Gli effetti a breve termine della commozione cerebrale possono essere abbastanza gravi. Tuttavia, quasi sempre tutto va per il meglio. Un possibile effetto più tardi nella vita, però, non è così buono. E non può che peggiorare.
La demenza ad esordio precoce, associata ad encefalopatia traumatica cronica, è stata rituenuta responsabile di diversi casi di suicidio di atleti in pensione relativamente giovani.
Questi casi ben pubblicizzati, in particolare dell'ex stella dei Notre Dame and Bear, Dave Duerson, hanno alimentato gli incendi che stanno imperversando nelle sedi di società di calcio e hockey. Migliori attrezzature, regole migliori - da far rispettare - e migliori trattamenti. Sono tutte proposte di soluzione. E forse lo saranno ... in una certa misura.
Eppure le commozioni cerebrali, persino quelle multiple - non saranno mai del tutto evitabili. Fortunatamente, la maggior parte di coloro che le subiscono, non sono condannati al pensionamento in una nebbia sempre più densa. Ma perché alcuni lo sono? Ho a lungo ipotizzato che verrà il giorno in cui un semplice test genetico farà decidere chi può e chi non può giocare uno sport di collisione. Quel giorno si fa un po' più vicino.
Il numero di questo mese on-line della rivista Science Translational Medicine riporta un editoriale che richiede approfondite ricerche su tali test. Se si guarda agli anziani, due geni, in particolare, sono stati identificati con un più alto rischio di sviluppare demenza. Aggiungere un trauma cranico a questa equazione rende significativamente più alta la probabilità di demenza. E la capacità di testare quei geni esiste già.
Secondo il co-autore dell'editoriale, il Dr. Sam Gandy (foto), il test costa attualmente $300-500. Se il test dovesse diventare di routine, il costo scenderebbe. Tuttavia, Gandy non è disposto a raccomandarne l'uso di routine, non ancora. Né è in alcun modo prossimo a entrare a far parte di coloro che chiedono la fine del calcio. "In una società che non ha ritenuto opportuno vietare la boxe, che obiettivo può essere la concussione?'' chiede retoricamente.
Tutte le prove che ha visto finora in genetica, la demenza e la concussione sono arrivate da individui di oltre 65 anni. Vorrebbe vedere se i numeri reggono nel corso degli anni di studio e seguendo i soggetti dalla giovane età. Tra gli anziani, uno ogni cinque ha uno dei geni e uno su 50 li ha entrambi. "Se facciamo lo studio correttamente, per molti anni, possiamo trovare altri geni (responsabili)", ha detto. Gli scienziati, inoltre, non dovranno fare così tanto affidamento sui ricordi lontani dei soggetti e delle loro famiglie in materia di storia di trauma cranico. "Dovrebbe essere uno studio multicentrico", ha detto Gandy, "(che include) il NIH (National Institutes of Health), il DOD (Department of Defense), e gli sport in questione".
Gandy è estremamente qualificato per dire una opinione. E' presidente dell'Alzheimer's Disease Research al Mount Sinai Medical Center di New York City. E' anche direttore del Programma Neurologico della NFL al Mount Sinai, uno dei cinque centri incaricati dalla lega nel paese. In ultima analisi, Gandy come pensa che andrà a finire la ricerca che sta proponendo? "Penso che (avendo i geni) sarà predittiva", ha detto.
Se lo sarà in effetti ... gli atleti e i loro genitori vorranno sottoporsi al test? Un'altra domanda per un altro giorno.
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Scritto da John Doherty, allenatore atletico e fisioterapista certificato.
Pubblicato in NWI.com il 22 Maggio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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