Le persone affette da diabete di tipo 2 e da malattie cardiovascolari (CVD) hanno un rischio maggiore di declino cognitivo, secondo un nuovo studio condotto dal Wake Forest Baptist Medical Center. Sia diabete che malattie cardiovascolari sono da tempo state associate all'insorgenza della demenza e dell'Alzheimer.
L'autrice Christina E. Hugenschmidt, Ph.D., istruttrice di gerontologia e medicina geriatrica alla Wake Forest Baptist, ha detto che i risultati del Diabetes Heart Study-Mind (DHS-Mind) suggeriscono che le CVD abbiano un ruolo nei problemi cognitivi, prima che siano clinicamente evidenti nei pazienti.
La ricerca appare on line in anticipo sulla stampa nel Journal of Diabetes and its Complications.
"Molte ricerche hanno analizzato i legami tra il diabete di tipo 2 e l'aumento di rischio di demenza, ma questo è il primo studio ad esaminare in modo specifico le CVD subcliniche e il loro ruolo", premette la Hugenschmidt. "La nostra ricerca mostra che il rischio di CVD causato dal diabete, anche prima che sia ad un livello clinicamente curabile, potrebbe essere negativo per il cervello. I risultati implicano che ulteriori fattori di CVD, soprattutto la placca calcificata e lo stato vascolare, e non lo stato del diabete da solo, sono tra i principali motivi di declino cognitivo legato ala diabete di tipo 2".
La Hugenschmidt dice che il DHS-Mind è un seguito dello studio Diabetes Heart Study (DHS), che ha esaminato la relazione tra funzioni cognitive, placca vascolare calcificata e altri importanti fattori di rischio del diabete connessi alla cognizione. Il DHS ha indagato sulle CVD nei fratelli con una elevata incidenza e prevalenza di diabete di tipo 2, dai quali si sono ottenute ampi dati dei fattori di rischio cardiovascolare durante esami effettuati dal 1998 al 2006.
Lo studio DSH-Mind, finanziato dal National Institutes of Health, ha aggiunto test cognitivi alle misurazioni esistenti con il preciso scopo di esplorare le relazioni tra i dati dell'aterosclerosi e della cognizione in una popolazione pesantemente colpita dal diabete; un nuovo approccio, spiega la Hugenschmidt, poichè gli studi precedenti si erano concentrati sul diabete e la cognizione nel contesto di CVD clinicamente evidenti. I ricercatori hanno seguito il maggior numero possibile tra i 1.443 partecipanti originali allo studio DHS che avevano dati cardiovascolari. Di questi 516 in totale, 422 erano affetti da diabete di tipo 2 e 94 non ne erano stati colpiti.
La Hugenschmidt ha detto che i ricercatori hanno eseguito una batteria di test cognitivi, esaminando diversi tipi di velocità di elaborazione di pensiero e memoria, così come della funzione esecutiva, che è un insieme di abilità mentali coordinate nel lobo frontale del cervello che comprende processi ferma-e-pensa come la gestione del tempo e l'attenzione, la pianificazione e l'organizzazione. Ha detto che la possibilità di esaminare dati con il gruppo di confronto composto da fratelli (alcuni dei quali avevano un alto livello di CVD essi stessi), rende i risultati più rilevanti clinicamente, perché i partecipanti condividevano lo stesso sfondo ambientale e genetico.
"Abbiamo visto comunque una differenza tra questi due gruppi. Anche rispetto ai fratelli con le malattie, quelli con diabete e malattia cardiovascolare subclinica avevano un rischio più alto di disfunzione cognitiva", ha detto la Hugenschmidt. Le CVD spiegano molti problemi cognitivi sperimentati dalle persone con diabete, dice la Hugenschmidt. "Una possibilità è che il cervello richieda un flusso di sangue veramente costante ed è possibile che la malattia cardiovascolare che accompagna il diabete possa essere la protagonista principale dietro i deficit cognitivi che vediamo".
La Hugenschmidt dice che il messaggio ai medici è di tenere in considerazione i fattori di rischio cardiovascolare quando stanno trattando pazienti con diabete di tipo 2 perché, anche a livelli clinici marginali, potrebbero avere implicazioni a lungo termine per la salute mentale e cognitiva delle persone.
Co-autori sono: Fang-Chi Hsu, Ph.D., Satoru Hayasaka, Ph.D., J. Jeffrey Carr, MD, Barry I. Freedman, MD, Jeff D. Williamson, MD, e Donald W. Bowden, Ph.D., tutti del Wake Forest Baptist, e David L. Nyenhuis, Ph.D. della University of Illinois di Chicago.
Fonte: Wake Forest Baptist Medical Center.
Riferimento: Christina E. Hugenschmidt, Fang-Chi Hsu, Satoru Hayasaka, J. Jeffrey Carr, Barry I. Freedman, David L. Nyenhuis, Jeff D. Williamson, Donald W. Bowden. The influence of subclinical cardiovascular disease and related risk factors on cognition in type 2 diabetes mellitus: The DHS-Mind study. Journal of Diabetes and its Complications, 2013; DOI: 10.1016/j.jdiacomp.2013.04.004
Pubblicato in Science Daily (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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