Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Olio di cocco come cura miracolosa per l'Alzheimer? Non ci sono ancora prove.

"Quattro cucchiai di questo 'cibo per la mente' possono prevenire l'Alzheimer", scrive Joseph Mercola, osteopata di Internet, sull'olio di cocco che vende sul suo sito web, anche se nessuno studio ha mai dimostrato che l'olio di cocco possa prevenire o trattare l'Alzheimer o le altre forme di demenza.


Tuttavia, la ricerca sui componenti di questo olio potrebbe portare a nuovi trattamenti.

 

Come è iniziato

La convinzione che l'olio di cocco possa trattare la demenza ha avuto una grande spinta nel 2008 quando Mary Newport, pediatra della Florida, stava disperatamente cercando di iscrivere il marito Steve a una sperimentazione clinica di un nuovo e promettente farmaco di Alzheimer. Ma non riusciva ad ottenere il punteggio necessario nel test mentale per qualificarsi.


Allora si è ricordata di aver letto su Internet che una società aveva rivendicato dei risultati promettenti dalla somministrazione di grassi speciali estratti dall'olio di cocco ai malati di Alzheimer. Pensando di non aver nulla da perdere, la Newport ha comprato un vasetto di olio di cocco in un negozio di alimenti biologici e ne ha messo qualche cucchiaio nella farina d'avena del marito la mattina dopo, alcune ore prima di un altro test.


Quel pomeriggio si è stupita di apprendere che Steve lo aveva superato ed era stato accettato nello studio di un farmaco sperimentale. Poteva ricordare cose come il giorno della settimana, il mese, la stagione, e in quale città si trovava, informazioni sulle quali aveva avuto difficoltà il giorno prima. "Ha detto che si sentiva come se si fosse accesa una luce", ricorda.

 

Mary Newport diffonde la notizia

Così è iniziato il viaggio dei Newport. Steve ha preso olio di cocco ogni giorno, a volte mescolato con quantità extra di grassi speciali, che sono chiamati trigliceridi a catena media (MCT). E Mary a diffondere il concetto di potenziale cura di Alzheimer per l'olio di cocco, scrivendo su un blog, facendo pressioni su scienziati e politici, e scrivendo un libro intitolato Alzheimer’s Disease: What If There Was a Cure? The Story of Ketones [L'Alzheimer: e se ​​ci fosse una cura? La storia dei chetoni] (Basic Health Publications, 2011).


Nel 2015, Mary ha riferito di come sta andando suo marito Steve. "E' migliorato in modo molto significativo e costante per il primo anno ed è rimasto stabile per 2 anni", ha scritto sul sito web coconutketones.com. Poi è ricaduto, ha cominciato ad avere crisi epilettiche che non ha mai completamente recuperato. "E' rimasto nella nostra casa con l'aiuto dei nostri splendidi caregiver e ha avuto un ulteriore minimo peggioramento nel corso degli ultimi due anni", dice. Anche se Steve non riuscirà probabilmente a recuperare, "ora c'è almeno speranza per gli altri", scrive Mary.

Purtroppo, le evidenze a favore dell'olio di cocco non corrispondono al livello di entusiasmo della Newport.

 

Il nostro cervello è in grado di usare i chetoni

"Il nostro cervello normalmente usa solo glucosio per produrre energia", spiega Richard Veech, ricercatore dei National Institutes of Health, che ha lavorato con i Newport. "Ma durante il digiuno o la fame, quando ci basiamo sulle nostre riserve di grasso per produrre energia, il nostro cervello può passare ad usare i prodotti del metabolismo dei grassi chiamati chetoni in sostituzione del glucosio, a condizione che i livelli di chetoni siano abbastanza alti nel cervello".


All'inizio di malattie come l'Alzheimer e il Parkinson, il cervello inizia a perdere la capacità di usare il glucosio, portando ad una sorta di fame del cervello. Ma il cervello può ancora usare i chetoni.

 

Il trucco è averne a sufficienza

"Se riuscissimo ad alzare a sufficienza il livello di chetoni nel cervello nei pazienti di Alzheimer, si potrebbe sperare che possano usarli per produrre energia al posto del glucosio e potremmo ripristinare alcune delle funzioni mentali del cervello", dice Veech.


Ma non aspettiamoci che questo accada con il consumo di olio di cocco o con altri MCT, avverte Veech. Anche se le cellule producono chetoni quando metabolizzano i trigliceridi a catena media dell'olio di cocco, "ciò non porta assolutamente ai livelli sufficienti nel cervello per dare risultati", osserva.

 

Un esperimento inconcludente

Diversi anni fa, una società del Colorado ha testato una polvere composta da 100% di MCT estratti dall'olio di cocco e da olio di cuore di palma, su 140 pazienti con Alzheimer lieve o moderato. Secondo la società (Accera Inc) quelli che prendevano i MCT hanno avuto risultati migliori di chi prendeva un placebo in un test di deterioramento cognitivo somministrato dopo 45 giorni (anche se lo studio non ha rilevato differenze dopo 90 giorni).


Tuttavia, lo studio dell'azienda era pieno di irregolarità. Veech non è stato impressionato dai risultati. Né lo è stata evidentemente la Food and Drug Administration (FDA). La Accera ha rinunciato a chiedere alla FDA l'approvazione della sua polvere MCT come farmaco e ora la vende, con il nome di Axona, come prescrizione di "cibo medico" per la "gestione clinica dietetica dell'Alzheimer da lieve a moderato". (Un alimento medico richiede molte meno prove di un farmaco per essere approvato per la vendita da parte della FDA).


Nel frattempo, "Stiamo cercando di interessare delle aziende alimentari alla produzione diretta di chetoni, bypassando la fase MCT", dice Veech.


E alla University of South Florida è in corso un nuovo esperimento sull'olio di cocco per l'Alzheimer. I pazienti con la forma lieve o moderata della malattia ricevono una bevanda commerciale all'olio di cocco per tre mesi e un placebo per tre mesi, in ordine casuale, per vedere se l'olio di cocco ha un qualche effetto sulle funzioni cognitive rispetto al placebo. Mary Newport fa parte del consiglio consultivo scientifico della società che produce la bevanda. I risultati sono attesi nel 2017.

 

 

 


Fonte: David Schardt in NutritionAction.com (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

Riferimenti:

  • Samuel T Henderson, Janet L Vogel, Linda J Barr, Fiona Garvin, Julie J Jones and Lauren C Costantini. Study of the ketogenic agent AC-1202 in mild to moderate Alzheimer's disease: a randomized, double-blind, placebo-controlled, multicenter trial. Nutrition & Metabolism 2009 6:31. DOI: 10.1186/1743-7075-6-31
  • The University of South Florida study: clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT01883648

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.


 

Notizie da non perdere

Cosa accade nel cervello che invecchia

11.03.2020 | Esperienze & Opinioni

Il deterioramento del cervello si insinua sulla maggior parte di noi. Il primo indizio p...

Nuova teoria sulla formazione dei ricordi nel cervello

9.03.2021 | Ricerche

Una ricerca eseguita all'Università del Kent ha portato allo sviluppo della teoria MeshC...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Rivelato nuovo percorso che contribuisce all'Alzheimer ... oppure al canc…

21.09.2014 | Ricerche

Ricercatori del campus di Jacksonville della Mayo Clinic hanno scoperto...

Piccola area del cervello ci aiuta a formare ricordi specifici: nuove strade p…

6.08.2025 | Ricerche

La vita può dipanarsi come un flusso continuo, ma i nostri ricordi raccontano una storia...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Riprogrammare «cellule di supporto» in neuroni per riparare il cervello adulto…

21.11.2014 | Ricerche

La porzione del cervello adulto responsabile del pensiero complesso, la corteccia cerebrale, non ...

La lunga strada verso la demenza inizia con piccoli 'semi' di aggreg…

20.11.2020 | Ricerche

Il morbo di Alzheimer (MA) si sviluppa nel corso di decenni. Inizia con una reazione a c...

La consapevolezza di perdere la memoria può svanire 2-3 anni prima della compa…

27.08.2015 | Ricerche

Le persone che svilupperanno una demenza possono cominciare a perdere la consapevolezza dei propr...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Nuovo farmaco previene le placche amiloidi, un segno specifico di Alzheimer

8.03.2021 | Ricerche

Le placche di amiloide sono caratteristiche patologiche del morbo di Alzheimer (MA): son...

Cosa rimane del sé dopo che la memoria se n'è andata?

7.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è caratterizzato da una progressiva perdita di memoria. Nelle...

Che speranza hai dopo la diagnosi di Alzheimer?

25.01.2021 | Esperienze & Opinioni

Il morbo di Alzheimer (MA) è una malattia che cambia davvero la vita, non solo per la pe...

5 tipi di ricerca, sottostudiati al momento, potrebbero darci trattamenti per …

27.04.2020 | Esperienze & Opinioni

Nessun ostacolo fondamentale ci impedisce di sviluppare un trattamento efficace per il m...

'Ingorgo' di proteine nei neuroni legato alla neurodegenerazione

12.09.2022 | Ricerche

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell'EPFL rivela che un complesso proteico malfunzionante pu...

Allenamento con i pesi protegge il cervello delle persone anziane dalla demenz…

15.04.2025 | Ricerche

Uno studio, condotto presso l'Università di Stato di Campinas (Brasile), ha scoperto che dopo sei...

Preoccupazione, gelosia e malumore alzano rischio di Alzheimer per le donne

6.10.2014 | Ricerche

Le donne che sono ansiose, gelose o di cattivo umore e angustiate in me...

Colpi in testa rompono i 'camion della spazzatura' del cervello acce…

5.12.2014 | Ricerche

Un nuovo studio uscito ieri sul Journal of Neuroscience dimostra che un...

Identificazione dei primi segnali dell'Alzheimer

7.03.2022 | Ricerche

Un team multidisciplinare di ricerca, composto da ricercatori del progetto ARAMIS, dell...

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

Seguici su

 
enfrdeites

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.