Ricerche
La memoria fallisce se il corpo non è coinvolto
L'attore svedese Peter Bergared nel ruolo di un esaminatore immaginario molto eccentrico, nell'esperimento di Henrik Ehrsson e colleghi al Karolinska Institutet (Credit: Staffan Larsson)Una nuova ricerca del Karolinska Institutet e dell'Università di Umeå dimostra per la prima volta che c'è una stretta relazione tra la percezione del corpo e la capacità di ricordare.
Per essere in grado di memorizzare nuove esperienze della nostra vita, abbiamo bisogno di sentire che siamo nel nostro corpo.
Secondo i ricercatori, i risultati potrebbero essere di grande importanza nella comprensione dei problemi di memoria che spesso presentano i pazienti psichiatrici.
I ricordi di quello che è successo il primo giorno di scuola sono un esempio di memoria episodica. E' tutt'ora sconosciuto il modo in cui vengono creati questi ricordi e il ruolo della percezione del proprio corpo nella memorizzazione dei ricordi.
Dei ricercatori svedesi sono ora riusciti a dimostrare che i volontari che sperimentano un evento emozionante, mentre percepiscono l'illusione di essere fuori dal proprio corpo, esibiscono una forma di perdita di memoria. "E' già ora evidente che le persone che hanno subito patologie psichiatriche, in cui sentivano di non essere nel loro corpo, hanno ricordi frammentari di ciò che è effettivamente accaduto", dice Loretxu Bergouignan, autore principale dello studio. "Volevamo vedere come questo si manifesta nei soggetti sani".
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica PNAS, ha coinvolto 84 studenti che leggevano a proposito di (e si sono sottoposti a) quattro sessioni di interrogazioni orali. Per rendere queste sessioni più memorabili, un attore (Peter Bergared) ha assunto il ruolo di esaminatore, un (immaginario) professore molto eccentrico del Karolinska Institutet.
Due delle interrogazioni sono state percepite da una prospettiva di prima persona, dal proprio stesso corpo, nel modo usuale, mentre i partecipanti alle altre due sessioni hanno sperimentato l'illusione creata di essere fuori dal proprio corpo. In entrambi i casi, i partecipanti indossavano occhiali di realtà virtuale e auricolari.
Una settimana dopo, si sono sottoposti ad un test della memoria dove dovevano ricordare gli eventi e fornire informazioni su quello che era successo, in quale ordine, e cosa avevano percepito, oppure dovevano cercare di ricordare gli eventi, mentre erano sottoposti a imaging cerebrale con risonanza magnetica funzionale (fMRI).
Si è scoperto che i partecipanti ricordavano significativamente peggio le interrogazioni «fuori-del-corpo» rispetto a quelle sperimentate nella prospettiva normale «nel-corpo». Questo è successo nonostante avessero risposto allo stesso modo alle domande di ogni situazione e che ci fossero indicazioni che avevano sperimentato lo stesso livello di emozione. Le scansioni fMRI hanno anche rivelato una differenza fondamentale nell'attività nella porzione del lobo temporale - l'ippocampo - che è noto per la sua centralità nei ricordi episodici.
"Quando hanno cercato di ricordare cosa è successo durante le interrogazioni sperimentate «fuori-dal-corpo», l'attività nell'ippocampo è stata eliminata, a differenza di quando ricordavano le altre situazioni", dice il professor Henrik Ehrsson, il leader del gruppo di ricerca dietro lo studio. "Tuttavia, abbiamo potuto vedere l'attività nella corteccia del lobo frontale, quindi stavano davvero facendo uno sforzo per ricordare".
L'interpretazione che danno i ricercatori dei risultati è che c'è una stretta correlazione tra l'esperienza del corpo e la memoria. Il nostro cervello crea costantemente l'esperienza del nostro corpo nello spazio, combinando informazioni provenienti da più sensi: vista, udito, tatto, e altro ancora. Quando viene creato un ricordo, è compito dell'ippocampo collegare tutte le informazioni contenute nella corteccia cerebrale in un ricordo unificato, che sarà immagazzinato a lungo termine. Durante l'esperienza di essere fuori dal corpo, questo processo mnemonico è disturbato, così che il cervello crea invece ricordi frammentari.
"Crediamo che questa nuova conoscenza possa essere importante per la futura ricerca sui disturbi della memoria in una serie di condizioni psichiatriche come il disturbo da stress post-traumatico, il disturbo di personalità borderline e alcune psicosi in cui i pazienti hanno esperienze dissociative", dice Loretxu Bergouignan.
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Loretxu Bergouignan e Henrik Ehrsson sono collegati al Dipartimento di Neuroscienze del Karolinska Institutet. Ha collaborato anche Lars Nyberg, professore di neuroscienze e direttore dell'Umeå Center for Functional Brain Imaging dell'Università di Umeå. La ricerca è stata condotta con il sostegno finanziario, tra gli altri, dell'ERC, del Consiglio svedese della ricerca, del SSF, della Knut e Alice Wallenberg Foundation, dello Human Frontier Science Program, e delle Wenner-Gren Foundations.
Fonte: Karolinska Institutet (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
Riferimenti: Loretxu Bergouignan, Lars Nyberg, and H. Henrik Ehrsson. Out-of-body–induced hippocampal amnesia. Proceedings of the National Academy of Sciences, March 10, 2014; DOI: 10.1073/pnas.131880111
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