Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


La genetica alla base della resilienza dell'Alzheimer

Le autopsie rivelano che alcuni individui sviluppano i cambiamenti cellulari che indicano l'Alzheimer senza che abbiano mai mostrato i sintomi clinici nella loro vita.


Ricercatori della memoria del Medical Center della Vanderbilt University hanno scoperto una variante genetica potenziale in questi individui asintomatici che può rendere il cervello più resistente all'Alzheimer.


"La maggior parte della ricerca di Alzheimer cerca i geni che predicono la malattia, ma noi abbiamo seguito un approccio diverso. Noi cerchiamo i geni che predicono chi, tra quelli che hanno la patologia di Alzheimer, mostrerà effettivamente i sintomi clinici della malattia", ha detto il ricercatore principale Timothy Hohman, PhD, ricercatore post-dottorato del Center for Human Genetics Research e del Vanderbilt Memory and Alzheimer’s Center.  Lo studio è stato pubblicato online recentemente sulla rivista Alzheimer's and Dementia.


I ricercatori hanno usato un marcatore di Alzheimer presente nel liquido cerebrospinale, la tau fosforilata. Nelle cellule cerebrali, la tau è una proteina che stabilizza le autostrade di trasporto cellulare nei neuroni. Nell'Alzheimer la tau forma «grovigli» che interrompono i messaggi cellulari.


Analizzando un campione di 700 soggetti provenienti dalla «Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative», Hohman e colleghi hanno cercato le varianti genetiche che modificano il rapporto tra tau fosforilata e dilatazione del ventricolo laterale, una misura della progressione della malattia visibile con la risonanza magnetica (MRI). Si è scoperta una mutazione genetica (rs4728029) legata sia alla dilatazione del ventricolo che alla cognizione, ed allo stesso tempo un marcatore di neuroinfiammazione.


"Questo gene marcatore sembra essere correlato ad una risposta infiammatoria in presenza di tau fosforilata"
, ha detto Hohman. "Sembra che alcuni individui con una predisposizione genetica verso una «cattiva» risposta neuroinfiammatoria abbiano la neurodegenerazione. Ma quelli con una predisposizione genetica verso nessuna, o ridotta, risposta infiammatoria sono in grado di sopportare la patologia, senza neurodegenerazione marcata".


Hohman spera di espandere lo studio per includere un campione più ampio e indagare l'espressione genica e proteica, usando i dati di un ampio studio su autopsie di Alzheimer. "Il lavoro mette in evidenza il possibile meccanismo dietro l'Alzheimer asintomatico, e con tale meccanismo potremmo affrontare l'intervento da una nuova prospettiva. Dei futuri interventi potrebbero attivare questi sistemi di risposta innati che proteggono dallo sviluppo dei sintomi di Alzheimer", ha detto Hohman.

 

 

 

 

 


Fonte:  Leslie Hill in Vanderbilt University Medical Center  (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:  Timothy J. Hohman, Mary Ellen I. Koran, Tricia A. Thornton-Wells. Genetic modification of the relationship between phosphorylated tau and neurodegeneration. Alzheimer's & Dementia, 2014; DOI: 10.1016/j.jalz.2013.12.022

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Perché il diabete tipo 2 è un rischio importante per lo sviluppo dell'Alz…

24.03.2022 | Ricerche

Uno studio dell'Università di Osaka suggerisce un possibile meccanismo che collega il diabete all'Al...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

4 Benefici segreti di un minuto di esercizio al giorno

29.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Conosci tutti gli effetti positivi dell'esercizio fisico sul tuo corpo e sulla tua mente...

Dare un senso alla relazione obesità-demenza

2.08.2022 | Esperienze & Opinioni

Questo articolo farà capire al lettore perché l'obesità a volte può aumentare il rischio...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Scoperto nuovo colpevole del declino cognitivo nell'Alzheimer

7.02.2019 | Ricerche

È noto da tempo che i pazienti con morbo di Alzheimer (MA) hanno anomalie nella vasta re...

10 Consigli dei neurologi per ridurre il tuo rischio di demenza

28.02.2023 | Esperienze & Opinioni

La demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, quasi un over-65 su 10. Nonost...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Il ciclo dell'urea astrocitica nel cervello controlla la lesione della me…

30.06.2022 | Ricerche

Nuove scoperte rivelano che il ciclo dell'urea negli astrociti lega l'accumulo di amiloide-beta e la...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

Chiarito il meccanismo che porta all'Alzheimer e come fermarlo

30.08.2017 | Ricerche

Nel cervello delle persone con Alzheimer ci sono depositi anomali di proteine ​​amiloide-beta e ​...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

Il nuovo collegamento tra Alzheimer e inquinamento dell'aria

13.05.2020 | Esperienze & Opinioni

Il mio primo giorno a Città del Messico è stato duro. Lo smog era così fitto che, mentre...

'Evitare l'Alzheimer potrebbe essere più facile di quanto pensi'…

16.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai l'insulino-resistenza? Se non lo sai, non sei sola/o. Questa è forse la domanda più ...

Nuovo sensore nel cervello offre risposte all'Alzheimer

12.03.2021 | Ricerche

Scienziati della Università della Virginia (UVA) hanno sviluppato uno strumento per moni...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)