Iscriviti alla newsletter



Registrati alla newsletter (giornaliera o settimanale):
Ricevi aggiornamenti sulla malattia, gli eventi e le proposte dell'associazione. Il tuo indirizzo email è usato solo per gestire il servizio, non sarà mai ceduto ad altri.


Demenza: terapie non farmacologiche

La demenza comporta una perdita progressiva delle funzioni cognitive (memoria, ragionamento, pensiero, linguaggio, percezione, cognizione spaziale) di severità tale da interferire con le attività quotidiane e con la vita di relazione di una persona.

La complessità di questa malattia è immensa e, anche se non può essere arrestata, molto può essere fatto per contrastare le sue drammatiche ripercussioni sia sul malato sia su chi gli sta accanto.

Negli ultimi anni si sta assistendo a richieste sempre più numerose di interventi che impieghino le terapie non farmacologiche, in progetti preventivi, riabilitativi e terapeutici. Diversi studi hanno dimostrato come esse possano contribuire a contenere l'ampia gamma di disturbi del comportamento associati alla demenza (ansia, aggressività, wandering, affacendamento afinalistico, apatia, disturbi del sonno etc…) per migliorare e rallentare il declino nell’area cognitiva, funzionale e comportamentale.

Le terapie non farmacologiche, in sinergia con le terapie che prevedono l’utilizzo di farmaci, migliorano la qualità di vita delle persone con demenza; tuttavia la qualità dei loro risultati dipende dalla collaborazione tra tutte le componenti operative (da quella sanitaria a quella socio-assistenziale a quella familiare). I trattamenti non farmacologici utilizzati nella pratica clinica sono numerosi e si differenziano in base alla sfera di intervento o al potenziale di efficacia terapeutica.

Presso il Nucleo Diamante (nucleo specialistico dedicato alla cura delle persone con demenza), della Casa di Soggiorno Prealpina, diversi sono gli interventi terapeutici per riattivare la persona a livello cognitivo e a migliorarne le capacità relazionali, emotive ed occupazionali. La “Doll Therapy” (terapia della bambola) rientra nella gamma di questi trattamenti non farmacologici. La valenza terapeutica nell’utilizzo della bambola, con persone affette da demenza, assume significati simbolici in relazione alle potenzialità regressive che l’oggetto stesso evidenzia.

Nel caso di un moderato/grave deterioramento cognitivo viene persa la capacità di distinguere un evento reale da uno immaginario; la bambola diviene un oggetto simbolico in grado di evocare antiche emozioni relative al maternage, all’attaccamento, al bisogno di dare e di ricevere amore. Tramite l’accudimento, la persona con demenza attiva relazioni tattili e affettive che contengono o riducono i disturbi del comportamento, aumentano l'espressività relazionale ed emozionale; mantengono le capacità attentive e di memoria procedurale e facilitano il rilassamento. La bambola utilizzata in questo tipo di terapia possiede delle caratteristiche studiate per favorire il contatto relazionale rendendola, appunto, una bambola terapeutica.

Doll_therapy

Nella figura è riportato un esempio di bambola terapeutica; la posizione allargata delle gambe, la lateralità dello sguardo, i tratti somatici, le dimensioni, il collo mobile, il peso ed il materiale impiegato per la sua costruzione favoriscono l’approccio e la cura della persona. La scelta di mostrare questa particolare bambola è legata ad una collaborazione nata tra la Casa di Soggiorno Prealpina e la Fondazione Cardinal Gusmini di Verteva (Bergamo), in merito ad un progetto di sperimentazione della terapia della bambola. Il dottor Cilesi, responsabile del servizio di riabilitazione cognitiva e delle terapie non farmacologiche della Fondazione, ha effettuato diverse sperimentazioni, documentando l’efficacia terapeutica di tale intervento con l’utilizzo di questa bambola.

La sperimentazione presso la Casa di Soggiorno Prealpina è iniziata nel gennaio scorso, vedendo il coinvolgimento degli operatori socio-assistenziali, la psicologa, l’educatore professionale.

Le persone inserite in terapia sono finora cinque e, per ognuna di loro, si sono riscontrati importanti benefici (diminuzione del wandering, delle vocalizzazioni, degli stati d’ansia e di agitazione) che hanno condotto, in alcuni casi, anche alla riduzione del carico farmacologico.

Un’ulteriore applicazione delle terapie non farmacologiche presso il nucleo specialistico della Casa di Soggiorno Prealpina sarà la creazione, entro la fine dell’anno, di una “sensory room”: uno spazio dedicato alla stimolazione multisensoriale delle persone affette da demenza, per dare contenimento ai disturbi comportamentali, indurre stati di rilassamento e promuovere il benessere e la qualità di vita dei nostri ospiti.

 

Valentina Tessarolo
Psicologa della Casa Soggiorno Prealpina

 

 


Cosa pensi di questo articolo? Ti è stato utile? Hai rilievi, riserve, integrazioni? Conosci casi o ti è successo qualcosa che lo conferma? o lo smentisce? Puoi usare il modulo dei commenti sotto per dire la tua opinione. Che è importante e unica.

 

 


Pubblicato in Rivista Salute ULSS8 di Ottobre 2011.

Copyright: Tutti i diritti di eventuali testi o marchi, eventualmente citati nell'articolo, sono riservati ai rispettivi proprietari.

Liberatoria: Questo articolo non si propone come terapia o dieta; per qualsiasi modifica della propria cura o regime alimentare si consiglia di rivolgersi a un medico o dietologo. Il contenuto non dipende da, nè impegna l'Associazione Alzheimer Riese. I siti terzi raggiungibili dagli annunci pubblicitari proposti da Google sono completamente estranei all'Associazione, il loro accesso e uso è a discrezione dell'utente. Liberatoria completa qui.

Nota: L'articolo potrebbe riferire risultati di ricerche mediche, psicologiche, scientifiche o sportive che riflettono lo stato delle conoscenze raggiunte fino alla data della loro pubblicazione.

Sostieni l'Associazione, una donazione, anche minima, ci aiuterà ad assistere malati e famiglie e a informarti:

Notizie da non perdere

Pressione bassa potrebbe essere uno dei colpevoli della demenza

2.10.2019 | Esperienze & Opinioni

Invecchiando, le persone spesso hanno un declino della funzione cerebrale e spesso si pr...

Pensaci: tenere attivo il cervello può ritardare l'Alzheimer di 5 anni

21.07.2021 | Ricerche

Mantenere il cervello attivo in vecchiaia è sempre stata un'idea intelligente, ma un nuo...

Studio rafforza il legame tra vaccino contro l'herpes zoster e minore ris…

10.04.2025 | Ricerche

La nuova analisi di un programma di vaccinazione in Galles ha scoperto che il vaccino contro l'he...

Come rimodellare con le arti l'assistenza alla demenza

14.12.2020 | Esperienze & Opinioni

Da bambina, Anne Basting è andata a trovare la nonna nella casa di riposo. 'Impressionante' è la ...

Svolta per l'Alzheimer? Confermato collegamento genetico con i disturbi i…

26.07.2022 | Ricerche

Uno studio eseguito in Australia alla Edith Cowan University (ECU) ha confermato il legame tra Alzhe...

Vecchio farmaco per l'artrite reumatoide suscita speranze come cura per l…

22.09.2015 | Ricerche

Scienziati dei Gladstone Institutes hanno scoperto che il salsalato, un farmaco usato per trattar...

Le donne possono vivere meglio con una dieta migliore

22.07.2022 | Ricerche

Mangiare frutta e verdura di colori più brillanti può aiutare i problemi di salute delle donne.

...

Farmaco per Alzheimer non cambia l'eliminazione dei rifiuti a breve termi…

24.11.2025 | Ricerche

Dopo il trattamento con il farmaco, le scansioni MRI non mostrano alcun cambiamento a breve termi...

Goccioline liquide dense come computer cellulari: nuova teoria sulla causa del…

22.09.2022 | Ricerche

Un campo emergente è capire come gruppi di molecole si condensano insieme all'interno de...

[Dana Territo] Sii delicato e paziente quando parli ad amici e familiari della…

30.09.2025 | Esperienze & Opinioni

Come parlare alla famiglia della mia diagnosi di Alzheimer?

È difficile discerne...

La nostra identità è definita dal nostro carattere morale

24.06.2019 | Esperienze & Opinioni

Ti sei mai chiesto cos'è che ti rende te stesso? Se tutti i tuoi ricordi dovessero svani...

Nuovo metodo di selezione farmaci spiega perché quelli di Alzheimer falliscono…

31.01.2022 | Ricerche

Analizzando i meccanismi di malattia nei neuroni umani, dei ricercatori dell'Università del...

Accumulo di proteine sulle gocce di grasso implicato nell'Alzheimer ad es…

21.02.2024 | Ricerche

In uno studio durato 5 anni, Sarah Cohen PhD, biologa cellulare della UNC e Ian Windham della Rockef...

Tre modi per smettere di preoccuparti

29.07.2020 | Esperienze & Opinioni

Sai di essere una persona apprensiva se ti identifichi con Flounder in La Sirenetta o co...

I possibili collegamenti tra sonno e demenza evidenziati dagli studi

24.11.2017 | Ricerche

Caro Dottore: leggo che non dormire abbastanza può aumentare il rischio di Alzheimer. Ho avuto pr...

Curare l'Alzheimer: singolo proiettile magico o sparo di doppietta?

20.03.2025 | Esperienze & Opinioni

Perché i ricercatori stanno ancora annaspando nella ricerca di una cura per quella che è...

Dott. Perlmutter: Sì, l'Alzheimer può essere invertito!

6.12.2018 | Ricerche

Sono spesso citato affermare che non esiste un approccio farmaceutico che abbia un'effic...

Età degli organi biologici prevede il rischio di malattia con decenni di antic…

11.03.2025 | Ricerche

I nostri organi invecchiano a ritmi diversi e un esame del sangue che determina quanto ciascuno è...

Con l'età cala drasticamente la capacità del cervello di eliminare le pro…

31.07.2015 | Ricerche

Il fattore di rischio più grande per l'Alzheimer è l'avanzare degli anni. Dopo i 65, il rischio r...

L'Alzheimer inizia all'interno delle cellule nervose?

25.08.2021 | Ricerche

Uno studio sperimentale eseguito alla Lund University in Svezia ha rivelato che la prote...

Logo AARAssociazione Alzheimer OdV
Via Schiavonesca 13
31039 Riese Pio X° (TV)