Se si ha intenzione di visitare un proprio caro con demenza, per favore non partire con domande. Se lo si fa, c'è una buona probabilità di aumentare il suo livello di ansia, e con essa la confusione.
Le domande possono essere la radice di ogni male, quando si tratta di pazienti affetti da demenza.
Per esempio, si consideri l'ambiente del ristorante. Ci si potrebbe chiedere perché [il paziente] diventa così perplesso in questa atmosfera, ma pensiamo che di solito la prima cosa che succede quando si entra è sentire domande: "Vuoi un tavolo o un separè?", "Siete in due o aspettate qualcuno?", "Caffè o tè?", "Fumatori o non fumatori?", "Che tipo di condimento sull'insalata?". Aggiungiamo il frastuono tipico di un luogo pubblico con più conversazioni contemporanee. Oltre tutto può essere un ambiente sconosciuto, un motivo in più per mandare al soffitto il suo livello di ansia.
Come caregiver, dobbiamo imparare a non avvicinarci ad un paziente di demenza con domande e con la richiesta di prendere decisioni. Al contrario, iniziare con una semplice introduzione senza complicazioni. Sì, anche se si è il coniuge, le prime parole dovrebbero essere: "Ciao, il mio nome è Ellen. Sono tua moglie". Non essere imbarazzati da questo [approccio]. La cosa peggiore che si può fare è dire: "Ciao, ti ricordi di me?".
Questo è particolarmente vero negli ospedali. Un operatore sanitario dovrebbero identificarsi immediatamente, guardando il paziente negli occhi e dicendo qualcosa del tipo: "Ciao, il mio nome è Joanne. Sarò la tua infermiera oggi".
Costringere i pazienti a lottare per trovare la risposta giusta di primo acchitto, non porta assolutamente a nulla. Se si devono porre domande importanti, trovare lentamente la strada per arrivarci. Se si affronta correttamente, si può anche ottenere la risposta corretta. Tuttavia, se si tratta di un importante problema medico o finanziario, queste risposte hanno bisogno di verifica da parte di un familiare o di un tutore del paziente.
Un altro consiglio è che, prima di presentarsi, è importante assicurarsi di avere il contatto visivo con il paziente. Non avvicinarlo da dietro, si spaventerà.
La maggior parte di questi suggerimenti vale per i pazienti nelle fasi moderate/avanzate della malattia, ma anche quelli nelle fasi iniziali possono essere più confusi in un ambiente come un ospedale. Si può essere fortunati di avere una buona conversazione con loro, semplicemente iniziandola correttamente. Sappiamo cosa vale la prima impressione.
Pubblicato da Gary Leblanc in Hernando Today (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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