Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Approccio in 6 fasi per aiutare i medici a identificare e gestire i sintomi della demenza

wanderingLe modifiche del comportamento sono tra i sintomi più visibili, dirompenti e dolorosi dell'Alzheimer e delle altre forme di demenza.

Dalla confusione, alle domande ripetitive, dalla combattività al vagabondare, dalle allucinazioni alla perdita di inibizione, i sintomi portano i propri rischi di lesioni.


Influenzano la qualità della vita del paziente e quella del caregiver familiare. Questi sintomi sono una sfida per i medici, in particolare perché molti farmaci comportano rischi significativi e se ne è verificata un'efficacia molto relativa. L'individuazione delle manifestazioni iniziali di sintomi comportamentali non è condotta di routine e si possono perdere i fattori di rischio per eventi comportamentali e infine non resta che la casa di cura o un'altra struttura costosa di assistenza a lungo termine.


Eppure, molti dei sintomi comportamentali della demenza possono essere gestiti bene, senza farmaci, se i medici integrasseri le strategie di gestione del comportamento in trattamenti precoci continuativi, secondo Laura N. Gitlin, PhD, professore della School of Nursing della Johns Hopkins University (JHUSON); Costantine G. Lyketsos, MD, MHS, professore di ricerca in Alzheimer della Facoltà di Medicina della Johns Hopkins; e Helen C. Kales, MD, professore associato dell'Università del Michigan e ricercatore del VA Center for Clinical Management Research.


In "Gestione non farmacologica dei sintomi comportamentali della demenza", pubblicato sul Journal of American Medical Association il 22 novembre, gli autori delineano un approccio di sei fasi per aiutare i medici a identificare e gestire efficacemente la maggior parte dei sintomi comportamentali della demenza:

  1. Individuare precocemente i sintomi comportamentali.
  2. Identificare i sintomi.
  3. Delineare l'innesco e i fattori di rischio dei sintomi.
  4. Scegliere gli interventi adeguati. Per esempio, una persona con demenza si sveglia più volte di notte, esprimendo la paura di essere sola al buio, nonostante i continui sforzi di calmarla; un intervento potrebbe significare semplicemente usare una luce notturna nella camera del paziente, o aggiungere  lunghe passeggiate con la famiglia, alla sera, per contribuire a promuovere un sonno migliore.
  5. Valutare l'intervento per assicurarsi che tutto funzioni.
  6. Seguire i progressi del paziente nel corso del tempo.


"Questo processo in sei fasi dovrebbe far parte della routine di assistenza sanitaria regolare per le persone con demenza", osserva Gitlin, che dirige il Centro per l'Assistenza Innovativa nell'Invecchiamento del JHUSON. "Dovrebbe essere intrapreso in qualsiasi ambiente clinico coinvolto nella cura di una persona con demenza, compresa l'assistenza primaria e le cliniche della memoria, così come negli ospedali, nelle residenze assistite e nelle strutture di cura".


I medici hanno un ruolo fondamentale nell'informare le famiglie e i caregivers sulla demenza e sui suoi sintomi comportamentali (compresi i motivi per cui si verificano). I medici possono anche fornire strumenti e strategie per aiutare i caregivers a prevenire sintomi comportamentali problematici.


Per esempio, per ridurre la confusione e il disorientamento del paziente, un caregiver potrebbero essere indotto a frazionare le attività quotidiane in piccoli e semplici passaggi e a stabilire procedure strutturate. Interventi semplici come questi possono ridurre i sintomi e i costi sanitari inutili relativi a visite urgenti al pronto soccorso dell'ospedale.


Il Dr. Lyketsos osserva che "una ampia applicazione di questo approccio sistematico e uniforme può far avanzare sia la pratica clinica che lo sviluppo di nuove terapie farmacologiche e non farmacologiche per questi sintomi molto impegnativi delle demenze". La Dott.ssa Kales aggiunge: "Visti i limiti e i rischi degli attuali trattamenti farmacologici, è indispensabile aumentare l'implementazione di trattamenti non-farmacologici basati sulle evidenze".

 

 

 

***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

***********************
Fonte: Journal of American Medical Association

Pubblicato in News-Medical.net il 22 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra:



Notizie da non perdere

Gli interventi non farmacologici per l'Alzheimer sono sia efficaci che co…

19.04.2023 | Ricerche

Un team guidato da ricercatori della Brown University ha usato una simulazione al computer per di...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Meccanismo neuroprotettivo alterato dai geni di rischio dell'Alzheimer

11.01.2022 | Ricerche

Il cervello ha un meccanismo naturale di protezione contro il morbo di Alzheimer (MA), e...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

36 abitudini quotidiane che riducono il rischio di Alzheimer

2.07.2018 | Esperienze & Opinioni

Sapevi che mangiare carne alla griglia potrebbe aumentare il rischio di demenza? O che s...

Come dormiamo oggi può prevedere quando inizia l'Alzheimer

8.09.2020 | Ricerche

Cosa faresti se sapessi quanto tempo hai prima che insorga il morbo di Alzheimer (MA)? N...

Dosi basse di radiazioni possono migliorare la qualità di vita nell'Alzhe…

6.05.2021 | Ricerche

Individui con morbo di Alzheimer (MA) grave hanno mostrato notevoli miglioramenti nel co...

Invertita per la prima volta la perdita di memoria associata all'Alzheime…

1.10.2014 | Ricerche

La paziente uno aveva avuto due anni di perdita progressiva di memoria...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Relazioni personali ricche migliorano il funzionamento del cervello

22.06.2020 | Ricerche

Come interagiscono gli individui, come si percepiscono uno con l'altro, e i pensieri e i...

Paesi asiatici assistono gli anziani in modo diverso: ecco cosa possiamo impar…

28.10.2020 | Esperienze & Opinioni

A differenza dei paesi occidentali, le culture tradizionali asiatiche mettono un forte a...

I ricordi perduti potrebbero essere ripristinati: speranza per l'Alzheime…

21.12.2014 | Ricerche

Una nuova ricerca effettuata alla University of California di ...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Un segnale precoce di Alzheimer potrebbe salvarti la mente

9.01.2018 | Esperienze & Opinioni

L'Alzheimer è una malattia che ruba più dei tuoi ricordi ... ruba la tua capacità di ese...

L'invecchiamento è guidato da geni sbilanciati

21.12.2022 | Ricerche

Il meccanismo appena scoperto è presente in vari tipi di animali, compresi gli esseri umani.

Convalidare il sentimento aiuta meglio di criticare o sminuire

30.03.2020 | Ricerche

Sostenere i tuoi amici e la famiglia può aiutarli a superare questi tempi di incertezza...

Svelati nuovi percorsi per la formazione di memoria a lungo termine

31.12.2024 | Ricerche

Ricercatori del Max Planck Florida Institute for Neuroscience hanno scoperto un nuovo percorso pe...

Immagini mai viste prima delle prime fasi dell'Alzheimer

14.03.2017 | Ricerche

I ricercatori dell'Università di Lund in Svezia, hanno utilizzato il sincrotrone MAX IV ...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.