Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Come assicurare una morte confortevole ai più anziani, con o senza demenza

I più anziani hanno più probabilità di morire confortevolmente in una casa di cura o a casa propria, rispetto alla morte in un ospedale, suggerisce un nuovo studio effettuato all'Università di Cambridge. Eppure, mentre si riferisce che la stragrande maggioranza di persone molto anziane verso la fine della vita hanno sintomi come angoscia, dolore e depressione, lo studio ha scoperto che non erano sempre trattate in modo efficace.


In uno studio pubblicato sulla rivista BMC Geriatrics, dei ricercatori sostengono che i loro risultati evidenziano la necessità di migliorare la formazione di tutto il personale sull'assistenza nel fine vita, in tutte le situazioni, e in particolare per affrontare l'attuale carenza di medici di assistenza palliativa nel sistema sanitario pubblico.


Con l'aumento dell'aspettativa di vita, sempre più persone muoiono in età più avanzata, spesso colpite da molteplici condizioni come la demenza, le malattie cardiache e il cancro, che rendono complicate le loro cure di fine vita. Nel Regno Unito, in appena un quarto di secolo, la percentuale di decessi che si verificano dagli 85 anni in poi è salita ripetutamente da circa 1 su 5 nel 1990 a quasi la metà di tutte le morti attuali.


Le persone anziane che vivono con demenza di solito hanno sintomi multipli quando si avvicinano alla fine della vita e, se questi sintomi non sono adeguatamente controllati, possono aumentare il disagio e peggiorare la qualità della vita di un individuo.


Mentre alcune persone vicine alla fine della vita preferiscono morire a casa, solo una minoranza dei 'vecchi più vecchi' (quelli di 85 anni e oltre) in realtà muore nella propria casa. Nel Regno Unito, meno persone anziane muoiono in ospedale o ricevono assistenza domiciliare palliativa a domicilio rispetto ai gruppi di età più giovani e la tendenza delle morti più anziane sta gradualmente allontanandosi dalla morte in ospedale, verso strutture di assistenza a lungo termine.


Sappiamo ancora poco del controllo dei sintomi per i 'vecchi più vecchi', o se la cura in ambienti diversi consente loro di morire confortevolmente. Per affrontare questo vuoto di conoscenza, i ricercatori dell'Istituto di Salute Pubblica di Cambridge hanno esaminato le associazioni tra fattori potenzialmente legati al comfort durante la malattia finale dei più anziani: la disabilità fisica e cognitiva, il luogo di cura e le transizioni nella loro ultima malattia e il luogo di morte. Ciò ha comportato un'analisi retrospettiva dei dati di 180 partecipanti allo studio tra i 79 e i 107 anni.


I ricercatori hanno scoperto che solo un partecipante su dieci è morto senza sintomi di angoscia, dolore, depressione e delirio o confusione, e la maggior parte delle persone aveva in effetti sperimentato combinazioni di due o più di questi sintomi. Dei sintomi segnalati da trattare, il dolore è stato affrontato nella maggioranza dei casi, ma solo per metà di questi in modo efficace; solo una frazione di quelli con depressione ha ricevuto il trattamento per questo sintomo.


Rispetto alle persone che sono morte in ospedale, le probabilità che la loro morte fosse definita confortevole sono state quattro volte più elevate per le persone la cui cura di fine vita era stata in una casa di riposo o cura, o che sono morti al loro solito indirizzo, sia che fosse la loro casa o una casa di cura.


Le persone che vivevano a casa, e che si affidavano ai servizi formali per il sostegno più di una volta alla settimana, e le persone che sono state curate a casa durante la loro ultima malattia, ma poi sono morte in ospedale, avevano meno probabilità che la loro morte potesse essere definita confortevole.


La Dott.ssa Jane Fleming del Dipartimento di Salute Pubblica e Assistenza Primaria, prima autrice dello studio, afferma:

"Il modo in cui ci prendiamo cura dei membri più anziani della società verso la fine della loro vita è una delle grandi questioni per le società di tutto il mondo.

"Il Regno Unito non è l'unico paese in cui è necessaria una revisione urgente del finanziamento per la cura a lungo termine degli anziani, insieme agli impegni per la formazione e lo sviluppo del personale in questo settore spesso sottovalutato.

"È incoraggiante che la maggior parte delle persone molto vecchie nel nostro studio, incluse quelle con demenza, sembrano essere state a proprio agio alla fine della vita, ma dobbiamo fare di più per assicurare che tutti possano morire in modo confortevole, ovunque essi siamo".


Gli autori sostengono che lo studio sottolinea la necessità di migliorare la formazione di tutto il personale per l'assistenza a fine vita, a tutti i livelli e in tutte le situazioni: "Migliorare l'accesso alle cure di supporto e palliative nella comunità dovrebbe essere una priorità, altrimenti rimanere a casa può non essere sempre l'ambiente più comodo per la cura di fine vita e le inadeguatezza delle cure possono portare al ricovero in ospedale prima della morte", aggiunge il co-autore Dr Morag Farquhar, che ora è alla University of East Anglia.


Contrariamente alla percezione pubblica, gli autori dicono che il loro studio dimostra che le buone case di cura possono fornire una cura di fine vita comparabile all'assistenza ospedaliera per i molto anziani, dando continuità alla cura della famiglia che conosce i propri membri. Tuttavia, dicono, questo deve essere riconosciuto e supportato, valutando il personale, fornendo accesso alla formazione e migliorando i collegamenti con i fornitori di assistenza sanitaria primaria e comunitaria.


"Nel Regno Unito, dobbiamo in particolare affrontare l'attuale carenza di medici di assistenza palliativa nel NHS, dove i numeri della formazione non crescono per corrispondere alla domanda, ma la carenza è ancora maggiore nei paesi in via di sviluppo"
, afferma il co-autore Rowan Calloway. "In futuro, la cura nella comunità dovrà affidarsi sempre di più su non specialisti, quindi sarà fondamentale che tutti i membri dei team multidisciplinari, necessari per sostenere le persone anziane molto fragili vicino alla fine della loro vita, abbiano una buona formazione nelle cure palliative e di supporto".

 

 

 


Fonte: University of Cambridge. (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jane Fleming, Rowan Calloway, Anouk Perrels, Morag Farquhar, Stephen Barclay, Carol Brayne. Dying comfortably in very old age with or without dementia in different care settings – a representative “older old” population study. BMC Geriatrics, 2017; 17 (1) DOI: 10.1186/s12877-017-0605-2

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali colelgamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Interleuchina3: la molecola di segnalazione che può prevenire l'Alzheimer…

20.07.2021 | Ricerche

Una nuova ricerca su esseri umani e topi ha identificato una particolare molecola di seg...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Identificata nuova forma di Alzheimer ad esordio molto precoce

16.06.2020 | Ricerche

Ricercatori della Mayo Clinic hanno definito una forma di morbo di Alzheimer (MA) che co...

Subiamo un 'lavaggio del cervello' durante il sonno?

4.11.2019 | Ricerche

Una nuova ricerca eseguita alla Boston University suggerisce che questa sera durante il ...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Scoperta ulteriore 'barriera' anatomica che difende e monitora il ce…

11.01.2023 | Ricerche

Dalla complessità delle reti neurali, alle funzioni e strutture biologiche di base, il c...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Scoperto il punto esatto del cervello dove nasce l'Alzheimer: non è l…

17.02.2016 | Ricerche

Una regione cruciale ma vulnerabile del cervello sembra essere il primo posto colpito da...

Alzheimer e le sue proteine: bisogna essere in due per ballare il tango

21.04.2016 | Ricerche

Per anni, i neuroscienziati si sono chiesti come fanno le due proteine ​​anomale amiloid...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Smontata teoria prevalente sull'Alzheimer: dipende dalla Tau, non dall�…

2.11.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca che altera drasticamente la teoria prevalente sull'or...

I dieci fattori legati a un aumento del rischio di Alzheimer

27.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Anche se non c'è ancora alcuna cura, i ricercatori stanno continuando a migliorare la co...

LATE: demenza con sintomi simili all'Alzheimer ma con cause diverse

3.05.2019 | Ricerche

È stato definito un disturbo cerebrale che imita i sintomi del morbo di Alzheimer (MA), ...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.