Le persone anziane tendono ad essere più felici. Ma perché?
Alcuni psicologi ritengono che siano responsabili i processi cognitivi; in particolare, perchè essi si concentrano su, e ricordano, eventi positivi e lasciano dietro di sé quelli negativi. Quei processi, pensano, aiutano gli anziani a regolare le proprie emozioni, permettendo loro di vedere la vita sotto una luce più solare.
"Ci sono molte buone teorie su questa differenza di età nell'allegria", spiega lo psicologo Derek M. Isaacowitz della Northeastern University (foto a sinistra), "ma gran parte della ricerca non fornisce una prova diretta" dei legami tra tali fenomeni e la felicità reale.
In un nuovo articolo che appare in Prospectives on Psychological Science, una rivista pubblicata dalla Association for Psychological Science, Isaacowitz e Fredda Blanchard-Fields della Georgia Institute of Technology (foto sopra a destra, defunta il 3 agosto 2010) discutono per una ricerca più rigorosa. I ricercatori, compresi gli autori, hanno trovato che le persone anziane a cui sono state mostrate immagini di volti e situazioni tendono a concentrarsi e ricordare quelle più felici emeno quelle negative. Altri studi hanno scoperto che con l'invecchiamento, le persone cercano le situazioni che migliorano il proprio stato d'animo - per esempio, evitandoi circoli sociali di amici o conoscenti che potrebbero tirarli giù.
Ancora un altro lavoro constata che gli anziani imparano a lasciar andare perdite e delusioni per obiettivi mai raggiunti, e calmierano gli obiettivi per un maggiore benessere. Ciò che manca, dicono gli autori, è la dimostrazione continua dei collegamenti diretti tra queste strategie e fenomeni con i cambiamenti al meglio dell'umore. Una ragione, suggerisce Isaacowitz, è che i test di laboratorio forniscono risultati che non sono diretti. "Quando cerchiamo di utilizzare i processi cognitivi per prevedere i cambiamenti di umore, non sempre lo fanno", spiega. "A volte guardare le immagini positive non fa si che le persone si sentano meglio".
Una revisione più vicina alla letteratura rivela anche delle contraddizioni. Alcune persone - quelle più giovani, per esempio - possono sentirsi meglio accentuando la parte negativa di altre situazioni o caratteristiche. E mentre alcuni psicologi scoprono che i punteggi più alti su alcuni test cognitivi sono correlati nelle persone anziane alla capacità di mantenere alto il proprio spirito, altri ricercatori ipotizzano che la felicità nella vita adulta è un effetto delle perdite cognitive, che costringono gli anziani a concentrarsi su pensieri più semplici e felici.
Metodi più rigorosi probabilmente non rovescieranno le attuali teorie, dice Isaacowitz, ma non faranno che complicare il quadro. "Non sarà così facile dire che gli anziani sono più felici. Ma anche se sono felici nella media, abbiamo ancora voglia di capire in quali situazioni questa particolare strategia fa stare bene questa particolare persona, con queste particolari qualità o punti di forza".
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Fonte: Materiale della Association for Psychological Science.
Riferimento: Derek M. Isaacowitz and Fredda Blanchard-Fields. Linking Process and Outcome in the Study of Emotion and Aging. Perspectives on Psychological Science, 1 3-17 January 2012 vol. no. 7 DOI: 10.1177/1745691611424750.
Pubblicato in ScienceDaily il 6 gennaio 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
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