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*** Siamo in settembre, uno dei 12 mesi dell'anno del tutto uguali per i malati di Alzheimer, i familiari e i caregiver.

Perché alcune persone sono più suscettibili all'Alzheimer?

Una nuova ricerca dell'Università di Sheffield, insieme a scienziati dell'Università di Cambridge, della Washington University e dell'Università della Finlandia Orientale, rivela come il gene di rischio chiamato Apolipoproteina E (ApoE) interagisce con la proteina amiloide-beta (Aβ) e come questa interazione influisce sulla probabilità di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA).


L'accumulo di Aβ nel tessuto cerebrale, che forma ciuffi noti come placca, è un segno distintivo del MA. Questo accumulo inizia da due a tre decenni prima che appaiano sintomi, segnando uno dei primi segni di disfunzione nella malattia. Questo processo di accumulo danneggia le cellule cerebrali e compromette le loro funzioni, portando a sintomi come la perdita di memoria. Pertanto, fermare questo processo di accumulo o mitigare la tossicità attorno ad esso è una potenziale strategia terapeutica.


L'ApoE è il gene di rischio più comune legato al MA, e può avere tre forme comuni nell'uomo: l'ApoE2 è associato a un rischio ridotto di MA, l'ApoE3, la forma più comune, non sembra influire sul rischio della malattia, mentre l'ApoE4 aumenta significativamente il rischio. Circa 1 individuo sano su 7 è portatore di 2 copie del gene ApoE4, ma un paziente su 2,5 con diagnosi di MA possiede questo gene, evidenziando il rischio sostanziale che pone per lo sviluppo della condizione.


Con il loro studio pubblicato su Nature Communications, gli scienziati di Sheffield hanno collegato questi due eventi fondamentali del MA: come il gene ApoE ereditario è legato allo sviluppo del MA modulando il processo di accumulo di Aβ. Hanno usato un approccio innovativo, convertendo le cellule della pelle dall'uomo nel tipo di cellule cerebrali e isolando i ciuffi di Aβ dal cervello dei pazienti che hanno versioni diverse del gene ApoE.


Hanno scoperto che tutte le forme del gene ApoE interagiscono con l'Aβ durante le prime fasi dell'accumulo. Tuttavia, la variante ApoE4 del gene fa sì che l'Aβ diventi più dannosa per le cellule cerebrali e acceleri il suo accumulo, rispetto alle altre varianti del gene. L'autore senior dello studio, il dott. Suman De dell'Università di Sheffield, ha dichiarato:

"È particolarmente interessante nei nostri risultati che abbiamo identificato un obiettivo specifico ApoE4 - aggregati o ciuffi Aβ. Concentrandoci sulla rimozione di questi ciuffi, possiamo mitigare il danno che l'Aβ provoca alle cellule cerebrali, migliorare l'eliminazione di Aβ tossica e potenzialmente rallentare il suo accumulo. Ciò apre la strada a nuove terapie che puntano questi specifici gruppi di proteine, offrendo una nuova strada per la lotta al MA".


La FDA ha approvato di recente due diversi trattamenti per la rimozione di ciuffi amiloidi dal tessuto cerebrale dei pazienti di MA, fornendo nuove speranze nella lotta a questa condizione debilitante. Tuttavia, il loro effetto è modesto, specialmente per quelli con geni ApoE4. Uno dei motivi è che questi trattamenti sono generalmente somministrati nelle fasi sintomatiche della malattia quando molte cellule cerebrali sono già state danneggiate a causa del processo di accumulo di Aβ.


Questo studio permette di capire come l'ApoE influenza il raggruppamento di Aβ durante le prime fasi della malattia e mostra che la rimozione selettiva dei ciuffi dannosi di Aβ con i quali interagisce l'ApoE4 potrebbe mitigare la perdita delle cellule cerebrali e accelerare l'eliminazione dell'amiloide dal cervello.


Gli scienziati sperano che ricerche future possano portare a terapie mirate, in particolare per i pazienti con gene ApoE4, per rallentare o prevenire la progressione del MA. Sebbene questa ricerca sia alle prime fasi, rappresenta un passo avanti significativo nella comprensione del MA. Il dott. De ha aggiunto:

"Questa scoperta spiega perché le persone con una variante specifica del gene ApoE ereditate hanno un rischio molto più elevato di sviluppare il MA. Sebbene questo rischio associato al gene ApoE sia noto da decenni, il nostro studio illumina i meccanismi specifici con cui diverse varianti del gene ApoE influenzano l'accumulo di Aβ e influenzano quindi la probabilità di sviluppare la malattia".

 

 

 


Fonte: University of Sheffield (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Z Xia, [+29], S De. Co-aggregation with Apolipoprotein E modulates the function of Amyloid-β in Alzheimer’s disease. Nat Commun, 2024, DOI

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Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

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