La settimana scorsa si è tenuta la 19° conferenza annuale del Northwestern Alzheimer Day, un'opportunità per i ricercatori di mostrare i loro lavori sull'Alzheimer e le altre demenze alla comunità generale.
Ho controllato i poster della sessione mentre ero lì, e anche se ho trovato che alcuni di essi fossero piuttosto interessanti (tipo il lavoro del Dott. Emily Rogalski sui "Super Agers", i più anziani con cervello e prestazioni cognitive simili a quelli di persone molto più giovani), la stragrande maggioranza copriva dettagli molto tecnici sulle proprietà delle cellule del cervello: sicuramente non materiale per questo blog.
Al contrario ho trovato pertinente un nuovo studio relativo al rapporto tra le variazioni del peso corporeo e il rischio di demenza. I ricercatori hanno esaminato i dati longitudinali raccolti su funzionari statali israeliani nel 1960. Quali dati longitudinali, vi chiederete? Domanda tremenda!
Se si vuole sapere come cambiano nel tempo le prestazioni delle persone nei compiti o le risposte, allora si deve chiedere a un gruppo di persone a fare le stesse attività o di rispondere alle stesse domande in diversi momenti (una volta alla settimana, o una volta un mese, o una volta l'anno, ecc), e si esaminano le differenze di prestazioni in ciascun punto di test per ogni persona. Questo si chiama disegno longitudinale di studio. Ad esempio, se uno scienziato vuole sapere come cambia l'appetito dei ragazzi quando invecchiano, potrebbe chiedere a un gruppo di 5a elementare quanto mangiano in un dato giorno, poi rifare la stessa domanda agli stessi ragazzi in 2a media, e ancora una volta in 1a superiore.
Nel caso di questo studio, più di 10.000 dipendenti pubblici maschi israeliani tra i 40 e i 70 anni hanno avuto diverse domande sulla loro dieta ed esercizio fisico nel '63, nel '65 e nel '68. Quindi, nel 2000, tutti i partecipanti superstiti al sondaggio (2.036 per la precisione) sono stati testati per la demenza; circa 300 hanno ricevuto una diagnosi. Da lì, il team di ricerca ha esaminato se uno dei dati dell'indagine longitudinale degli anni '60 avrebbe potuto individuare chi avrebbe in seguito ricevuto una diagnosi di demenza.
Dopo l'aggiustamento per i fattori di rischio noti della demenza come reddito e salute generale, i ricercatori hanno scoperto che un peso corporeo instabile - cioè le fluttuazioni di peso tra i diversi punti di tempo - è associato ad un aumento del rischio di demenza. Non importa se i partecipanti avevano guadagnato o perso peso: i partecipanti il cui peso era cambiato di più da punto a punto hanno avuto il maggior rischio di diagnosi di demenza nel 2000.
Prima di correre a comprare una nuova pesapersone da bagno, fai un respiro profondo! Non ci sono prove che suggeriscono che un peso instabile possa causare la demenza. I ricercatori dovrebbero sapere molto di più sui partecipanti al sondaggio e sull'incidenza generale della demenza nelle persone che vivevano negli anni '60 prima di eventuali proclami sulla causalità. Detto questo, è comunque interessante vedere come degli aspetti apparentemente non correlati di salute possono essere legati insieme in qualche modo. Per lo meno, questo studio apre la porta a un lavoro futuro per esaminare il rapporto tra la demenza e il peso corporeo.
Sappiamo molto di più oggi sulla demenza, e molto di più su come progettare un buon sondaggio, così la prossima iterazione di questa linea di lavoro potrebbe essere molto istruttiva. Forse avremo occasione di leggerne in uno dei prossimi Northwestern Alzheimer's Day!
Pubblicato da Jim Kloet in Science in Society il 14 Maggio 2013 (> English version) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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