Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Maggiore istruzione può impedire deficit cognitivi [studio Italiano]

Laurea 350x223La sclerosi multipla (SM) può portare a un grave deterioramento cognitivo con il suo progredire. Ricercatori in Italia hanno scoperto che i pazienti con alti livelli di istruzione mostrano un minore deterioramento delle prestazioni neuropsicologiche rispetto a quelli con livelli bassi di istruzione.


La sclerosi multipla è una malattia immunologica progressiva del cervello con deficit neuropsicologici che riguardano l'attenzione selettiva, la memoria di lavoro, le funzioni esecutive, la velocità di elaborazione delle informazioni, e la memoria a lungo termine. Questi deficit spesso incidono sulla vita quotidiana: la capacità di fare lavori domestici, le relazioni interpersonali, l'occupazione e la qualità della vita in generale.


In questo studio, pubblicato in Restorative Neurology and Neuroscience, i ricercatori hanno prima valutato il ruolo della riserva cognitiva (CR), il tentativo attivo del cervello di concentrarsi sul modo di elaborare le attività, compensando le difficoltà rappresentate dai danni cerebrali. Studi precedenti avevano concluso che una maggiore riserva cognitiva protegge i soggetti con SM dalle malattie legate all'inefficienza cognitiva, ma in questi studi la riserva cognitiva era stata valutata principalmente attraverso test di vocaboli.


Qui i ricercatori hanno considerato il livello di istruzione e le mete professionali invece del vocabolario. Essi hanno inoltre valutato l'esperienza sia educativa che professionale, ipotizzando che anche le realizzazioni professionali dell'intera vita di un individuo potrebbero essere considerate un buon indicatore di CR, come le mete professionali più alte riducono il rischio di Alzheimer.


Il secondo obiettivo dello studio era indagare il possibile ruolo della fatica percepita. La fatica può avere una grande influenza negativa sulla vita quotidiana, così che una maggiore fatica percepita potrebbe indurre prestazioni cognitive inferiori.


Hanno preso parte allo studio 50 pazienti con SM clinicamente diagnosticata. Il gruppo di controllo era composto da 157 soggetti clinicamente sani, senza diagnosi psichiatrica o neurologica. Gli individui di entrambi i gruppi avevano mediamente la stessa età (40,41 anni, ± 9.67), stesso livello di istruzione (12,37 anni, ± 4,42) e stesso sesso.


Le prestazioni cognitive sono state valutate con il Paced Auditory Serial Addition Test (PASAT), in cui si mostra una serie di numeri a cifra singola e le due ultime cifre devono essere sommate. Questo test ha un'elevata sensibilità nel rilevare deficit cognitivi correlati alla SM, in quanto si basa fortemente sulla memoria di lavoro e sulla velocità di elaborazione delle informazioni. La fatica è stata valutata mediante la Modified Fatigue Impact Scale (IFM), che valuta gli effetti della fatica in termini di funzionamento fisico, cognitivo e psicosociale.


Dei 50 pazienti clinicamente diagnosticati, 17 avevano meno di 13 anni di scolarità, senza diploma di livello secondario, e 33 avevano più di 13 anni di scolarità, con diploma di livello universitario. Entrambi i gruppi hanno superato un certo numero di test neuropsicologici compresi i test standardizzati per la vigilanza, la prontezza e l'attenzione divisa. Nessuno dei compiti ha mostrato differenze tra i gruppi.


I pazienti sono stati anche classificati con le categorie di censimento degli Stati Uniti in occupazioni basse (studente, casalinga, non qualificato / semiqualificato, specializzato o artigiano, impiegato) e occupazioni alte (dirigente privato o pubblico e professionista o tecnico), per cui le categorie di realizzazione professionale sono basate sulla complessità cognitiva e sullo sforzo cognitivo necessario per eseguire il lavoro in modo efficiente. Poi sono stati ulteriormente suddivisi in tre gruppi: bassa occupazione/bassa istruzione, bassa occupazione/alta istruzione e alta occupazione/alta istruzione.


I ricercatori hanno scoperto che le versioni veloci del PASAT sono più adatte ad individuare le capacità compensative rispetto alle versioni lente del PASAT. I pazienti di SM con basso livello di istruzione hanno avuto prestazioni peggiori rispetto ai controlli sani nel PASAT veloce. Per contro, non è stata osservata alcuna differenza tra i pazienti di SM con alta istruzione rispetto ai corrispondenti controlli sani, indipendentemente dalla velocità del PASAT. D'altra parte, né le realizzazioni profesisonali né la fatica del lavoro hanno alcun impatto sul deficit cognitivo nella SM.


"Questi risultati indicano che un basso livello di istruzione è un fattore di rischio per il deficit cognitivo nelle persone con malattie neurologiche, come la sclerosi multipla, mentre un alto livello di istruzione può essere considerato un fattore di protezione dal deterioramento cognitivo associato alla malattia"
, osserva il ricercatore Elisabetta Làdavas, PhD, direttrice del Centro di Studi e Ricerche in Neuroscienze Cognitive di Cesena e docente di Neuropsicologia nel Dipartimento di Psicologia dell'Università degli Studi di Bologna in Italia.


Essa conclude che "dovrebbero essere considerati gli effetti protettivi dell'istruzione sul profilo cognitivo dei pazienti con SM sia negli studi longitudinali sulle funzioni cognitive, che nei tentativi terapeutici di migliorare la cognizione di questi pazienti".

 

 

 

 

 


Fonte: IOS Press BV, via AlphaGalileo.

Riferimento: C. Scarpazza, D. Braghittoni, B. Casale, S. Malagú, F. Mattioli, G. di Pellegrino and E. Ladavas. Education protects against cognitive changes associated with multiple sclerosis. Restorative Neurology and Neuroscience, 2013; DOI: 10.3233/RNN-120261

Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:

 


 

 

Notizie da non perdere

Menopausa precoce e terapia ormonale ritardata alzano il rischio di Alzheimer

17.04.2023 | Ricerche

Le donne hanno più probabilità degli uomini di sviluppare il morbo di Alzheimer (MA), e ...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Le cellule immunitarie sono un alleato, non un nemico, nella lotta all'Al…

30.01.2015 | Ricerche

L'amiloide-beta è una proteina appiccicosa che si aggrega e forma picco...

Il gas da uova marce potrebbe proteggere dall'Alzheimer

15.01.2021 | Ricerche

La reputazione dell'[[acido solfidrico]] (o idrogeno solforato), di solito considerato v...

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Ricercatori delineano un nuovo approccio per trattare le malattie degenerative

8.05.2024 | Ricerche

Le proteine sono i cavalli da soma della vita. Gli organismi li usano come elementi costitutivi, ...

10 cose da non fare con i malati di Alzheimer

10.12.2015 | Esperienze & Opinioni

Mio padre aveva l'Alzheimer.

Vederlo svanire è stata una delle esperienze più difficili d...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

L'Alzheimer è composto da quattro sottotipi distinti

4.05.2021 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato dall'accumulo anomale e dalla diffusione del...

LipiDiDiet trova effetti ampi e duraturi da intervento nutrizionale all'i…

9.11.2020 | Ricerche

Attualmente non esiste una cura nota per la demenza, e le terapie farmacologiche esisten...

Scoperta inaspettata: proteine infiammatorie possono rallentare il declino cog…

5.07.2021 | Ricerche

Finora la ricerca aveva collegato l'infiammazione al morbo di Alzheimer (MA), però scien...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Acetil-L-carnitina può aiutare la memoria, anche insieme a Vinpocetina e Huper…

27.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Demenza grave, neuropatie (nervi dolorosi), disturbi dell'umore, deficit di attenzione e...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

Infezione cerebrale da funghi produce cambiamenti simili all'Alzheimer

26.10.2023 | Ricerche

Ricerche precedenti hanno implicato i funghi in condizioni neurodegenerative croniche co...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Puoi distinguere il delirium dalla demenza? È solo questione di tempi

17.06.2021 | Esperienze & Opinioni

Quante volte hai sentito qualcuno esclamare "Tu deliri!" o "Sei un demente!", nell'incre...

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.