Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


L'aria pulita conta per un cervello sano

Ricercatori dicono che i loro studi sull'inquinamento atmosferico e sul declino cognitivo (sia su umani che su topi) forniscono le prove che l'aria più pulita può ridurre il rischio per Alzheimer e altre demenze.

Due ricercatori della University of Southern California, il cui lavoro ha collegato l'inquinamento atmosferico a un maggior rischio di morbo di Alzheimer (MA) e a un calo cognitivo più rapido, stanno vedendo segni che l'aria più pulita può fare la differenza nella salute del cervello.


Automobili e fabbriche producono un particolato fine chiamato PM2.5 che gli studi guidati dalla USC hanno collegato alla perdita di memoria e al MA. Queste minuscole particelle, più piccole della larghezza di un capello umano, rappresentano un grosso problema. Una volta inalate, passano direttamente dal naso e nel cervello, oltre la barriera emato-encefalica che normalmente protegge il cervello da polvere o altri invasori.


In uno studio pubblicato su Alzheimer's & Dementia, i ricercatori della USC hanno descritto come i loro laboratori hanno riportato, indipendentemente uno dall'altro, indicazioni di diminuzioni recenti della neurotossicità (danni al cervello o al sistema nervoso causati da esposizione a sostanze tossiche) di inquinamento atmosferico da PM2.5 in umani e topi.


I prof. Caleb Finch e Jennifer Ailshire, entrambi della USC, si sono focalizzati sull'inquinamento da PM2.5, il piccolo particolato che viene assorbito sia dai polmoni che dal sangue. L'esposizione a lungo termine al PM2.5 è stata collegata alla morte prematura, in particolare nelle persone con malattie croniche o malattie polmonari.

 

Declini nella salute del cervello associati all'aria impura nelle persone con meno istruzione

La ricerca della Ailshire, pubblicata all'inizio di quest'anno nel Journal of Alzheimer’s Disease, aveva mostrato una forte associazione tra deficit cognitivo e inquinamento atmosferico nelle persone con livelli inferiori di istruzione nel 2004.


Basato dei dati dello studio nazionale Health and Retirement, il suo lavoro ha mostrato che, se esposti al PM2.5, gli over-65 che avevano meno di 8 anni di istruzione hanno avuto un rischio maggiore di deterioramento cognitivo. Ma un decennio dopo, la Ailshire non ha trovato tale associazione nei partecipanti allo studio.


Un fattore probabile è stata la riduzione del PM2.5 nel primo decennio, ha detto Ailshire, prof.ssa associata di gerontologia e sociologia. I dati sulla qualità dell'aria hanno mostrato che i livelli medi annuali di PM2.5 nei quartieri dei partecipanti allo studio erano inferiori del 25% ai livelli del 2004.


In particolare nel 2014, pochissimi partecipanti allo studio vivevano in luoghi con media annuale di PM2.5 che eccedeva gli standard di qualità dell'aria dell'EPA, l'Agenzia di Protezione Ambientale degli Stati Uniti. Ciò ha ulteriormente suggerito che i miglioramenti nel declino cognitivo sono collegati a un calo dell'esposizione all'inquinamento elevato tra gli anziani.


"Migliorare la qualità dell'aria in tutto il paese è stato un successo tremendo della sanità pubblica e della politica ambientale. Ma ci sono segni di un'inversione in queste tendenze", ha detto Ailshire. "I livelli di inquinamento stanno crescendo di nuovo e ci sono incendi sempre più grandi, che generano una quantità significativa di inquinamento atmosferico in alcune parti del paese. Questo dà motivo di preoccupazione per le tendenze future nel migliorare la qualità dell'aria".

 

Migliorare la qualità dell'aria può dare benefici cognitivi

Anche la ricerca di Finch sui topi, pubblicata all'inizio di quest'anno sul Journal of Alzheimer’s Disease, ha trovato prove di bassa neurotossicità dell'inquinamento atmosferico nel tempo.


Finch e il suo team di ricerca hanno studiato i livelli di inquinamento nello stesso sito di Los Angeles e il loro effetto sul cervello di topi dal 2009. Dopo il 2017, i topi esposti a una versione in nanoscala del PM2.5 sono apparsi più sani. Marcatamente, hanno mostrato un declino minore in diversi fattori di neurotossicità, compresi i danni ossidativi alle cellule e ai tessuti.


Durante gli anni in cui Finch e Ailshire stavano svolgendo gli studi, anche la composizione dell'inquinamento atmosferico negli Stati Uniti stava cambiando. Dal 2000 al 2020, i livelli PM2.5 sono diminuiti a livello nazionale del 41% secondo l'EPA. Al contrario, il PM2.5 urbano a Los Angeles è diminuito solo leggermente dal 2009 al 2019. Mentre i livelli di ozono a livello nazionale diminuivano, l'ozono nella contea di Los Angeles ha invertito le tendenze precedenti, aumentando dopo il 2015.


Finch e Ailshire sottolineano che i loro risultati non possono valutare i potenziali benefici dei miglioramenti dell'inquinamento atmosferico sul rischio di declino cognitivo e demenza. Sebbene i livelli di PM2.5 siano diminuiti a livello nazionale dal 2009 al 2016, gli aumenti anno-su-anno che sono stati osservati dal 2017 mostrano che i miglioramenti della qualità dell'aria possono essere invertiti, come successo a Los Angeles.


"I nostri risultati sottolineano l'importanza degli sforzi per migliorare la qualità dell'aria, nonché la continua importanza della valutazione sperimentale e demografica della neurotossicità dell'inquinamento atmosferico", ha affermato Finch.


Finch e Jiu-Chiuan 'J.C.' Chen, professore associato di scienze della popolazione e di sanità pubblica dell'USC, hanno pubblicato uno studio usando dati umani e animali che hanno mostrato che i processi di invecchiamento cerebrale, peggiorati dall'inquinamento atmosferico, possono aumentare il rischio di demenza.


La loro ricerca ha indicato che le donne anziane che vivevano in luoghi con livelli alti di PM2.5 hanno subito la perdita di memoria e il restringimento del cervello simili al MA, non presenti nelle donne che vivevano con aria più pulita.

 

 

 


Fonte: Jenesse Miller in University of Southern California (> English) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti: Jennifer Ailshire, Caleb Finch. Recently decreased association of air pollution with cognitive impairment in a population-based aging cohort and in a mouse model. Alzheimer's & Dementia, 2021, DOI

Copyright: Tutti i diritti di testi o marchi inclusi nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non rappresenta necessariamente l'opinione dell'Associazione Alzheimer OdV di Riese Pio X ma solo quella dell'autore citato come "Fonte". I siti terzi raggiungibili da eventuali collegamenti contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Il caregiving non fa male alla salute come si pensava, dice uno studio

11.04.2019 | Ricerche

Per decenni, gli studi nelle riviste di ricerca e la stampa popolare hanno riferito che ...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Demenze: forti differenze regionali nell’assistenza, al Nord test diagnostici …

30.01.2024 | Annunci & info

In Iss il Convegno finale del Fondo per l’Alzheimer e le Demenze, presentate le prime linee guida...

Livelli di ossigeno nel sangue potrebbero spiegare perché la perdita di memori…

9.06.2021 | Ricerche

Per la prima volta al mondo, scienziati dell'Università del Sussex hanno registrato i li...

Il girovita può predire il rischio di demenza?

6.11.2019 | Ricerche

Il primo studio di coorte su larga scala di questo tipo ha esaminato il legame tra il girovita in...

Diagnosi di Alzheimer: prenditi del tempo per elaborarla, poi vai avanti con m…

4.12.2023 | Esperienze & Opinioni

Come posso accettare la diagnosi di Alzheimer?

Nathaniel Branden, compianto psicoterape...

Stimolazione dell'onda cerebrale può migliorare i sintomi di Alzheimer

15.03.2019 | Ricerche

Esponendo i topi a una combinazione unica di luce e suono, i neuroscienziati del Massach...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Lavati i denti, posticipa l'Alzheimer: legame diretto tra gengivite e mal…

4.06.2019 | Ricerche

Dei ricercatori hanno stabilito che la malattia gengivale (gengivite) ha un ruolo decisi...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Scoperto perché l'APOE4 favorisce l'Alzheimer e come neutralizzarlo

10.04.2018 | Ricerche

Usando cellule di cervello umano, scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto la ...

La scoperta del punto di svolta nell'Alzheimer può migliorare i test di n…

20.05.2022 | Ricerche

 Intervista al neurologo William Seeley della Università della California di San Francisco

...

Studio cinese: 'Metti spezie nel tuo cibo per tenere a bada l'Alzhei…

13.01.2022 | Ricerche

Proprio come 'una mela al giorno toglie il medico di torno', sono ben noti i benefici di...

Ecco perché alcune persone con marcatori cerebrali di Alzheimer non hanno deme…

17.08.2018 | Ricerche

Un nuovo studio condotto all'Università del Texas di Galveston ha scoperto perché alcune...

Marito riferisce un miglioramento 'miracoloso' della moglie con Alzh…

28.09.2018 | Annunci & info

Una donna di Waikato (Nuova Zelanda) potrebbe essere la prima persona al mondo a miglior...

Scoperto un fattore importante che contribuisce all'Alzheimer

22.08.2022 | Ricerche

Una ricerca guidata dai dott. Yuhai Zhao e Walter Lukiw della Luisiana State University ...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Variante della proteina che causa l'Alzheimer protegge dalla malattia

15.02.2021 | Ricerche

Le scoperte di un nuovo studio sul morbo di Alzheimer (MA), guidato da ricercatori dell...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.