e sono coinvolti nel controllo del flusso sanguigno cerebrale".

 

L'Alzheimer altera gli astrociti

È noto da tempo che gli astrociti cambiano forma in conseguenza dell'Alzheimer. Le cellule che si trovano vicino alle «placche», come sono chiamati i depositi di proteine ​​tipici di questa malattia, crescono di dimensione e formano diramazioni addizionali. Tuttavia finora non si sapeva proprio come questi cambiamenti influenzino le funzioni degli astrociti.


Così, Petzold ed i suoi colleghi hanno studiato i topi con i tipici depositi di proteine di Alzheimer nel cervello. Essi hanno scoperto che il metabolismo del calcio degli astrociti, in prossimità delle placche, era disturbato. Il calcio ha un ruolo importante come regolatore delle funzioni e del metabolismo cellulare. "Gli astrociti sono iperattivi. Ciò significa che i livelli di calcio in queste cellule potrebbero improvvisamente salire. Abbiamo anche notato che questo effetto spesso passa agli astrociti vicini, causando le cosiddette onde di calcio. L'effetto è molto simile a quello di un sasso gettato nell'acqua", osserva Petzold. "Gli astrociti normali, al contrario, solo raramente mostrano queste variazioni nella concentrazione di calcio".

 

Vettori energetici con effetto-segnale

Queste fluttuazioni sono causate dall'azione di una molecola cellulare chiamata ATP. Quando i ricercatori ne hanno bloccato il rilascio con l'aiuto di farmaci, l'attività degli astrociti si è normalizzata. Lo stesso effetto è stato raggiunto quando gli scienziati hanno attivato un recettore specifico per queste molecole. Come ha determinato il gruppo di Petzold, questo recettore è presente in quantità insolitamente elevate sulla superficie degli astrociti in prossimità delle placche. Questa circostanza rende le cellule particolarmente suscettibili.


"L'ATP, e le molecole simili, di norma forniscono energia alle cellule. Tuttavia, è già noto che possono anche agire come molecole messaggere che possono innescare reazioni specifiche", spiega Petzold. "Sebbene queste molecole siano presenti nella gran parte dei tessuti cellulari, si presume che il loro rilascio aumenti in prossimità delle placche. Abbiamo dimostrato che questo fa sì che gli astrociti passino ad uno stato di iperattività. Il percorso di segnalazione è mediato da un recettore specifico sulla superficie cellulare degli astrociti".

 

L'influenza sul flusso sanguigno

E' ancora incerto se l'iperattività degli astrociti costituisca una reazione protettiva di difesa o se sia associato a effetti negativi. Tuttavia, lo studio mostra che le onde di calcio in alcuni casi possono essere associate a cambiamenti locali nella perfusione cerebrale. "Questo è interessante, perché da tempo ci sono indicazioni che l'Alzheimer ha una componente vascolare. Le alterazioni dei vasi sanguigni e del flusso di sangue sembrano avere un ruolo importante", dice Petzold.


Secondo lo scienziato di Bonn lo studio potrebbe aprire nuove strade per la terapia: "Le nostre indagini dimostrano che è possibile ridurre l'iperattività di queste cellule. Questo potrebbe delineare un nuovo approccio per il trattamento. Potrebbe forse anche essere possibile modificare il decorso della malattia con l'aiuto di farmaci adatti".


Fino ad ora, chiarisce lo scienziato, le vie di segnalazione sono state studiate a livello della rete cellulare nel cervello. In studi futuri, Petzold e colleghi intendono indagare quale effetto ha l'inibizione dell'iperattività sui sintomi della malattia.

 

 

 

 

 


FonteDZNE - German Center for Neurodegenerative Diseases  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Andrea Delekate, Martina Füchtemeier, Toni Schumacher, Cordula Ulbrich, Marco Foddis, Gabor C. Petzold. Metabotropic P2Y1 receptor signalling mediates astrocytic hyperactivity in vivo in an Alzheimer’s disease mouse model. Nature Communications, 2014; 5: 5422 DOI: 10.1038/ncomms6422

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)