Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Più vitamina D può migliorare la memoria, ma troppa può rallentare il tempo di reazione

Quanta vitamina D può aumentare la memoria, l'apprendimento e il processo decisionale degli anziani, e quanta è troppa?


Uno studio unico condotto alla Rutgers University ha rilevato che le donne anziane in sovrappeso e obese che hanno assunto più del triplo della dose giornaliera raccomandata di vitamina D hanno mostrato miglioramenti nella memoria e nell'apprendimento, ma hanno anche avuto tempi di reazione più lenti. I ricercatori ipotizzano che i tempi di reazione più lenti possono aumentare il rischio di cadere delle persone anziane.


I ricercatori, il cui lavoro è pubblicato su The Journals of Gerontology: Series A, hanno usato computer per valutare l'impatto della vitamina D sulle funzioni cognitive. I ricercatori hanno valutato tre gruppi di donne tra i 50 e i 70 anni in uno studio controllato randomizzato.


Un gruppo ha assunto la dose giornaliera raccomandata di 600 unità internazionali (UI), equivalenti a 15 microgrammi, di vitamina D ogni giorno per un anno. Un altro gruppo ha preso 2.000 UI al giorno e il terzo 4.000. Tutte le donne hanno avuto una consulenza sullo stile di vita e sono state incoraggiate a perdere una modesta quantità di peso.


I ricercatori hanno scoperto che la memoria e l'apprendimento sono migliorati nel gruppo che ha assunto 2.000 UI al giorno, ma non nel gruppo che ha assunto il dosaggio più elevato. Nel frattempo, il tempo di reazione delle donne ha mostrato una tendenza ad essere più lento a 2.000 UI al giorno ed è stato significativamente più lento al dosaggio più elevato.


Sue Shapses, professoressa del Dipartimento di Scienze Nutrizionali della Rutgers University-New Brunswick e direttrice del New Jersey Obesity Group, nonché autrice senior dello studio, ha detto:

"Il tempo di reazione più lento può avere altri esiti negativi come il potenziale aumento del rischio di cadute e fratture. Questo è possibile poiché altri ricercatori hanno scoperto che l'integrazione di vitamina D a circa 2.000 UI al giorno o oltre, aumenta il rischio di cadute, ma non hanno capito la causa.

"I risultati del nostro team che indicano un tempo di reazione più lento possono essere una risposta. Molte persone pensano che una maggiore integrazione di vitamina D sia migliore, ma questo studio dimostra che non è sempre il caso".


La Shapses ha detto che 4.000 UI al giorno potrebbero non essere un problema per i più giovani, ma per gli anziani potrebbe compromettere il cammino o il mantenimento dell'equilibrio che evita una caduta, perché il loro tempo di reazione è più lento. Questa è una cosa presunta, fino a quando uno studio futuro potrà coprire i livelli di vitamina D, la cognizione e le cadute, ha aggiunto.


La vitamina D - importante per la salute delle ossa - è ottenuta dall'esposizione al sole e da alcuni alimenti. I ricercatori hanno anche scoperto che la vitamina D ha un impatto importante sul modo in cui funziona il corpo, compreso il cervello.


Compromissione cognitiva e demenza sono problemi significativi di salute pubblica, soprattutto con l'invecchiamento, notano gli autori dello studio. L'evidenza mostra che la vitamina D ha un ruolo nella cognizione e nel normale funzionamento del sistema nervoso centrale.


Più di 1 anziano su 4 over-65 cade ogni anno, secondo i Centers for Disease Control and Prevention. Il tributo annuale degli Stati Uniti comprende 29 milioni di cadute, 3 milioni di visite al pronto soccorso, 800.000 ricoveri e 28.000 morti. La caduta porta anche a più di $ 31 miliardi di costi annuali di Medicare [ndt: assicurazione medica pubblica], e i costi aumenteranno a meno che il problema non venga riconosciuto e la prevenzione rafforzata.


Sono necessarie ulteriori ricerche per determinare se il tempo di reazione è correlato ai tassi di cadute e alle lesioni nelle popolazioni a rischio. Deve essere studiato anche l'uso di dosi diverse di integratori di vitamina D e di fonti alimentari in uomini e donne di diverse età e in persone di razze diverse, per un periodo più lungo. Sono anche necessari studi più ampi.

 

 

 


Fonte: Rutgers University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Monica Castle, Nancy Fiedler, L. Claudia Pop, Stephen H. Schneider, Yvette Schlussel, Deeptha Sukumar, Lihong Hao, Sue A. Shapses. Three doses of vitamin D and cognitive outcomes in older women: a double-blind randomized controlled trial. The Journals of Gerontology: Series A, 14 Feb 2019, DOI: 10.1093/gerona/glz041

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Orienteering: un modo per addestrare il cervello e contrastare il declino cogn…

27.01.2023 | Ricerche

Lo sport dell'orienteering (orientamento), che attinge dall'atletica, dalle capacità di ...

Sciogliere il Nodo Gordiano: nuove speranze nella lotta alle neurodegenerazion…

28.03.2019 | Ricerche

Con un grande passo avanti verso la ricerca di un trattamento efficace per le malattie n...

Sintomi visivi bizzarri potrebbero essere segni rivelatori dell'Alzheimer…

1.02.2024 | Ricerche

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall'Università della California di San F...

L'Alzheimer è in realtà un disturbo del sonno? Cosa sappiamo del legame t…

28.02.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una forma di demenza che insorge quando c'è un accumulo di ...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

L'impatto del sonno su cognizione, memoria e demenza

2.03.2023 | Ricerche

Riduci i disturbi del sonno per aiutare a prevenire il deterioramento del pensiero.

"Ci...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Alzheimer, Parkinson e Huntington condividono una caratteristica cruciale

26.05.2017 | Ricerche

Uno studio eseguito alla Loyola University di Chicago ha scoperto che delle proteine ​​a...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.