Quando mia madre si è allontanata da casa (vedi episodi precedenti), per cercare la «casa», ha intrapreso un'Avventura Eccellente che continua a risuanare nella nostra vita.
Io, che avevo l'incarico, e me ne prendo la responsabilità, sono quella che si sente più ipervigilante per dove si trova e per la sua sicurezza.
Quando passo la notte a casa dei miei genitori, mi sogno senza sosta di lei. La notte scorsa ho sognato che eravamo state invitate ad una conferenza in cui lei parlava con eloquenza della sua demenza, mentre io cercavo di svignarmela nuda su quattro zampe come se questo potesse nascondere la mia nudità.
Per fortuna, la sveglia mi ha svegliato da questo dilemma imbarazzante. Poco dopo, quando è venuta fuori dalla sua camera da letto, ho dovuto seguirla per vedere se davvero avesse qualche intuizione eloquente.
"Allora, ti senti come se stessi dando i numeri?" Chiedo. Aveva l'abitudine di insistere che aveva tutti i numeri [marbles in inglese] e si risentiva qualcuno pensava che li stesse perdendo. Ho pensato che "numeri" avrebbe innescato una risposta. Oggi lei risponde: "Numeri [Marbles]? Cosa sono?". Ridacchio: "Perchè mi sento come se ne avessi perso un sacco dei miei ultimamente". In realtà sto scomettendo sulle sue intuizioni. Qual è quella demente ora?
Nonostante il mio trauma e il conseguente eccesso di vigilanza, credo che la sua Avventura Eccellente sia stata una benedizione travestita. E' stato un suono di sirena sgradevole che ci ha segnalato la sua capacità di vagare, e un catalizzatore che ci ha portato a far decollare la sua assistenza a 24/7, che è chiaramente meglio per lei.
A dimostrazione della necessità di installare un sistema di sicurezza video in tutta la casa, il suo salire in macchina e guidare lontano è stata una dimostrazione enfatica ed efficiente di quanto fosse disturbata dall'essere lasciata a casa da sola. Ora sappiamo che ha bisogno di persone che si prendono cura di lei per orientarla e rassicurarla, perchè il tempo e il luogo non sono più impressi in lei.
Eccoci dunque sei mesi più tardi. In questo Lunedi mattina di ottobre, guardo il suo vagare per la casa, in cerca di qualcuno. La chiamo mentre passa, ma lei non mi vede, la sua ecolocalizzazione è in declino. Infine, mi spia ed esprime sollievo. "Tutte le persone se ne sono andate!", si lamenta. "Beh, io sono qui. Non ti lasciamo mai a casa da sola. Qualcuno è sempre con te", la rassicuro. Lei afferma: "Questo va bene. Perchè qualcuno deve assicurarsi che tutto vada bene!". Ah, l'eloquenza che stavo cercando. Anche lei sa che non è una buona idea restare a casa da sola.
Ma incredibilmente il ricordo della sua Avventura Eccellente era già completamente cancellato nel momento in cui l'ho ripresa al Pronto Soccorso. Com'è affascinante pensare che il suo cervello non era in grado di mantenere il ricordo della sua avventura, perfino mentre questa era in corso.
In realtà, la sua mancanza di memoria e il suo disorientamento ci sta tutt'ora mistificando. Tutti noi sei del team di assistenza ci commiseriamo spesso, e a quanto pare siamo vittime di una specie unica di «demenza del caregiver», mentre continuiamo a essere increduli quando lei non riesce a ricordare cos'è una fragola, come indossare un costume da bagno, chi sono i suoi nipoti, o di avere pranzato cinque minuti fa.
Suppongo che non riusciremo mai ad adattarci completamente a questa realtà, soprattutto perché la barra continua a muoversi. Il mese scorso, mia madre riusciva a trovare la ciotola di cereali preparata per lei la sera prima, a trovare il latte e a versarlo. Diversi giorni di questa settimana, abbiamo visto il suo vagare in giro per la cucina in cerca di qualcosa da mangiare. L'ho vista prendere una pesca e cercare di sbucciarla come un'arancia.
Per aiutarla le ho passato la ciotola di cereali con il segno che significava «aggiungere il latte». Ma poi ha estratto il cartone di latte di mucca e quello di cocco dal frigorifero, esaminando prima uno e poi l'altro, incapace di confrontarli, contrastare o decodificare quale-è-cosa, e quale versare sui cereali.
Anche la mia domanda "Vuoi il latte di cocco o quello normale?" l'ha messa in uno stato di confusione. Perso un altro numero, che forse non sarà mai più ritrovato o riutilizzato.
Assistiamo increduli, impotenti, mentre i suoi numeri diventano sempre meno e più radi.
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Fonte: in PsychologyToday.com (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari
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