Sto finendo un meraviglioso viaggio nella Costa Ovest, dopo aver parlato a 6 diversi eventi nella zona della baia e Portland in Oregon questa settimana.
Durante una conferenza, ho ampliato un concetto che ho affrontato leggermente in un recente post sul blog, e ho avuto alcune risposte molto positive, così ora aggiungerò altri miei pensieri. Spero di poter fare questo senza alienarmi le simpatie dei miei buoni amici nella specialità della psichiatria ...
Mi è diventato chiaro che usiamo ampiamente i psichiatri come consulenti per le persone affette da demenza, in particolare nelle istituzioni di cura a lungo termine. Inoltre è emerso che la maggior parte degli interventi sono incentrati attorno a vari tipi di disagio per i quali il personale di cura ha bisogno di assistenza. Qui sta un problema molto semplice, un altro paradigma imperfetto.
Sembra che sempre più (o forse lo è sempre stato), la demenza sia vista come una malattia psichiatrica. I psichiatri (specialisti in tali malattie) arrivano con naturalezza a questi consulti con questa mentalità, rafforzando in tal modo ciò che io credo sia un'idea sbagliata: che i sintomi del disagio sono simili ai sintomi della psicosi o di altre malattie psichiatriche, e che la manipolazione neurochimica è la soluzione. La mia esperienza è che questi consulenti, sempre più, vengono utilizzati come "manofratori esperti delle pillole", che ci aiutano a trovare la migliore opzione di antipsicotico, o la dose ottimale di un anticonvulsivante, al fine di "controllare il comportamento".
Ecco il problema come lo vedo io: La demenza non è una malattia psichiatrica. Si tratta del cambiamento dell'esperienza che una persona ha di ciò che lo circonda e di come elabora le informazioni, sulla base di cambiamenti strutturali neurologici. È una malattia psichiatrica come potrebbe esserlo un ictus. E le interpretazioni delle persone del mondo che li circonda possono sembrare confuse per noi, ma non hanno niente a che fare con i sintomi di una psicosi organizzata.
Purtroppo, i preconcetti che derivano da questa mentalità spesso ci rendono ciechi di fronte all'idea di cercare soluzioni non-farmacologiche, che la ricerca sempre più dimostra che sono le più sicure, più efficaci e più durature (soprattutto se sono abbinate a cambiamenti nel supporto operativo all'interno dell'ambiente di cura). Non fraintendetemi, penso che abbiamo bisogno di psichiatri più che mai per le persone affette da demenza nell'assistenza a lungo termine. Abbiamo solo bisogno di un diverso tipo di consulto.
Il psicologo Dott. Richard Taylor, una persona con demenza, ci ricorda che la sua più grande battaglia è quella di affrontare i cambiamenti alle sue abilità cognitive e di "dare un senso all'oggi". C'è l'occasione ideale per psichiatri e psicologi di aiutare il numero crescente di persone con demenza a navigare in queste difficili fasi di cambiamento e trovare modi efficaci per affrontare e adattarsi ad essi in modo significativo. Un po' di Viktor Frankl (trovare senso e scopo nella situazione di vita di una persona) non farebbe male.
E' tempo di rivendicare la demenza come una disabilità neurologica con delle sfide psicologiche secondarie, e di trovare i modi per aiutare le persone a crescere e avere successo, piuttosto che semplicemente trovare un'altra pillola di dubbio valore.
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***********************Pubblicato dal Dott. Allen Power in Allen Power's Blog il 18 Maggio 2012- Traduzione di Franco Pellizzari.
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