Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La memoria si basa sugli astrociti, le cellule meno note del cervello

La memoria si basa sugli astrociti, le cellule meno note del cervelloQuando siamo in attesa di qualcosa, come il pasto ordinato in un ristorante, o quando qualcosa cattura il nostro interesse, dei ritmi elettrici unici schizzano attraverso il cervello.


Queste onde sono chiamate «oscillazioni gamma» e riflettono una sinfonia di cellule, sia eccitatoria che inibitoria, che risuona insieme in modo orchestrato. Anche se il loro ruolo è controverso, le onde gamma sono state associate alle funzioni cerebrali di livello superiore, e i disturbi nei loro schemi sono stati legati alla schizofrenia, all'Alzheimer, all'autismo, all'epilessia e ad altri disturbi.


Ora, una nuova ricerca del Salk Institute dimostra che delle cellule di supporto nel cervello poco conosciute (gli astrociti) possono infatti essere i principali attori che controllano queste onde. Nello studio, pubblicato il 28 luglio nei Proceedings of the National Academy of Sciences, i ricercatori del Salk segnalano una strategia nuova e imprevista per abbassare le oscillazioni gamma, non disattivando i neuroni, ma gli astrociti, il tipo di cellule che si ritiene generalmente che abbia più che il semplice ruolo di supporto nel cervello.


Nel processo il team ha dimostrato che gli astrociti, e le oscillazioni gamma che aiutano a formare, sono fondamentali per alcune forme di memoria. "Questa è quella che potrebbe essere definita un pistola fumante", dice il co-autore Terrence Sejnowski, responsabile del Computational Neurobiology Laboratory del Salk Institute for Biological Sciences e ricercatore dello Howard Hughes Medical Institute. "Ci sono centinaia di pubblicazioni che collegano le oscillazioni gamma all'attenzione e alla memoria, ma sono tutti correlazionali. Questa è la prima volta che siamo riusciti a fare un esperimento causale, dove abbiamo bloccato selettivamente le oscillazioni gamma e mostrato che questo ha un impatto altamente specifico sul modo in cui il cervello interagisce con il mondo".


La collaborazione tra i laboratori dei professori Sejnowski, Inder Verma e Stephen Heinemann del Salk ha scoperto che l'attività in forma di segnalazione del calcio degli astrociti precede immediatamente le oscillazioni gamma nel cervello dei topi. Questo suggerisce che gli astrociti, che usano molti degli stessi segnali chimici dei neuroni, potrebbero influenzare queste oscillazioni. Per verificare la teoria, il gruppo ha usato un virus che trasporta tossina tetanica per disabilitare il rilascio di sostanze chimiche rilasciate selettivamente dagli astrociti, ed eliminando efficacemente la capacità delle cellule di comunicare con le cellule vicine. I neuroni non sono stati influenzati dalla tossina.

Astrociti
Dopo aver aggiunto un prodotto chimico per innescare le onde gamma nel cervello degli animali, i ricercatori hanno trovato che il tessuto cerebrale con astrociti disabilitati produce onde gamma più brevi rispetto ai tessuti contenenti cellule sane.


E dopo aver aggiunto tre geni che permettono ai ricercatori di accendere o spegnere la tossina tetanica negli astrociti in modo selettivo e a volontà, hanno scoperto che le onde gamma erano soffocate nei topi ai cui astrociti era stato impedito di segnalare. Lo spegnimento della tossina ha invertito questo effetto.


I topi con i astrociti modificati sembravano perfettamente sani. Ma dopo alcuni test cognitivi, i ricercatori hanno scoperto che fallivano in un settore importante: il riconoscimento dei nuovi oggetti. Un topo sano passa più tempo con un nuovo oggetto inserito nel suo ambiente di quanto non faccia con gli oggetti familiari, come previsto.

 
Al contrario, i nuovi topi mutanti del gruppo hanno trattato tutti gli oggetti in modo uguale. "Ciò si è rivelato un risultato spettacolare, nel senso che la memoria di riconoscimento di nuovi oggetti non solo è stata compromessa, ma era sparita, come se avessimo eliminato questa forma di memoria, lasciando intatte le altre", dice Sejnowski. I risultati sono stati sorprendenti, in parte perché gli astrociti operano su una scala di tempo di secondi o più, mentre i neuroni segnalano in modo molto più veloce, sulla scala dei millisecondi.


A causa di questa minore velocità, nessuno sospettava che gli astrociti potessero essere coinvolti nell'attività cerebrale di alta velocità necessaria per prendere decisioni rapide. "Quello che ho pensato di abbastanza unico era che gli astrociti, considerati per tradizione solo custodi e di supporto ai neuroni e ad altre cellule, sono coinvolti anche nel trattamento delle informazioni e in altri comportamenti cognitivi", dice Verma, professore del Laboratorio di Genetica e dell'American Cancer Society.


Non è che gli astrociti siano veloci: sono comunque più lenti dei neuroni. Ma la nuova evidenza suggerisce che gli astrociti mettono attivamente a disposizione l'ambiente giusto perchè insorgano le onde gamma, che a loro volta danno al cervello più possibilità di imparare e di cambiare la forza delle connessioni neuronali.


Sejnowski dice che il risultato comportamentale è solo la punta dell'iceberg. "Il sistema di riconoscimento è estremamente importante", dice, aggiungendo che esso include il riconoscimento di altre persone, luoghi, fatti e cose che sono successe in passato. Con questa nuova scoperta, gli scienziati possono cominciare a capire meglio il ruolo delle onde gamma nella memoria di riconoscimento, conclude.

 

*****
Hanno collaborato Hosuk Sean Lee della Sogang University di Seoul in Corea del Sud; Andrea Ghetti, Gustavo Dziewczapolski e Juan C. Piña-Crespo del Laboratorio di Neurobiologia Molecolare del Salk; António Pinto-Duarte dell'Istituto di Farmacologia e Neuroscienze, Facoltà di Medicina e dell'Istituto di Medicina Molecolare, Unità di Neuroscienze dell'Università di Lisbona in Portogallo; Xin Wang del Salk; Francesco Galimi del Salk e del Dipartimento di Scienze Biomediche / Istituto Nazionale di Biostrutture e Biosistemi all'Università degli Studi di Sassari in Italia; e Salvador Huitron-Resendiz e Amanda J. Roberts dello Scripps Research Institute di La Jolla in California.

Il lavoro è stato finanziato dal Salk, dalla Calouste Gulbenkian Foundation, dalla Life Sciences Research Foundation, dalla Brain and Behavior Research Foundation, dalla Bundy Foundation, dalla Jose Carreras International Leukemia Foundation, dai Pew Charitable Trusts, dalla National Science Foundation, dallo Howard Hughes Medical Institute, dall'Office of Naval Research, e dai National Institutes of Health.

 

 

 

 

 


FonteSalk Institute  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Hosuk Sean Lee, Andrea Ghetti, António Pinto-Duarte, Xin Wang, Gustavo Dziewczapolski, Francesco Galimi, Salvador Huitron-Resendiz, Juan C. Piña-Crespo, Amanda J. Roberts, Inder M. Verma, Terrence J. Sejnowski, and Stephen F. Heinemann. Astrocytes contribute to gamma oscillations and recognition memory. PNAS, July 28, 2014 DOI: 10.1073/pnas.1410893111

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee g...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Scoperta nuova causa di Alzheimer e di demenza vascolare

21.09.2023

Uno studio evidenzia la degenerazione delle microglia nel cervello causata dalla tossicità del ferro...

Malato di Alzheimer: la casa di cura la paga lo Stato?

25.05.2023

Chi si fa carico delle spese per un malato di Alzheimer ricoverato in una casa di riposo? Scopriamo ...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle cap...

Effetti della carenza di colina sulla salute neurologica e dell'intero si…

23.01.2023

Assorbire colina a sufficienza dall'alimentazione è cruciale per proteggere il corpo e il cervello d...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.