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Dormire poco e male associato a deterioramento del cervello in vecchiaia

Una ricerca pubblicata oggi su PLoS ONE dagli scienziati della Università di Warwick indica che i problemi del sonno sono associati ad un peggioramento della memoria e della funzione esecutiva degli anziani.


Lo studio, finanziato dall'«Economic and Social Research Council» ha eseguito l'analisi del sonno e dei dati cognitivi (funzione del cervello) di 3.968 uomini e 4.821 donne nell'ambito dell'«English Longitudinal Study of Ageing». I partecipanti hanno anche riferito dettagli sulla qualità e quantità del sonno per un mese.


I risultati dello studio dimostrano che esiste un'associazione tra qualità/ durata del sonno e la funzione del cervello che cambia con l'età. Negli adulti tra 50 e 64 anni di età, dormire poco (meno di 6 ore a notte) o molto (più di 8 ore a notte) è stato associato a punteggi più bassi della funzionalità del cervello. Al contrario, negli anziani (65-89 anni) sono stati osservati punteggi più bassi della funzione del cervello solo in coloro che dormono molto.


La Dott.ssa Michelle A. Miller dice che "6-8 ore di sonno per notte sono particolarmente importanti perchè i giovani adulti mantengano una funzione cerebrale ottimale. Questi risultati sono coerenti con la nostra ricerca precedente, che ha dimostrato che 6-8 ore di sonno per notte sono ottimali per la salute fisica, che comprende un rischio più basso di sviluppare obesità, ipertensione, diabete, malattie cardiache e ictus".


È interessante notare che, per gli adulti in età di pre-pensionamento, la qualità del sonno non ha avuto alcuna associazione significativa con i punteggi della funzione cerebrale, mentre negli anziani (oltre 65 anni), c'è stata una significativa relazione tra qualità del sonno e i punteggi osservati.


"Il sonno è importante per una buona salute e per il benessere mentale", spiega il professor Francesco Cappuccio, "ottimizzare il sonno in età avanzata può contribuire a ritardare il declino della funzione del cervello derivante dall'età, e può addirittura rallentare o impedire il rapido declino che porta alla demenza".


La dott.ssa Miller conclude che "se il sonno scadente causa il declino cognitivo futuro, i miglioramenti non farmacologici del sonno possono fornire un intervento di sanità pubblica di basso costo, alternativo e più accessibile, per ritardare o rallentare il tasso di declino cognitivo".

 

 

 

 

 


FonteUniversity of Warwick   (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Michelle A. Miller, Hayley Wright, Chen Ji, Francesco P. Cappuccio. Cross-Sectional Study of Sleep Quantity and Quality and Amnestic and Non-Amnestic Cognitive Function in an Ageing Population: The English Longitudinal Study of Ageing (ELSA). PLoS ONE, 2014; 9 (6): e100991 DOI: 10.1371/journal.pone.0100991

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