Se ti dicessi come ridurre il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer (AD), lo faresti? Il mio lavoro come geriatra, che vede malati di Alzheimer e propone consulenze alle famiglie sotto stress, mi fa sperare che sia così.
Me lo fanno augurare le tante conversazioni, a cena e altrove, con persone oltre i 50 anni che temono di perdere la memoria, l'indipendenza e l'autocontrollo per l'Alzheimer (AD) come pure il fatto che un recente sondaggio abbia indicato che l'Alzheimer è la seconda malattie più temuta in America (dopo il cancro).
In mezzo a tutte le notizie difficile sulla demenza, questo potrebbe essere uno dei migliori motivi di speranza: contrariamente a quanto si crede erroneamente, abbiamo il potere di abbassare le probabilità di contrarre la demenza, anche se devono ancora essere identificati specifici interventi medici per prevenire l'AD. Come ogni medico, vorrei avere un trattamento in grado di prevenire o invertire questa malattia crudele che ora affligge più di 5 milioni di americani. Ma non lo abbiamo, almeno non ancora.
|
La dura realtà è che, anche se ci sono farmaci che aiutano a rallentare la progressione dei sintomi nelle fasi iniziali ed intermedie della demenza (inibitori delle colinesterasi, come il Donezepil/Aricept), l'orologio non torna indietro una volta che i sintomi dell'Alzheimer sono comparsi. Quello che abbiamo, in questo momento, è una notevole conoscenza dei fattori di rischio che rendono più o meno probabile che una persona svilupperà l'Alzheimer, in primo luogo. La maggior parte dei medici ritiene che i danni causati dall'Alzheimer sia irreversibile e che l'unica speranza sta nella prevenzione. Questo è particolarmente vero per le persone ad alto rischio. Io credo fermamente che tutti noi dovremmo sapere quali sono questi fattori di rischio e lavorare per trasformarli a nostro favore.
Fattori di rischio di AD che non è possibile modificare
Ci sono due tipi di fattori di rischio: quelli si possono, e quelli che non si possono, controllare. Qui ci sono alcuni fattori di rischio di cui si dovrebbe avere consapevolezza, anche se non è possibile cambiarli.
- Storia familiare: Avere un genitore con AD raddoppia il rischio, due genitori con AD pone un rischio cinque volte maggiore.
- Età: circa il 5 per cento dei pazienti ha Alzheimer ad esordio precoce, ma la stragrande maggioranza dei casi sono ad insorgenza tardiva. L'età più comune di apparizione è 74 anni. La demenza non è mai inevitabile invecchiando, ma l'invecchiamento è un fattore di rischio. Il numero di casi di Alzheimer raddoppia ogni cinque anni dopo i 65 anni e il rischio di AD colpisce circa il 50 per cento degli individui dopo gli 85 anni.
- Genetica: Le persone con due copie del gene apolipoproteina (ApoE4) sembrano avere un rischio maggiore da 10 a 15 volte circa, e una copia triplica il rischio. Detto questo, avere uno o addirittura due copie del gene non significa che si svilupperà sicuramente l'Alzheimer. Per questo motivo, la maggior parte dei medici non consiglia di fare il test del sangue per l'ApoE4, se non in contesti di ricerca. (Una variante diversa dello stesso gene, l'ApoE2, offre una certa protezione contro la malattia). Continuano ad essere identificati nuovi geni che aumentano il rischio, fatto che promette di arrivare a una maggiore comprensione dei meccanismi di base, e, quindi, la speranza della prevenzione.
- Mutazioni multiple di un certo numero di geni sono la causa più comune dell'AD ad insorgenza precoce (prima dei 60 anni). I membri di queste famiglie sfortunate con tali mutazioni svilupperanno sicuramente l'AD. Sul lato positivo, all'inizio di quest'anno ricercatori hanno riferito una emozionante scoperta: una mutazione genica raro che sembra offrire una forte protezione contro il morbo di Alzheimer , anche per le persone ad alto rischio genetico.
- Essere donna: Sono di più le donne che gli uomini a sviluppare l'Alzheimer. Anche se le donne sopravvivono agli uomini, l'età è un fattore di rischio potente, il peso delle prove suggerisce che le donne hanno un rischio leggermente più elevato rispetto agli uomini. E non c'è dubbio che le donne portano il peso maggiore del caregiving per le persone di entrambi i sessi con AD.
- Sindrome di Down: Circa la metà di tutte le persone con Sindrome di Down sviluppano i sintomi dell'Alzheimer tra 50 e 60 anni, ma quasi tutti durante l'autopsia presentano le caratteristiche patologiche tipiche dell'AD.
I fattori di rischio che possono essere modificati
I cambiamenti dello stile di vita elencati di seguito non sono rivoluzionari, tranne che in questo senso: forse non hai mai capito che possono ridurre il rischio di demenza. E le autorità sceintifiche dicono che ogni piccola cosa aiuta. "L'Alzheimer limita la riserva cognitiva, che è la capacità del cervello di tollerare un danno senza perdere le abilità di pensiero. Tutto ciò che può essere fatto per evitare i danni cerebrali e/o aumentare la riserva cognitiva, è potenzialmente in grado di ritardare i sintomi della demenza", spiega Norman Relkin, MD, Ph.D. , direttore e fondatore del Memory Disorders Program della Weill Cornell e membro del Consiglio di Amministrazione della American Federation for Aging Research.
"Quando mi viene chiesto nella mia pratica clinica della prevenzione di Alzheimer, consiglio di prendersi cura dei fattori di rischio reversibili di altre condizioni che influiscono negativamente sul cervello, in particolare ictus e malattie cardiache", aggiunge il dottor Relkin. "Dopo aver affrontato cose come l'alta pressione sanguigna, il colesterolo e il diabete, il consiglio più realizzabile che posso dare è di implementare modifiche dello stile di vita, come ad esempio l'attività fisica regolare, il controllo del peso e seguire una dieta sana per il cuore".
- Ridurre il rischio di ictus: La prima e più importante cosa che si può fare è ridurre il rischio di ictus. Ictus e Alzheimer condividono molti fattori di rischio e la probabilità di demenza è doppia dopo un ictus. Anche se non è chiaro esattamente perché, prove considerevoli (alcune delle quali raccolte da unico studio Nun) mostrano che due cervelli, con un onere identico di patologia AD (placche e grovigli), sono in grado di funzionare in modo diverso. Il cervello colpito, ma non interessato da ictus, ha più probabilità di funzionare bene, mentre quello interessato da ictus ha più probabilità di sviluppare demenza, compreso quello colpito dai cosiddetti "ictus silenziosi". In termini di stile di vita, questo significa essere fanatici nel controllare la pressione arteriosa e l'aterosclerosi (indurimento delle arterie), così come il colesterolo alto e il diabete. Smettere di fumare.
- Evitare commozione cerebrale e trauma cranico: Dalla ricerca sui calciatori professionisti ai veterani della II guerra mondiale e i pugili, arrivano prove che una lesione traumatica cerebrale ha conseguenze per tutta la vita, una delle quali è un marcato aumento nell'Alzheimer, così come del Parkinson, della depressione e del rischio di suicidio. Peggiore è la lesione, maggiore è il rischio. Il rischio di morte per Alzheimer o SLA dei calciatori professionisti sembra essere maggiore di quasi quattro volte.
- Trattare la depressione: soffrire di depressione nella mezza età, e in ancora di più in vecchiaia, è associato a un maggiore rischio di Alzheimer. Sono disponibili trattamento altamente efficaci per la depressione e dovrebbero essere perseguiti.
- Aumentare le attività e fare esercizio fisico: non c'è bisogno di fare una gara di triathlon, ma più ci si muove, meglio è per la salute vascolare, che è direttamente collegata a molti tipi di demenza. Un recente studio ha anche suggerito che la corsa leggera fatta cinque volte alla settimana normalizza il rischio altrimenti molto elevato delle persone con due copie della variante del gene ApoE-4.
- Controllare il diabete: alti livelli di glucosio, anche dopo i pasti, possono raddoppiare il rischio di sviluppare Alzheimer nel corso della vita.
- Mantieni viva la mente: E' troppo dire che fare cruciverba e giocare a carte da soli possono evitare l'Alzheimer, ma c'è una correlazione tra l'impegno attivo del cervello e la riduzione del rischio. Un recente studio ha suggerito che molta attività mentale ritarda l'inizio del declino cognitivo (anche se il calo accelera una volta che è iniziato). Ma se hai tempo o energia solo per l'esercizio fisico o quello cognitivo, è stato recentemente dimostrato che, anche se entrambi sono buoni, l'esercizio fisico è meglio per mantenere il cervello sano.
- Dormire meglio: l'apnea del sonno è da tempo riconosciuta come causa di diminuzione di vigilanza durante il giorno, ma recenti studi suggeriscono che può anche aumentare il rischio di demenza. Per gli obesi, anche solo il calo di peso a volte può aiutare a eliminare l'apnea del sonno, ma in molti casi sono richiesti altri interventi medici.
Molte cose nella vita sono al di fuori del nostro controllo, ma tutti noi dovremmo prendere a cuore ciò che possiamo fare. Vi esorto a fare una passeggiata e fare uno spuntino salutare per festeggiare ... prima che sia troppo tardi.
***********************
Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti qui sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.
***********************Pubblicato da Richard W. Besdine, MD in Huffington Post il 19 Novembre 2012 - Traduzione di Franco Pellizzari.
Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi citati nell'articolo sono riservati ai rispettivi proprietari.
Liberatoria: Questo articolo non propone terapie o diete; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer onlus di Riese Pio X. I siti terzi raggiungibili da eventuali links contenuti nell'articolo e/o dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.
Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.
Sostieni l'Associazione; una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e continuare ad informarti. Clicca qui a destra: |