Un cardiologo in pensione si siede ad un tavolo della L'Chaim Retirement Home di Toronto, analizzando cardiogrammi. Però non è un volontario che dà il suo tempo per aiutare gli altri. A sua insaputa, sta lavorando per mantenere i suoi ricordi.
La L'Chaim per il programma di demenza sta usando il metodo Montessori, un nuovo approccio per combattere la demenza che è stato implementato nei centri diurni e nelle case di cura in tutto il paese nel corso degli ultimi anni.
Prendendo i principi del metodo Montessori, creato per i bambini nella prima parte del secolo scorso, e applicandolo agli adulti che soffrono di una serie di malattie cognitive, il programma è visto come un raggio di speranza in quella che è spesso una realtà straziante. Più di mezzo milione di canadesi sono attualmente interessati dalla demenza, che, con l'invecchiamento della popolazione, è destinata a diventare una preoccupazione ancora maggiore.
L'approccio relativamente semplice del programma è parte del suo fascino. Come nel caso del medico, il Metodo Montessori permette alle persone di eseguire i compiti che sentono familiari, insieme a giochi che potenziano la mente, gruppi di discussione e un ambiente fisico progettato sia per rassicurare che per stimolare. E sembra funzionare.
Al Dementia Support Dov & Zipora Burstein Senior Centre, il primo centro diurno di questo genere nella Greater Toronto Area, Miriam Greenberg sta tirando la pasta per biscotti (nella foto a sinistra). E' ovvio che l'ha fatto molte altre volte. Le sue mani ben curate spostano il mattarello molto lentamente per appianare ogni segmento fino al bordo, premendo di nuovo insieme eventuali crepe che si formano.
In altri ambienti, questa piccola 87enne, e le altre tre donne al tavolo, probabilmente sarebbero state viste di primo acchitto come pazienti di demenza bisognose di cure costanti. Qui, al nuovo centro diurno per anziani, che la Greenberg frequenta tre volte la settimana, essa è vista come una donna che potrebbe essersi divertita a cucinare in precedenza nella sua vita e che potrebbe divertirsi anche oggi. "Ho sempre cucinato molto", dice mentre spruzza una miscela di noci sulla pasta. "I biscotti della nonna", aggiunge con voce tremula mentre elenca tranquillamente i primi ingredienti.
Il metodo Montessori per la demenza è figlio del cervello di Gail Elliot, ex gerontologa della McMaster University, che gestisce ora un'attività di formazione per caregiver e di consulenza per le istituzioni pubbliche e private. Si è ispirata al lavoro di un psicologo americano, Cameron Camp, che alla fine degli anni '90 si è impradronito dell'idea che, trovando la persona dietro la demenza, i caregiver possono trovare indizi su come rafforzare la loro funzione cerebrale - o almeno rallentarne il declino. "Trova la storia e vedi la persona: chi è quella persona oggi e come possiamo tirarla fuori", dice la Elliot. "I ricordi non sono tutti persi. Scopriamo ciò che rimane ancora e capitalizziamo su di essi e miglioriamo la qualità della vita".
Anche se la Elliot resiste al vedere troppi paralleli tra i bambini piccoli e le persone con demenza, per non infantilizzare nessuno, lei crede che il marchio Montessori possa risuonare in molti. "E' così semplice", dice. "Quando si fa qualcosa con il proprio bambino, si pensa: quali sono le sue esigenze? Cosa gli piace fare, cosa è capace di fare? Non puoi sfidarlo a fare troppo, perché sarà frustrato e si arrenderà. Ma rendi la cosa solo un po' più difficile di quello che può fare, in modo che possa migliorare".
Altri che lavorano nel settore vedono i metodi basati sulla Montessori con un buon potenziale per la fornitura di stimolo e di impegno. Habib Chaudhury, professore e docente del corso di laurea di gerontologia alla Simon Fraser University, dice che sono necessarie ulteriori ricerche, ma ci sono "alcune evidenze che il metodo riduce l'ansia e fornisce attività significative alle persone con demenza". Egli dice che un altro fattore positivo è che il metodo si basa molto sull'ambiente sensoriale, e sui cinque sensi, cosa "molto importante nell'esperienza di demenza".
Nella struttura è difficile non notare un altro principio Montessori importante in gioco, quello dell' "ambiente preparato". Segni grandi e leggibili riempiono i muri. C'è un enorme calendario, che ricorda alle persone che giorno è. Al tavolo di self-service per caffè e tè, è tutto etichettato, fino alla zuccheriera. Anche se le uscite sono abilmente camuffate da immagini di mobili tromp l'oeil (dipinti realistici che evitano il comportamento comune di molti pazienti con demenza di "cercare-l'uscita") tutto il resto è ben marcato, compresi i bagni e gli armadi della cucina.
"Nulla è lasciato da indovinare alla loro memoria", dice Deborah Rothenberg, direttrice delle operazioni, mentre visitiamo il centro. "E' un posto sicuro". I tavoli sono preparati con la versione per adulti di attività dell'asilo, come classificazioni, puzzle e giochi. Libri di canzoni e storie sono stampati solo sulla pagina destra, con la nota "Si prega di voltare pagina" a destra di ogni angolo inferiore. Mentre i bambini giocherebbero con le immagini di animali carini, qui le attività giocano con la gente. C'è un cesto di asciugamani da piegare e uno di calzini da abbinare. Se ci fossero stati uomini oggi, potrebbero essere mandati verso un bidone pieno di tubi e connessioni idrauliche - Lego per adulti, se si vuole.
"Niente è infantile", dice. Tranne una delle piccole stanze che fiancheggiano il grande spazio aperto al centro, piena di bambole e vestiti. La Rothenberg è attenta a sottolineare che questa stanza è terapeutica per gli ospiti di demenza con funzionamento molto basso, che possono trovare confort nelle coccole delle bambole e nel vestirle; le sette donne qui oggi sono considerate ad alto funzionamento e sarebbe un insulto invitarle a giocare con le bambole.
Oltre ad aiutare gli anziani a trascorrere una giornata significativa e piacevole, la Elliot dice che il programma può anche contenere molti dei comportamenti associati alla demenza, come i pazienti che si afferrano al personale, fanno più volte le stesse domande, sono errabondi e gridano, cosa che può essere comune in strutture senza maggiori risorse. "Mi piacerebbe trasformare il modo in cui ci prendiamo cura delle persone con demenza".
La figlia della Greenberg, Fern Kutnowski, dice che le differenze in sua madre sono sorprendenti; negli ultimi quattro mesi essa ha frequentato il programma, che costa 59 dollari [canadesi = circa 44 Euro] al giorno. Stava peggiorando in termini di salute e trascorreva la maggior parte del suo tempo seduta su una sedia a guardare fuori dalla finestra. Ora, è più probabile che possa impegnarsi in una conversazione con la figlia e non ha bisogno di essere tormentata per restare attiva.
Anche se resisteva per andare all'inizio, "Lei si sente bene, alla fine della giornata. Torna a casa e dice: 'Ho lavorato molto duramente oggi' ". E, sì, la cottura può aver avuto un ruolo. "Mia madre era una cuoca incredibile. Eravamo tutti abituati a chiedere i biscotti Safta (della nonna)". La Greenberg, che soffre di demenza da più di sette anni, viveva in un appartamento con aiuto a domicilio, ma ora vive in una casa di accoglienza per anziani. La Kutnowski dice che va bene ed è impegnata nella vita. "Se fosse sana, potrebbe pensare che questa è una sciocchezza. Ma sta funzionando. Non e' più la stessa persona".
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Pubblicato da Tralee Pearce in The Globe and Mail il 24 Gennaio 2013 - Traduzione di Franco Pellizzari - Foto: Fred Lum /The Globe and Mail
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