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La condivisione rende più intense tutte le esperienze

La condivisione rende più intense tutte le esperienzePartecipare ad un'esperienza con un'altra persona - anche se lo facciamo in silenzio con qualcuno che abbiamo incontrato pochi istanti fa - sembra intensificare quell'esperienza, secondo una nuova ricerca pubblicata su Psychological Science.


Lo studio dimostra che le persone che condividono delle esperienze con un'altra persona valutano tali esperienze come più piacevoli o spiacevoli di coloro che le sperimentano da soli.


"Spesso pensiamo che ciò che conta nella vita sociale è essere insieme ad altri, ma noi abbiamo scoperto che è  veramente importante anche quello che queste persone stanno facendo", dice lo scienziato psicologico e capo ricercatore Erica Boothby della Yale University. "Quando le persone prestano attenzione alla stessa cosa piacevole, sia essa la Monna Lisa o una canzone alla radio, la nostra ricerca dimostra che l'esperienza è molto più piacevole. E anche il contrario è vero: non condividere le esperienze spiacevoli le rende più piacevoli, mentre condividerle le peggiora".


Pensando alle esperienze condivise come andare al cinema o guardare l'arte nel museo, la Boothby, assieme a Margaret Clark e John Bargh, colleghi della Yale, hanno voluto esplorare le conseguenze della condivisione di esperienze che avvengono socialmente, ma in silenzio. Nel loro studio hanno invitato al laboratorio 23 studenti universitari di sesso femminile, che hanno incontrato un altro partecipante che avebbe dovuto completare lo studio allo stesso tempo. All'insaputa degli studenti, l'«altro partecipante» era in realtà uno del team di ricerca che ha sempre avuto il ruolo del secondo partecipante allo studio.


Alla coppia è stato detto che avrebbe avuto due diverse compiti, degustare del cioccolato e guardare un fascicolo di dipinti, fianco a fianco su un tavolo. Era stato anche detto che avrebbero dovuto completare le attività in ordine casuale, ma, in realtà, lo studente ha avuto solo il compito di assaggiare i due cioccolatini, una volta allo stesso momento del secondo partecipante, e l'altra volta mentre il secondo partecipante stava guardando il fascicolo.


Dopo che lo studente ha assaggiato entrambi i cioccolatini, l'esperimento si è concluso "prematuramente", prima che avesse la possibilità di guardare l'opera d'arte. Anche se i campioni di cioccolato sono stati presentati come due cioccolatini diversi, erano in realtà pezzi presi dalla stessa barretta di cioccolato fondente al 70%.


Gli studenti hanno riferito di gradire di più il cioccolato che avevano assaggiato assieme all'altro partecipante rispetto al cioccolato che avevano assaggiato mentre l'altro partecipante stava guardando il libretto. Anche se i pezzi di cioccolato erano identici, gli studenti tendevano a considerare il cioccolato «condiviso» come più saporito, il che suggerisce che il semplice atto di condivisione può influenzare come percepiamo in realtà le cose.

Può essere rilevante perché:

Le persone con Alzheimer di norma non memorizzano le esperienze attuali, ma si è visto che alcune possono mantenere una qualche forma di ricordo se tale esperienza è stata «potenziata» da una forte dose di emozione.


Mantenersi concentrati nella condivisione di un incontro con un paziente di Alzheimer potrebbe quindi potenziare l'esperienza, tanto da permettergli si fissarne il ricordo.


Un incontro «distratto», con lo sguardo perennemente sul telefonino, potrebbe non essere sufficientemente condiviso e potenziato, e quindi essere perso.


Per sapere se la condivisione rende ogni esperienza più piacevole o addirittura intensifica i sentimenti specifici (positivi o negativi), i ricercatori hanno incaricato un altro gruppo di studenti di assaggiare un «surrogato di cioccolato» amaro (in realtà solo cioccolato fondente al 90%, che il pre-test aveva considerato sgradevole).


Questa volta, gli studenti hanno detto che gradivano meno il cioccolato «condiviso». Essi hanno inoltre riferito di sentirsi più assorbiti dall'esperienza di degustazione e più in sintonia con l'altro partecipante, quando hanno assaggiato i cioccolatini allo stesso tempo.


I ricercatori suggeriscono che condividere un'esperienza con qualcun altro, anche in silenzio, può tenere ferma la nostra attenzione, mettendoci più in sintonia con ciò che stiamo sperimentando e percependo. "Quando le persone pensano alle esperienze condivise, quello che di solito viene in mente è l'essere vicini ad altri, come gli amici o la famiglia, e di parlare con loro", dice la Boothby. "Non ci rendiamo conto fino a che punto siamo influenzati dalle persone intorno a noi, che non conosciamo, e con le quali non stiamo nemmeno comunicando".


In definitiva, questi risultati potrebbero avere implicazioni significative per la vita sociale in un mondo che è pieno di distrattori: "Mandiamo SMS agli amici mentre siamo ad una festa, controlliamo Twitter mentre siamo fuori a cena, e giochiamo a Sudoku mentre guardiamo la TV con la famiglia; senza volerlo, non stiamo condividendo le esperienze con le persone intorno a noi", dice la Boothby. "Un'esperienza piacevole che non viene condivisa è un'occasione mancata per concentrarsi sull'attività che noi e gli altri stiamo facendo e per potenziarla".

 

 

 

 

 


FonteAssociation for Psychological Science (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  E. J. Boothby, M. S. Clark, J. A. Bargh. Shared Experiences Are Amplified. Psychological Science, 2014; DOI: 10.1177/0956797614551162

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