Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Legame tra 2 proteine chiave dell'Alzheimer indica che puntare la Tau può essere la soluzione

È un paradosso del morbo di Alzheimer (MA): le placche della proteina appiccicosa amiloide-beta sono il segno più caratteristico presente nel cervello della malattia neurodegenerativa mortale. Tuttavia, molte persone anziane hanno tali placche nel cervello, ma non hanno la demenza.


La perdita di memoria e la confusione del MA sono invece associate a grovigli di una diversa proteina del cervello - chiamata tau - che si manifestano anni dopo l'inizio della formazione delle placche. Il legame tra amiloide e tau non è mai stato del tutto chiarito. Ma ora, i ricercatori dell'Università di Washington di St. Louis hanno dimostrato che le persone con più amiloide nel cervello producono anche più tau.


I risultati, disponibili dal 21 marzo sulla rivista Neuron, potrebbero portare a nuovi trattamenti per il MA, ottenuti puntando la produzione della tau. "Pensiamo che questa scoperta possa portare a terapie più specifiche mirate al processo patologico", ha detto l'autore senior Randall Bateman MD, professore di neurologia.


Anni fa, i ricercatori hanno notato che le persone con MA hanno livelli alti di tau nel liquido cerebrospinale, che circonda il cervello e il midollo spinale. La tau - nella forma aggrovigliata o no - è di norma tenuta all'interno delle cellule, quindi la presenza della proteina nel fluido extracellulare è stata sorprendente.


Poiché il MA causa la morte diffusa delle cellule cerebrali, i ricercatori presumevano che l'eccesso di tau all'esterno delle cellule fosse un sottoprodotto dei neuroni morenti, che rilasciavano le loro proteine ​​mentre si separavano e morivano. Ma era anche possibile che i neuroni producessero e rilasciassero altra tau durante la malattia.


Per trovare la fonte del surplus di tau, Bateman e i colleghi hanno deciso di misurare il modo in cui la tau è prodotta e liberata dalle cellule del cervello umano. Insieme al co-autore senior Celeste Karch PhD, assistente alla cattedra di psichiatria, e ai primi autori Chihiro Sato PhD, istruttore di neurologia, e Nicolas Barthélemy PhD, ricercatore post-dottorato, i ricercatori hanno applicato una tecnica chiamata Cinetica di Marcatura Isotopica Stabile (SILK-Stable Isotope Labeling Kinetics).


La tecnica tiene traccia della velocità con cui ​​sono sintetizzate, rilasciate e eliminate le proteine, e può misurare la produzione e l'eliminazione in modelli di neuroni di laboratorio e anche dal vivo, nel sistema nervoso centrale umano.


Usando la SILK, i ricercatori hanno scoperto che le proteine ​​tau apparivano costantemente dopo un ritardo di tre giorni nei neuroni umani in una capsula di laboratorio. I tempi suggeriscono che il rilascio di tau è un processo attivo, estraneo ai neuroni morenti.


Inoltre, studiando 24 persone, alcune delle quali esibivano placche amiloidi e sintomi di MA lieve, hanno trovato una correlazione diretta tra la quantità di amiloide nel cervello di una persona e la quantità di tau prodotta nel cervello. "Che una persona abbia sintomi di MA o no, quando ci sono placche di amiloide, c'è una maggiore produzione di questa tau solubile", ha detto Bateman.


I risultati sono un passo verso la comprensione di come le due proteine ​​chiave del MA (amiloide e tau) interagiscano tra loro. "Sapevamo che le persone che avevano placche in genere avevano livelli elevati di tau solubile", ha detto Bateman. "Quello che non sapevamo era perché. Questo lo spiega: la presenza di amiloide aumenta la produzione di tau".


La tau è legata fortemente al danno cerebrale, quindi la sovrapproduzione della proteina potrebbe essere un passo fondamentale nello sviluppo del MA e ridurre la produzione di tau può aiutare a curare la malattia, hanno detto i ricercatori. "Questi risultati indicano un nuovo importante percorso terapeutico", ha affermato la Karch. "Il blocco della produzione di tau potrebbe essere considerato un obiettivo per il trattamento della malattia".

 

 

 


Fonte: Tamara Bhandari in Washington University (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Chihiro Sato, Nicolas R. Barthélemy, Kwasi G. Mawuenyega, Bruce W. Patterson, Brian A. Gordon, Jennifer Jockel-Balsarotti, Melissa Sullivan, Matthew J. Crisp, Tom Kasten, Kristopher M. Kirmess, Nicholas M. Kanaan, Kevin E. Yarasheski, Alaina Baker-Nigh, Tammie L.S. Benzinger, Timothy M. Miller, Celeste M. Karch, Randall J. Bateman. Tau Kinetics in Neurons and the Human Central Nervous System. Neuron. 21 Mar 2018, DOI: 10.1016/j.neuron.2018.02.015

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

L'esercizio fisico genera nuovi neuroni cerebrali e migliora la cognizion…

10.09.2018 | Ricerche

Uno studio condotto dal team di ricerca del Massachusetts General Hospital (MGH) ha scop...

Come evitare che la demenza derubi i tuoi cari del loro senso di personalità, …

25.11.2025 | Esperienze & Opinioni

Ogni tre secondi, qualcuno nel mondo sviluppa la demenza; sono oltre 57 milioni di perso...

Aumentano le evidenze di origini alternative delle placche di Alzheimer

13.06.2022 | Ricerche

I risultati di uno studio potrebbero spiegare perché i farmaci progettati per rimuovere i depositi d...

Fruttosio prodotto nel cervello può essere un meccanismo che guida l'Alzh…

29.09.2020 | Ricerche

Una nuova ricerca rilasciata dalla University of Colorado propone che il morbo di Alzhei...

Falsi miti: perché le persone sono così pessimiste sulla vecchiaia?

4.06.2020 | Esperienze & Opinioni

Non smettiamo di giocare perché invecchiamo, ma invecchiamo perché smettiamo di giocare ...

Nessuna cura per l'Alzheimer nel corso della mia vita

26.04.2019 | Esperienze & Opinioni

La Biogen ha annunciato di recente che sta abbandonando l'aducanumab, il suo farmaco in ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

IFITM3: la proteina all'origine della formazione di placche nell'Alz…

4.09.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia neurodegenerativa caratterizzata dall'accumulo...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Ricercatori del MIT recuperano con la luce i ricordi 'persi'

29.05.2015 | Ricerche

I ricordi che sono stati "persi" a causa di un'amnesia possono essere richiamati attivando le cel...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

'Tau, disfunzione sinaptica e lesioni neuroassonali si associano di più c…

26.05.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) comporta il deperimento caratteristico di alcune regioni del ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)