Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Rare mutazioni aumentano il rischio di Alzheimer ad esordio tardivo

Ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH), hanno identificato e validato due mutazioni genetiche rare che sembrano causare la forma comune dell'Alzheimer (AD) che colpisce dopo i 60 anni.


Le due mutazioni avvengono in un gene chiamato ADAM10 (che codifica un enzima coinvolto nella elaborazione della proteina precursore dell'amiloide), che diventa il secondo gene patologicamente confermato per l'AD ad esordio tardivo e il quinto gene AD nel complesso.


Nella loro relazione, che apparirà nel numero del 16 Ottobre di Neuron, pre-pubblicato on-line, i ricercatori dell'Institute for Neurodegenerative Disease (MGH-MIND) del MassGeneral, descrivono come le due mutazioni dell'ADAM10 aumentino la nascita e l'accumulo di proteina amiloide-beta tossica (A-beta), nel cervello di un topo modello di AD. Le mutazioni riducono anche la generazione di nuove cellule neurali nell'ippocampo, una parte del cervello essenziale per l'apprendimento e la memoria.


"Questo è il primo rapporto a documentare, in modelli animali, nuove mutazioni genetiche patogene per l'AD da quando sono stati riferiti i quattro geni originali nel 1990", dice Rudolph Tanzi, PhD, direttore della Genetics and Aging Research Unit al MGH-MIND e autore senior dell'articolo su Neuron. "Quello che abbiamo trovato, per quanto riguarda i numerosi effetti di queste due mutazioni rare nell'ADAM10, suggerisce fortemente che una ridotta attività di questo enzima può causare l'AD, e questi risultati supportano l'ADAM10 come bersaglio terapeutico promettente sia per il trattamento che per la prevenzione".


Il processo che porta alla generazione di A-beta (che si accumula nelle placche caratteristiche nel cervello dei pazienti di AD) inizia quando la proteina precursore dell'amiloide (APP) viene tagliata in piccole proteine ​​dagli enzimi chiamati secretasi. L'A-beta si sviluppa se l'APP prima è tagliata in due segmenti da un enzima chiamato beta-secretasi, e quindi se uno di questi segmenti è ulteriormente tagliato da un enzima gamma-secretasi, rilasciando il frammento tossico A-beta. Tuttavia, l'azione sulla APP di un'enzima alfa-secretasi (uno dei quali è l'ADAM10) taglia esattamente la regione dell'A-beta nell'APP. Quindi invece di generare il frammento tossico A-beta, il sezionamento con alfa-secretasi produce un frammento di proteina che si ritiene sia di protezione e stimolo per la generazione di neuroni nel cervello.


Uno studio precedente del gruppo di Tanzi aveva scoperto che una delle due mutazioni nell'ADAM10 aumenta il rischio di AD in sette famiglie con la forma tardiva della malattia. Poiché l'ADAM10 era già noto per la sua importanza nell'elaborazione dell'APP da parte dell'alfa-secretasi, assieme al ruolo nello sviluppo iniziale del cervello, i ricercatori hanno deciso di studiare come le mutazioni osservate potrebbero portare al modello di neurodegenerazione caratteristica dell'AD. Gli esperimenti fatti, usando diversi ceppi di topi transgenici (comprese linee che esprimono sia una delle mutazioni dell'ADAM10 che una mutazione dell'APP che porta ad una patologia di tipo AD) hanno rivelato quanto segue:

  • Mutazioni associate all'AD dell'ADAM10 riducono il rilascio della proteina benefica prodotta dall'elaborazione dell'APP dell'alfa-secretasi, dai neuroni nel cervello degli animali.
  • Una ridotta attività dell'ADAM10, causata dalle mutazioni, aumenta la generazione di A-beta e il suo accumulo in placche, e produce altri segni neurodegenerativi associati all'AD.
  • La ridotta attività dell'ADAM10 compromette anche la generazione di nuovi neuroni nell'ippocampo, una delle aree del cervello più vulnerabili alla neurodegenerazione in AD.
  • Le mutazioni associate all'AD producono questi effetti alterando il corretto ripiegamento dell'ADAM10 e interferendo con le sue normali funzioni.


Jaehong Suh, PhD, della MGH-MIND Genetics and Aging Research Unit, autore principale dell'articolo su Neuron, dice: "Il nostro studio mostra che la riduzione dell'attività di ADAM10 da parte di queste mutazioni associate all'AD, colpisce con un 'uno-due' il cervello: uno, diminuendo i prodotti neuroprotettivi di eliminazione dell'alfa-secretasi, e due, aumentando l'accumulo neurotossico di proteina A-beta.

Pertanto riteniamo che l'aumento dell'attività dell'ADAM10 potrebbe aiutare ad alleviare i fattori di rischio di AD, sia genetici che ambientali, che aumentano l'elaborazione tossica dell'APP da parte della beta-secretasi.

"Stiamo progettando di sviluppare dei modi ottimali per aumentare l'attività dell'ADAM10 nel cervello e approfondire la struttura molecolare ed il meccanismo di regolazione dell'enzima ADAM10".


Suh è istruttore di Neurologia, e Tanzi è Professore Joseph P. e Rose F. Kennedy di Neurologia alla Harvard Medical School.

 

 

 

 

 


Fonte: Massachusetts General Hospital.

Riferimenti: Jaehong Suh, Se Hoon Choi, Donna M. Romano, Moira A. Gannon, Andrea N. Lesinski, Doo Yeon Kim, Rudolph E. Tanzi. ADAM10 Missense Mutations Potentiate β-Amyloid Accumulation by Impairing Prodomain Chaperone Function. Neuron, 2013; DOI: 10.1016/j.neuron.2013.08.035

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

3 modi per trasformare l'auto-critica in auto-compassione

14.08.2018 | Esperienze & Opinioni

Hai mai sentito una vocina parlare nella tua testa, riempiendoti di insicurezza? Forse l...

Dana Territo: 'La speranza può manifestarsi da molte fonti nella cerchia …

14.01.2025 | Esperienze & Opinioni

Come trovi speranza nel nuovo anno con una diagnosi di Alzheimer?

Avere speranza...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Scoperta importante sull'Alzheimer: neuroni che inducono rumore 'cop…

11.06.2020 | Ricerche

I neuroni che sono responsabili di nuove esperienze interferiscono con i segnali dei neu...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Zen e mitocondri: il macchinario della morte rende più sana la vita

20.11.2023 | Ricerche

Sebbene tutti noi aspiriamo a una vita lunga, ciò che è più ambito è un lungo periodo di...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Flusso del fluido cerebrale può essere manipolato dalla stimolazione sensorial…

11.04.2023 | Ricerche

Ricercatori della Boston University, negli Stati Uniti, riferiscono che il flusso di liq...

Come una collana di perle: la vera forma e funzionamento dell'assone dei …

30.12.2024 | Ricerche

Con un nuovo studio provocatorio, degli scienziati sfidano un principio fondamentale nel...

Perché la tua visione può prevedere la demenza 12 anni prima della diagnosi

24.04.2024 | Ricerche

 

Gli occhi possono rivelare molto sulla salute del nostro cervello: in effetti, i p...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

I ricordi potrebbero essere conservati nelle membrane dei tuoi neuroni

18.05.2023 | Ricerche

Il cervello è responsabile del controllo della maggior parte delle attività del corpo; l...

Capire l'origine dell'Alzheimer, cercare una cura

30.05.2018 | Ricerche

Dopo un decennio di lavoro, un team guidato dal dott. Gilbert Bernier, ricercatore di Hô...

A 18 come a 80 anni, lo stile di vita è più importante dell'età per il ri…

22.07.2022 | Ricerche

Gli individui senza fattori di rischio per la demenza, come fumo, diabete o perdita dell...

Nuove case di cura: 'dall'assistenza fisica, al benessere emotivo�…

5.11.2018 | Esperienze & Opinioni

Helen Gosling, responsabile delle operazioni della Kingsley Healthcare, con sede a Suffo...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Demenza: mantenere vive le amicizie quando i ricordi svaniscono

16.01.2018 | Esperienze & Opinioni

C'è una parola che si sente spesso quando si parla con le famiglie di persone con demenz...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.