Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Le questioni etiche poste dalla Stimolazione Cerebrale Profonda nell'Alzheimer

I primi, e promettenti, studi sulla stimolazione cerebrale profonda (DBS) per il trattamento dell'Alzheimer hanno aperto un percorso per futuri studi clinici.


Ma dei ricercatori della University of Pennsylvania, in una nuova recensione sul Journal of Alzheimer's Disease, sostengono che stanno emergendo, e devono essere affrontate, delle questioni etiche uniche in questa popolazione vulnerabile, per quanto riguarda il processo decisionale e l'accesso al trattamento post-studio.


Il paziente ha ancora la capacità di prendere una decisione informata nel mezzo del processo? Ci sono fraintendimenti sul suo beneficio terapeutico? Il dispositivo rimarrà impiantato anche al termine del test? e chi lo pagherà?


Queste sono le domande poste in un articolo di revisione etica che stabilisce anche le linee guida che devono considerare i ricercatori al momento dell'iscrizione dei malati di Alzheimer agli studi DBS. L'articolo è stato scritto da Andrew M. Siegel MD (assistente professore di psichiatria clinica della Scuola Perelman di Medicina alla University of Pennsylvania), Marna S. Barrett PhD (professore associato di Psicologia in Psichiatria della Penn), e Mahendra T . Bhati MD (ex assistente professore di psichiatria clinica alla Penn, ora alla Stanford University).


Approvata per il trattamento di disturbi neuropsichiatrici e del movimento (come il Parkinson), la DBS è una procedura chirurgica invasiva che comporta l'impianto di un microstimolatore che invia impulsi elettrici a punti specifici nel cervello. Spinta dalla necessità urgente di terapie efficaci e dal successo di studi recenti, la DBS è ora emersa anche come un possibile trattamento per l'Alzheimer.


"Poiché il numero di persone colpite dall'Alzheimer continua a crescere, insieme con i costi per gli individui, le famiglie e la società, sono necessarie con urgenza nuove terapie. La DBS è una di queste modalità di trattamento che ha mostrato risultati iniziali promettenti", ha detto Siegel. "Tuttavia, questo entusiasmo deve essere temperato da considerazioni etiche prudenti, per aiutare a proteggere meglio i pazienti".


Gli autori richiamano tre questioni etiche che dovrebbero essere affrontate e le raccomandazioni.

  1. Gli autori dicono che è importante garantire che i soggetti di studio siano dotati di una sufficiente capacità decisionale, perché tali individui hanno deficit cognitivi che potrebbero ragionevolmente limitare tale capacità e, quindi, compromettere il consenso informato. La DBS per gli esperimenti deve avere un meccanismo robusto sia per rilevare la perdita di capacità decisionale che per proteggere gli interessi dei pazienti durante il processo.
    I suggerimenti includono l'uso di una valutazione convalidata della capacità decisionale sotto mandato dell'Institutional Review Board (IRB), come ad esempio l'intervista MacCat-CR, e un "consenziente ausiliario", qualcuno non affiliato allo studio che determina la conoscenza del paziente delle procedure, dei rischi, e del dispositivo.
  2. Il fraintendimento terapeutico è un'altra preoccupazione. I pazienti con Alzheimer, alla disperata ricerca di sollievo e senza una valida alternativa, possono accettare la DBS come ultima risorsa. Tale disperazione può creare la percezione alterata che l'obiettivo primario dello studio sia dare benefici alla salute invece che conoscenze sull'efficacia del dispositivo. Se lasciata incontrollata, questa percezione potrebbe distorcere la comprensione dei pazienti dei rischi e dei benefici della DBS.
    "Potrebbe essere necessario informare direttamente i pazienti durante il consenso allo studio che gli «obiettivi scientifici avranno la priorità sugli obiettivi terapeutici»", scrivono gli autori. Può rivelarsi efficace anche un periodo di riflessione, dove i pazienti hanno il tempo sufficiente per elaborare tutte le informazioni che hanno ricevuto.
  3. Un'altra domanda da porsi al termine dello studio è se i pazienti che hanno beneficiato del dispositivo dovrebbero continuare a ricevere il trattamento. Questa domanda è particolarmente rilevante considerando l'elevato costo della DBS e il fatto che il dispositivo può restare al paziente per molti anni dopo la fine dell'esperimento.
    Gli autori ritengono che negare l'accesso dei pazienti all'unico intervento conosciuto per alleviare le loro sofferenze equivale a violare il sacrosanto principio di "non nuocere". "Fornire l'accesso post-prova al sottogruppo di pazienti che ha dimostrato di beneficiare di un esperimento fallito non è solo eticamente appropriato", dice Siegel, "ma consentirebbe la raccolta di dati longitudinali sicuri ed efficaci non evidenziati nello studio originale".
    Secondo gli autori, una volta che l'accesso post-esperimento è accettato da un gruppo di ricerca, la sfida è la responsabilità finanziaria. I pazienti, insieme a sponsor, investigatori, sistemi di assistenza sanitaria, assicurazione, governi e organizzazioni non-profit devono mettersi insieme per condividere la responsabilità e negoziare accordi di accesso continuo prima dell'arruolamento nello studio.


Questo modello ha funzionato in passato: l'HIV Netherlands, Australia, Thailand Research Collaboration è un esempio.

"Speriamo che questa recensione possa facilitare lo sviluppo di progetti di studio e di procedure di supervisione IRB che proteggono meglio i soggetti di ricerca", ha detto Siegel. "Un passo successivo ragionevole è che i centri di ricerca e gli ospedali esaminino la loro pratica corrente e le politiche che guidano la DBS nella ricerca di Alzheimer. La nostra revisione potrebbe fungere da guida per aiutarli a porre le domande pertinenti sul loro stato attuale di supervisione e a considerare le modifiche a seconda dei casi".

 

 

 


Fonte: University of Pennsylvania (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Andrew M. Siegel, Marna S. Barrett, Mahendra T. Bhati. Deep Brain Stimulation for Alzheimer’s Disease: Ethical Challenges for Clinical Research. Journal of Alzheimer's Disease, Volume 56, Number 2

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

 

Notizie da non perdere

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

L'esercizio fisico dà benefici cognitivi ai pazienti di Alzheimer

29.06.2015 | Ricerche

Nel primo studio di questo tipo mai effettuato, dei ricercatori danesi hanno dimostrato che l'ese...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Cervello del toporagno si restringe in inverno e rinasce in estate: c'è q…

10.09.2025 | Ricerche

I toporagni comuni sono uno dei pochi mammiferi noti per restringere e far ricrescere in...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Scienziati dicono che si possono recuperare i 'ricordi persi' per l…

4.08.2017 | Ricerche

Dei ricordi dimenticati sono stati risvegliati nei topi con Alzheimer, suggerendo che la...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Qualità della vita peggiora quando l'Alzheimer è complicato dal cancro

28.04.2023 | Esperienze & Opinioni

Che considerazioni si possono fare per una persona con Alzheimer che riceve anche la diagnosi di can...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Svelata una teoria rivoluzionaria sull'origine dell'Alzheimer

28.12.2023 | Ricerche

Nonostante colpisca milioni di persone in tutto il mondo, il morbo di Alzheimer (MA) man...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.