Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Perché depressione e invecchiamento aumentano il rischio di malattie?

Lo stress psicologico e i disturbi psichiatrici legati allo stress sono associati ad un maggiore rischio di malattie legate all'invecchiamento, ma i meccanismi molecolari alla base di questa relazione sono sconosciuti.


Capire questi meccanismi può contribuire allo sviluppo di strategie preventive mirate e trattamenti nuovi o migliorati per queste malattie devastanti.


Questo lavoro è stato presentato al congresso dell'European College of Neuropsychopharmacology a Berlino.


Ora un gruppo internazionale di ricercatori provenienti da Germania e Stati Uniti ha scoperto che sia l'invecchiamento che la depressione sono associati a cambiamenti nel gene FKBP5.


I geni possono essere regolati mediante l'aggiunta o la rimozione di gruppi metile (CH3) a un'area del gene. I ricercatori hanno scoperto che l'invecchiamento può ridurre questo processo di metilazione, che induce il gene FKBP5 ad essere sovra-espresso. Hanno anche scoperto che quando qualcuno è depresso, il processo di demetilazione è accelerato ancora di più.


La seconda scoperta è stata che questa maggiore espressione del FKBP5 è associata ad un aumento dei marcatori biochimici di infiammazione e di rischio cardiovascolare.


Il ricercatore dottor Anthony Zannas dell'Istituto Max Planck di Psichiatria di Monaco di Baviera, dice:

"Abbiamo scoperto che sia l'invecchiamento che la depressione sembrano portare a cambiamenti nel modo in cui viene elaborato il DNA, e che questo può controllare l'espressione dei geni che regolano il modo in cui reagiamo allo stress. Questi cambiamenti sono associati ad una maggiore infiammazione, e crediamo che questo possa portare ad un aumento del rischio di diverse malattie legate all'invecchiamento, come le malattie cardiovascolari e i disturbi neuropsichiatrici, che abbiamo osservato negli individui cronicamente stressati e depressi".

"Il nostro lavoro dimostra che il rischio delle malattie legate all'invecchiamento potrebbe essere conferito dai cambiamenti epigenetici dei geni legati allo stress e negli aumenti conseguenti nell'espressione dei marcatori di infiammazione. E' troppo presto per dire che vediamo un rapporto di causa ed effetto, quindi abbiamo bisogno di confermare i risultati su campioni più grandi e di scoprire i meccanismi su modelli animali. Se riusciremo a fare questo, potremo avere l'opportunità di sviluppare test per le malattie legate all'età e nuovi modi di prevenire gli effetti dannosi dello stress".


Il gene FKBP5 si trova sul cromosoma 6 negli esseri umani. Esso codifica la proteina 5 di legame FK506, conosciuta anche come FKBP5. Questa proteina ha un ruolo nella risposta allo stress, nella regolazione immunitaria e nei processi cellulari di base che coinvolgono il ripiegamento delle proteine.


Commentando il lavoro per l'ECNP, il professor Bill Deakin (di Manchester) ha detto:

"C'è una crescente consapevolezza che la depressione è l'espressione di una serie di vulnerabilità per una serie di disturbi associati all'età, compresa l'obesità, il diabete, le malattie cerebro-vascolari e la demenza. Zannas e colleghi stanno ora cominciando a svelare alcuni dei primi meccanismi molecolari del rischio condiviso. L'attenzione si concentra sul FKBP5, un fattore di trascrizione proteico che regola diversi geni rilevanti per la depressione (tramite gli ormoni dello stress) e per disturbi come l'Alzheimer".

"Vivere traumi nell'infanzia e nell'invecchiamento influisce sull'attività del gene del FKBP5. Questa regolazione epigenetica è anormale nelle persone con depressione. E' solo l'inizio e questi risultati devono essere confermati in via definitiva su grandi popolazioni. Tuttavia abbiamo la via per trovare sottotipi molecolari della depressione con trattamenti specifici mirati sui fattori di trascrizione e sui meccanismi epigenetici".

 

 

 

 

 


Fonte: European College of Neuropsychopharmacology via AlphaGalileo (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

È lo scopo o il piacere la chiave della felicità mentre invecchiamo?

19.11.2021 | Esperienze & Opinioni

I benefici di avere un senso di scopo nella vita sono davvero incredibili. Le persone co...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023 | Ricerche

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Un nuovo modello per l'Alzheimer: fenotipi di minaccia, stati di difesa e…

23.04.2021 | Esperienze & Opinioni

Che dire se avessimo concettualizzato erroneamente, o almeno in modo incompleto, il morb...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Smetti di chiederti se sei un bravo caregiver

3.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Amare e prendersi cura di qualcuno con demenza può essere difficile. Forse, è una delle ...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.