Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'esperienza cambia il modo in cui formiamo i ricordi

L'esperienza cambia il modo in cui formiamo la memoriaIn verde fluerescente i neuroni che fanno parte di una rete di memoria esistente nell'ippocampo di un topo. (Fonte: Brian Wiltgen / UC Davis)

Noi lo sappiamo, istintivamente, che le nostre esperienze influenzano il modo in cui apprendiamo. Se siamo bravi in un compito particolare, ad esempio cucinare, imparare una nuova ricetta è molto più facile di quando eravamo novizi.


Una nuova ricerca dell'Università della California di Davis, pubblicata online sulla rivista Neuropsychopharmacology, dimostra che l'esperienza cambia anche il modo in cui i nostri neuroni diventano plastici e formano nuovi ricordi.


"La nostra domanda principale era, in che modo l'esperienza modifica il modo in cui il cervello apprende?", dice Brian Wiltgen, professore associato del Dipartimento di Psicologia e Neuroscienze della UC Davis. "Se fai lo zoom fino al singolo neurone, l'esperienza cambia il modo in cui diventa plastico?"


Il laboratorio di Wiltgen usa i topi per capire i meccanismi cellulari e molecolari dell'apprendimento e della memoria in una struttura cerebrale chiamata ippocampo. A differenza dei loro cugini selvatici, i topi da laboratorio sono al sicuro dai predatori, caldi, ben nutriti e ben curati, ma non hanno la stessa varietà di esperienze di vita di un topo selvatico.


Decenni di ricerche con roditori da laboratorio hanno dimostrato che una proteina chiamata «recettore NMDA», presente alla connessione tra le cellule nervose, è essenziale per formare nuovi ricordi. Se alleni topi in un compito semplice, puoi impedire loro di apprenderlo, con un farmaco che blocca il recettore NMDA.


I dottorandi Ana Crestani e Jamie Krueger nel gruppo di Wiltgen hanno usato un procedimento di allenamento semplice, ma robusto, chiamato 'condizionamento della paura contestuale'. I topi sono stati collocati in un nuovo ambiente (dove non erano mai stati prima) e dopo pochi minuti hanno ricevuto un leggero shock ai piedi dalle griglie elettrificate sul pavimento. La sensazione è all'incirca come mettere la lingua su una batteria. Lo shock ha fatto sobbalzare i topi e, di conseguenza, hanno imparato ad aver paura del nuovo contesto. E' già stato dimostrato che, se si bloccano i recettori NMDA, il giorno seguente gli animali non mostrano alcun ricordo dell'esperienza.


Per vedere se gli animali esperti imparano allo stesso modo, i ricercatori hanno addestrato topi che avevano precedentemente subito il condizionamento della paura ma in un ambiente diverso. Quando questi animali venivano addestrati in un nuovo contesto, riuscivano a sviluppare una risposta anche quando i recettori NMDA venivano bloccati.


"Questo suggerisce che gli animali esperti formano ricordi usando meccanismi di plasticità diversi rispetto ai soggetti inesperti, anche se stanno imparando la stessa identica cosa", ha detto Wiltgen. In altre parole, il modo in cui i nostri neuroni formano nuove connessioni dipende dalla loro storia precedente, un fenomeno chiamato metaplasticità.

 

Riattivazione delle reti

Gli animali formano ricordi creando e rafforzando le connessioni tra reti di neuroni. L'ipotesi di Wiltgen era che se una rete esistente viene riattivata, può formare connessioni in modi nuovi: "Nei nostri esperimenti, abbiamo scoperto che i neuroni attivati in precedenza ​​erano più eccitabili dei loro vicini. Cioè, hanno innescato molti più potenziali d'azione quando stimolati", ha detto Wiltgen.


L'ipotesi era che lo stato eccitabile di questi neuroni potesse renderli capaci di diversi tipi di plasticità, come se la rete fosse ampliata e pronta per apprendere nuove informazioni. Per dimostrarlo, hanno lavorato con topi in cui i neuroni precedentemente attivati brillano di una proteina fluorescente verde (PFV).


Il coautore John Gray, assistente professore nel Dipartimento di neurologia e del Centro Neuroscienze, e il suo studente laureato, Eden Barragan, hanno misurato l'eccitabilità di queste cellule, scoprendo che le cellule PFV in reti precedentemente attivate erano effettivamente più eccitabili rispetto ad altri neuroni.


È importante sottolineare che, quando hanno addestrato topi esperti sul compito di condizionamento della paura contestuale, hanno scoperto che erano le cellule PFV ad attivarsi di preferenza, suggerendo che erano esse a formare il nuovo ricordo. È interessante notare che il modo in cui lo facevano era unico. Invece dei recettori NMDA, questi neuroni sembravano usare una molecola diversa, il «recettore del glutammato metabotropico».


"Quando gli animali imparano qualcosa di completamente nuovo, si attivano i recettori NMDA, che rafforzano le sinapsi e formano una nuova rete di memoria. Inoltre, le cellule attivate diventano più eccitabili, il che consente loro di codificare informazioni aggiuntive usando un recettore diverso", ha detto Wiltgen.


Queste scoperte forniscono informazioni sul modo in cui le nuove esperienze si integrano con i ricordi consolidati, una cosa che gli animali, compresi gli esseri umani, fanno ogni giorno.


Tuttavia Wiltgen dice che i suoi animali da laboratorio sono ancora molto inesperti rispetto ai loro parenti selvatici:"Un roditore selvaggio impara a conoscere centinaia di ambienti e se sono sicuri o pericolosi. I nostri animali ne hanno appreso solo due. Nondimeno, il nostro lavoro ci avvicina alla comprensione di come gli animali esperti imparano a conoscere il mondo, il che è molto diverso da quello che pensavamo finora".

 

 

 


Fonte: University of California - Davis (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Ana P. Crestani, Jamie N. Krueger, Eden V. Barragan, Yuki Nakazawa, Sonya E. Nemes, Jorge A. Quillfeldt, John A. Gray, Brian J. Wiltgen. Metaplasticity contributes to memory formation in the hippocampus. Neuropsychopharmacology, 2018; DOI: 10.1038/s41386-018-0096-7

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuova terapia che distrugge i grovigli di tau si dimostra promettente

30.09.2024 | Ricerche

Degli scienziati hanno sviluppato potenziali terapie che rimuovono selettivamente le proteine ​​t...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Rete nascosta di enzimi responsabile della perdita di sinapsi nell'Alzhei…

8.12.2020 | Ricerche

Un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA) eseguito da scienziati dello Scripps Researc...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Perché dimentichiamo? Nuova teoria propone che 'dimenticare' è in re…

17.01.2022 | Ricerche

Mentre viviamo creiamo innumerevoli ricordi, ma molti di questi li dimentichiamo. Come m...

Proteine grumose induriscono i capillari del cervello: nuovo fattore di rischi…

11.09.2020 | Ricerche

I depositi di una proteina chiamata 'Medin', che è presente in quasi tutti gli anziani, ...

Perché vivere in un mondo ‘incredibilmente tossico’ aumenta il rischio di Alzh…

6.05.2020 | Denuncia & advocacy

Sei preoccupato per la minaccia del morbo di Alzheimer (MA), e ti stai chiedendo che cos...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.